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“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...

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stesso Pecora, nella recensione brevissima <strong>di</strong> alcune opere, nella maggior parte dei<br />

casi, riconosce che l'opera non è perfettamente riuscita. Ecco quin<strong>di</strong> che ci deve<br />

sostenere "la nostra cultura" umanistica, nel creare il soggetto cineamatoriale, e<br />

dobbiamo attingere il meno possibile dal campo letterario, anche se questo presenta<br />

opere che molto ci allettano.<br />

Non dobbiamo mai <strong>di</strong>menticare che abbiamo delle regole ferree dalle quali non<br />

possiamo evadere. La brevità e la concisione delle nostre opere. Che cosa capita se noi<br />

pren<strong>di</strong>amo un capolavoro letterario e lo vogliamo condensare nei venti minuti<br />

<strong>cinema</strong>tografici? Credo che chi riesce a fare un'opera buona in queste con<strong>di</strong>zioni sia<br />

veramente un artista. Ma quanti <strong>di</strong> noi possono riuscire in questo? Perciò ritengo che la<br />

strada <strong>sul</strong>la quale dobbiamo in<strong>di</strong>rizzare gli amici cineamatori, specialmente se si<br />

accingono a fare per la prima volta del film a soggetto, è <strong>di</strong> non stimolarli a guardare<br />

troppo le opere <strong>di</strong> grande contenuto letterario. I migliori <strong>di</strong> noi sono nati dalle opere<br />

semplici, poi sono saliti ed hanno realizzato lavori <strong>di</strong> alto contenuto. Io gra<strong>di</strong>rei che da<br />

questo convegno venisse una parola <strong>di</strong> incoraggiamento, perché noi rischiamo <strong>di</strong><br />

perdere molti cineamatori.<br />

Tanti nostri colleghi che in passato, quando ci si accontentava con opere molto leggere,<br />

producevano <strong>di</strong>scretamente, oggi hanno messo la cinepresa nel cassetto, hanno paura<br />

<strong>di</strong> non sapere più <strong>di</strong>re quello che i tempi <strong>di</strong> oggi esigono da noi; perciò, per evitare che<br />

questa gente si isterilisca, per evitare che le leve nuove sorgano con inadeguata<br />

preparazione, sarà opportuno incoraggiare anche forme semplici <strong>di</strong> <strong>cinema</strong>, perché noi,<br />

anche attraverso il lavoro semplice del cineamatore, ve<strong>di</strong>amo se c'è il fondamento<br />

essenziale, la cultura e la preparazione <strong>cinema</strong>tografica che consentono <strong>di</strong> affrontare<br />

argomenti più <strong>di</strong>fficili. In sostanza <strong>di</strong>rei: non chiu<strong>di</strong>amoci in una torre d'avorio, come<br />

delle persone arrivate, perché abbiamo tutti ancora molto da imparare e quello che<br />

dobbiamo esprimere, esprimiamolo con semplicità. Io ammiro moltissimo Livi perché<br />

Livi quello che ha detto (e sono vere opere d'arte) l'ha detto con semplicità. Io ammiro<br />

moltissimo Nadalutti perché ha saputo presentare due opere che definisco colossali<br />

specialmente la seconda, «I fratelli Paglia», forse in Italia non apprezzata in giusto<br />

grado, ma che ho visto apprezzatissima all'estero dove ho avuto il piacere <strong>di</strong><br />

presentarla. Là c'è veramente dell'arte. Forse qualcuno <strong>di</strong>rà: non è un film <strong>di</strong> cultura,<br />

perché ha una trama semplice. Ma noi non possiamo <strong>di</strong>ssociare l'arte dalla cultura. Io<br />

vorrei che questo fosse il messaggio che dal Convegno possa andare anche a tutti gli<br />

altri cineamatori che non sono intervenuti, perché non abbiamo a prendere alla lettera<br />

questa idea della letteratura portata <strong>sul</strong> piano <strong>cinema</strong>tografico, ma che possano fare le<br />

loro opere e <strong>di</strong>re quello che hanno dentro <strong>di</strong> loro soprattutto in forma bella, limpida o<br />

semplice quale abbiamo sempre ritrovato nelle opere maggiori del cineamatorismo<br />

italiano. Perché queste opere, se sono chiare e limpide e sono, soprattutto, frutto<br />

dell'idea dello stesso autore, sono le opere che potranno affermarci all'estero. A tale<br />

riguardo è opportuno fare un'amara constatazione (che ho esposto anche recentemente<br />

a Roma in occasione della riunione del Consiglio della FEDIC) noi facciamo delle<br />

magnifiche opere: e perché all'Unica naufraghiamo sempre? Non ci comprendono. Ed<br />

allora cerchiamo <strong>di</strong> parlare un linguaggio universale, che tutti i cineamatori possano<br />

comprendere.<br />

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