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“Convegno di studio sul cinema d'amatore”. - Cinevideo Club ...

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(come il teatro fa da secoli) rimarrà uno strumento imitativo anche la fase più alta del<br />

suo sviluppo tecnico.<br />

Posto tutto ciò, mi domando perché ci si ostina ad attribuire un linguaggio nuovo a film<br />

infarciti <strong>di</strong> pleonastica verbosità. Secondo me l'equivoco dell'ibrido nasce dalla pretesa<br />

<strong>di</strong> estrema utilità che oggi si è inclini a ricercare nell'arte, in genere, e nel <strong>cinema</strong> in<br />

particolare: una utilità che per il conseguimento del suo fine ritiene <strong>di</strong> poter giustificare i<br />

<strong>di</strong>versi mezzi impiegati. E ciò non può assolutamente ritenersi arte, che è prodotto<br />

artistico quello conseguito attraverso l'ispirato uso del linguaggio proprio del mezzo<br />

prescelto. Io vedo in questo equivoco una paurosa china verso l'utilitarismo assoluto<br />

che, inteso come fine, non può che negare l'arte. Accetto anch'io l'utilità dell'arte, ma<br />

intesa come elemento che da essa arte può scaturire ad opera ultimata e non come<br />

presupposto alla creazione. Una simile pretesa, infatti (un presupposto <strong>di</strong> utilità non può<br />

che negare anche quella libertà creativa che <strong>di</strong>ciamo <strong>di</strong> avere). La più recente storia<br />

dell'arte <strong>cinema</strong>tografica nostrana e l'attuale situazione <strong>di</strong> qualche <strong>cinema</strong>tografia<br />

europea, mostrano esempi vali<strong>di</strong>ssimi a sostenere quanto poc'anzi ho affermato.<br />

Anch'io sento la necessità <strong>di</strong> comunicare con i miei simili e <strong>di</strong> esprimere quanto ho<br />

dentro, ma mi sforzo <strong>di</strong> farlo nella maniera più <strong>di</strong>fficile, ossia affidando all'immagine il<br />

compito <strong>di</strong> trasmettere i miei sentimenti. Che ci riesca o meno <strong>di</strong>pende dalle mie<br />

capacità creative. Se ci riesco, vorrà <strong>di</strong>re che avrò fatto veramente dell’arte giacché,<br />

mantenendomi nei limiti del mezzo, sarò riuscito a trasmettere un'emozione ed a<br />

comunicare un'idea. Se fallisco, mi rimarrà sempre la risorsa <strong>di</strong> registrare su un <strong>di</strong>sco<br />

ciò che intendo comunicare e <strong>di</strong>vulgarlo con un mezzo più congeniale alla parola.<br />

Rimane il fatto dunque che dovrà essere essenzialmente l'immagine <strong>di</strong>namica a<br />

rendere i moti del mio animo. In precedenza ho lasciato un conto sospeso con il sonoro.<br />

Lo saldo affermando che accetto il suono nel film. Lo accetto, ma non in funzione<br />

complementare, bensì come causa <strong>di</strong>namica dell’ azione, elemento drammatico<br />

dell'opera.<br />

Il suono è capace <strong>di</strong> essere, volta a volta, causa o effetto <strong>di</strong> un'azione visiva. Il suono è<br />

capace <strong>di</strong> suscitare le emozioni u<strong>di</strong>tive negate ai sor<strong>di</strong>. Nella stessa misura può trovar<br />

luogo nel film anche la parola. E’ certo che nella vita l'uomo non si esprime solo con la<br />

mimica, ma è pur vero che non darà mai notizia verbale <strong>di</strong> aver accesa la luce ad altri<br />

dalla vista buona.<br />

Nel film sonoro che aborro è questo ciò che accade. Se si valuta bene ciò che ho detto<br />

non si potrà assolutamente ritenere le mie affermazioni retrive. Le ultime ammissioni,<br />

soprattutto, dovrebbero <strong>di</strong>rvi quanto attuale sia la mia tesi e quali i fini da potersi<br />

conseguire nel <strong>cinema</strong> adottando i mezzi che ho suggerito.<br />

7.12 Gianni Rondolino<br />

Parecchi predecessori hanno già esposto, molto bene, alcune idee che mi erano nate<br />

leggendo la relazione <strong>di</strong> Spini. Vorrei soltanto <strong>di</strong>re questo: mi pare fosse evidente che<br />

la relazione <strong>di</strong> Spini rifletteva un atteggiamento personale nei confronti del nostro<br />

tempo; che era un ritratto abbastanza apocalittico del nostro tempo e proponeva più che<br />

una soluzione un certo atteggiamento del cineamatore o, in genere, dell'uomo <strong>di</strong> cultura<br />

nei confronti dei problemi che il nostro tempo suscita. Credo che, sostanzialmente, ogni<br />

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