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due papi venuti dal futuro - il gibbo

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11.6.1 - La scuola di massa<br />

La parola “massa” non è intesa diversamente a seconda dei punti di vista: per certi osservatori<br />

esterni “scuola di massa” è sinonimo di dequalificazione, per <strong>il</strong> movimento è parte di un più vasto<br />

processo di proletarizzazione.<br />

In positivo questo processo di proletarizzazione legittima lo studente come soggetto politico.<br />

La scuola di massa si è venuta affermando in Occidente secondo un doppio e contraddittorio<br />

processo di emancipazione: l’emancipazione dell’individuo cui la scuola promette una mob<strong>il</strong>ità<br />

sociale verso l’alto; l’emancipazione della “società che diventa più giusta” secondo l’ideologia del<br />

Welfare State, convinta che “una società più educata sia anche una società più giusta” 18 .<br />

Ognuna delle <strong>due</strong> linee di emancipazione comportava una diversa paura: ricercando <strong>il</strong><br />

miglioramento dello status personale per gli studenti <strong>il</strong> timore era quello della crisi degli sbocchi<br />

occupazionali; ricercando la “società che diventa più giusta” <strong>il</strong> timore era quello che in realtà la<br />

carriera progettata avrebbe significato divenire ingranaggi di un gigantesco meccanismo<br />

impersonale, <strong>il</strong> “sistema”, che avrebbe mortificato e spentoi ogni slancio personale, ogni istanza di<br />

libertà e di senso individuale in nome del buon funzionamento del meccanismo collettivo .<br />

11.6.2 - I moti studenteschi<br />

I moti furono innescati <strong>dal</strong> rifiuto di una condizione sentita come intollerab<strong>il</strong>e: quella dello<br />

studente che si sentiva privo di diritti.<br />

Due parole-chiave miseria e autoritarismo.<br />

MISERIA: <strong>il</strong> disagio percepito dagli studenti nella vita quotidiana; <strong>il</strong> termine era provocatorio,<br />

ma sentito istintivamente come vero da moltissime persone, che lo riferivano sia all’inautenticità<br />

della propria condizione, sia al mancato controllo sugli aspetti materiali della propria esistenza.<br />

AUTORITARISMO soprattutto nel movimento di Torino indicava la percezione di un<br />

indottrinamento continuo in cui lo studente è costretto a svolgere un ruolo puramente passivo e<br />

recettivo, tanto più ingiusto quanto più mascherato sotto le spoglie delle esigenze<br />

dell’apprendimento 19 .<br />

In tale prospettiva gli intellettuali non costituiscono una minoranza di avanguardia esterna la<br />

movimento, ma al contrario la base sociale del movimento stesso, per cui gli intellettuali non<br />

debbono riferirsi agli interessi del popolo o della classe proletaria per ribellarsi, ma semplicemente<br />

ai propri.<br />

Il movimento si diffuse fino all’Europa orientale, al Sudamerica, al Giappone; ovunque fu subito<br />

attraversato da <strong>due</strong> interrogativi tra loro collegati: che cosa legittima la lotta degli studenti in una<br />

prospettiva di cambiamento sociale complessivo? Come collegare la lotta nella scuola con la lotta in<br />

altri settori sociali?<br />

11.6.3 - Il movimento studentesco italiano<br />

Nel movimento studentesco italiano si possono distinguere <strong>due</strong> anime principali: da una parte<br />

quella ANTIDEOLOGICA (Torino e Trento); parola d’ordine: POTERE STUDENTESCO, cioè<br />

scontro con gli studenti “fascisti” e l’apparato repressivo, incontro con le “avanguardie interne” di<br />

altri strati sociali; <strong>dal</strong>la’altra quella IDEOLOGICA (Pisa), con tendenze terzinternazionaliste, basata<br />

su di una raffinata analisi di classe: lo studente come forza-lavoro in formazione, in una società<br />

capitalistica avanzata che deve sempre più appoggiarsi sulla produzione e l’elaborazione delle<br />

conoscenze come strumenti direttamente produttivi.<br />

18 F. W. DUPEE, Rivolta alla Columbia University, De Donato 1969.<br />

19 R. ROSSANDA, L’anno degli studenti, De Donato, 1968 ; Documenti della rivolta universitaria, Laterza, 1968.<br />

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