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Teocrito Idilli

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Non sopportò alla fine un tale fuoco<br />

di Citerèa, ma se ne andava a piangere<br />

alla casa di chi l'aveva in odio.<br />

Baciò la porta, mentre si levava<br />

la sua voce così: Ragazzo fiero<br />

e pieno d'odio, cucciolo allevato<br />

da una leonessa perfida, ragazzo<br />

fatto di pietra e indegno dell'amore,<br />

questo è l'ultimo dono che ti porto:<br />

il mio nodo scorsoio. Non desidero<br />

che ti affliggi, fanciullo, nel vedermi;<br />

dove mi condannasti me ne vado,<br />

dove, a quanto si dice, c'è il rimedio<br />

comune a quanti sono innamorati,<br />

là dove si dimentica. Ma pure<br />

se la dimenticanza la succhiassi,<br />

con le mie labbra tutta, non potrei<br />

estinguere nemmeno in questo modo<br />

il desiderio. Adesso dico addio<br />

alla tua porta. So cosa mi aspetta.<br />

Bella è la rosa, ma la sciupa il tempo,<br />

bella la viola nella primavera,<br />

eppure presto invecchia [bianco è il giglio<br />

ma diventa appassito quando cade,<br />

anche la neve è bianca, ma si scioglie<br />

appena gela.] È bella la bellezza

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