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Tutti in pedana - Unione degli Industriali della provincia di Varese

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variazione delle nostre esportazioni fuori dal<br />

Vecchio Cont<strong>in</strong>ente analizzando i dati <strong>di</strong> marzo<br />

2012, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>in</strong> piena crisi economica mon<strong>di</strong>ale. E<br />

ve<strong>di</strong>amo che a tra<strong>in</strong>are il nostro export sono gli<br />

Stati Uniti, dove l’importazione <strong>di</strong> prodotti made <strong>in</strong><br />

Italy è aumentata del 23,5%. Ancora meglio fanno<br />

le nostre aziende nei Paesi dell’America lat<strong>in</strong>a, con<br />

un +29,6%, mentre i Paesi Opec ci premiano con<br />

un +32%.<br />

La performance dei prodotti italiani migliora anche<br />

nei Paesi asiatici “m<strong>in</strong>ori” (C<strong>in</strong>a e Giappone<br />

esclusi per <strong>in</strong>tenderci), con un +14%, mentre<br />

l’unica area <strong>in</strong> cui dobbiamo registrare uno stop è proprio la<br />

C<strong>in</strong>a (-12%). Una <strong>di</strong>m<strong>in</strong>uzione compensata però da un +5%<br />

<strong>della</strong> Russia e da un +6% <strong>della</strong> Turchia, mentre la frenata <strong>in</strong><br />

In<strong>di</strong>a si rivela piuttosto marg<strong>in</strong>ale: -2%.<br />

Made <strong>in</strong> Italy: non solo fashion and food<br />

E’ <strong>in</strong>teressante poi che a sostenere l’ottima performance del<br />

made <strong>in</strong> Italy fuori dai conf<strong>in</strong>i europei siano soprattutto<br />

prodotti nei quali non siamo tra<strong>di</strong>zionalmente così forti. I beni<br />

legati all’energia sono tra quelli più richiesti, con una crescita<br />

pari al 39,2% nel primo trimestre dell’anno. E molto bene<br />

vanno anche gli ord<strong>in</strong>ativi <strong>di</strong> macch<strong>in</strong>e utensili: la domanda<br />

dei Paesi extra Ue per i nostri prodotti <strong>in</strong> questo settore è<br />

<strong>in</strong>fatti cresciuta nel primo trimestre 2012 del 12%. A<br />

segnalarsi per una buona richiesta sui mercati fuori<br />

dall’Europa sono dunque prodotti ben lontani da quelli che<br />

hanno reso famoso il made <strong>in</strong> Italy nel mondo:<br />

dall’abbigliamento alle calzature, dall’alimentare ai v<strong>in</strong>i,<br />

all’arredamento. Sono <strong>in</strong>vece i prodotti legati alla meccanica,<br />

alla metallurgia, alla chimica, alla farmaceutica a occupare<br />

oltre il 60% delle nostre esportazioni, mentre i classici<br />

“fashion and food” sono meno <strong>della</strong> metà. Segno che<br />

l’impresa italiana sa bene che deve cercare cont<strong>in</strong>uamente<br />

nuovi spazi <strong>di</strong> espansione.<br />

Paolazzi: “Oltre la recessione”<br />

“Ed è stata <strong>in</strong> grado <strong>di</strong> <strong>in</strong><strong>di</strong>viduarli” <strong>di</strong>ce Luca Paolazzi,<br />

<strong>di</strong>rettore del Centro Stu<strong>di</strong> Conf<strong>in</strong>dustria. “I dati <strong>di</strong>mostrano la<br />

grande capacità delle imprese<br />

italiane <strong>di</strong> orientarsi verso i<br />

mercati a maggiore potenzialità<br />

<strong>di</strong> sviluppo. Siamo riusciti a<br />

cavalcare appieno la ripresa<br />

<strong>degli</strong> Usa. La domanda sul fronte<br />

del mercato estero ha <strong>in</strong>fatti<br />

ripreso a viaggiare negli ultimi<br />

tempi tra<strong>in</strong>ata proprio dagli<br />

States (+23%). Purtroppo, però,<br />

la situazione resta <strong>di</strong>fficile nei<br />

confronti dei paesi <strong>in</strong> recessione,<br />

dalla Spagna al Regno Unito,<br />

Sono i prodotti <strong>della</strong><br />

meccanica,<br />

metallurgia, chimica,<br />

farmaceutica a<br />

occupare oltre il 60%<br />

delle esportazioni,<br />

mentre il rimanente è<br />

appannaggio dei<br />

classici “fashion and<br />

food”.<br />

Negli Stati Uniti<br />

l’importazione <strong>di</strong><br />

prodotti made <strong>in</strong> Italy<br />

è aumentata del<br />

23,5%. Ancora <strong>in</strong><br />

America lat<strong>in</strong>a, con un<br />

+29,6%. I Paesi Opec ci<br />

premiano con un<br />

+32%.<br />

alla Francia, dove le nostre esportazioni<br />

hanno subito una battuta d’arresto. E<br />

per <strong>di</strong> più cont<strong>in</strong>ua a latitare la<br />

domanda <strong>in</strong>terna. Ma rimane verissimo<br />

che per le imprese la parola d’ord<strong>in</strong>e è<br />

<strong>in</strong>ternazionalizzarsi”. Una strategia che,<br />

tra fiducia dei consumatori ai m<strong>in</strong>imi<br />

storici e prospettive <strong>di</strong> Pil sotto zero, è un<br />

vero e proprio raggio <strong>di</strong> sole <strong>in</strong> un<br />

panorama sempre più tetro. A cosa<br />

dobbiamo questa capacità del nostro<br />

sistema produttivo? “Molte imprese<br />

italiane sono straord<strong>in</strong>ari casi <strong>di</strong> eccellenza e fanno da<br />

tra<strong>in</strong>o nella cre<strong>di</strong>bilità del nostro tessuto <strong>in</strong>dustriale”<br />

riprende Paolazzi. “Purtroppo, nel generale clima <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltà, il rischio è quello <strong>di</strong> perdere la capacità <strong>di</strong><br />

<strong>in</strong>novare e <strong>di</strong> produrre sempre al massimo delle sue<br />

potenzialità. In questo senso, Conf<strong>in</strong>dustria è sempre<br />

impegnata a far conoscere alle imprese associate le<br />

strategie <strong>di</strong> chi riesce a fronteggiare la crisi con successo.<br />

Chi riesce a esportare, chi conquista mercati lontani,<br />

soprattutto quelli <strong>in</strong> crescita, è chi <strong>in</strong>nova, <strong>in</strong>veste, migliora.<br />

Puntare sulle nuove tecnologie, <strong>in</strong>vestire sulle risorse umane<br />

sono le carte giuste per v<strong>in</strong>cere la sfida. Pers<strong>in</strong>o <strong>in</strong> tempi <strong>di</strong><br />

recessione come quelli che stiamo vivendo”.<br />

Il valore <strong>della</strong> crisi<br />

Ma questa situazione <strong>di</strong> crisi ha avuto anche qualche<br />

risvolto positivo? “Assolutamente sì”, cont<strong>in</strong>ua Paolazzi. “E’<br />

proprio <strong>in</strong> tempi come questi che spesso ci si trova a un<br />

bivio: o ci si trasforma o si affoga. Ed è così che molte<br />

imprese si sono completamente re<strong>in</strong>ventate, hanno<br />

riorganizzato se stesse, i loro cicli produttivi, i loro schemi,<br />

costrette da una fase <strong>di</strong>fficile e delicatissima. In una<br />

situazione congiunturale che le ha messe purtroppo <strong>in</strong><br />

g<strong>in</strong>occhio hanno trovato la forza <strong>di</strong> reagire esplorando<br />

nuove strade. Andando a cercare molto lontano gli<br />

acquirenti che <strong>in</strong> Italia, o <strong>in</strong> Germania, o <strong>in</strong> Francia,<br />

avevano perso”.<br />

Resta purtroppo, per il pianeta impresa, la dura realtà <strong>di</strong><br />

una crisi peggiorata da un sistema f<strong>in</strong>anza sempre più<br />

restio a concedere quei prestiti che sono vitali per la<br />

produzione. “Gli impren<strong>di</strong>tori devono purtroppo fare<br />

sempre più affidamento su se stessi. La C<strong>in</strong>a è una delle<br />

poche realtà extra Ue <strong>in</strong> cui il nostro export negli ultimi<br />

tempi è sceso. Proprio <strong>in</strong> quello Stato, grande quanto un<br />

cont<strong>in</strong>ente, possiamo, e dobbiamo, andare a cercare<br />

nuove opportunità. I c<strong>in</strong>esi sono da sempre affasc<strong>in</strong>ati dal<br />

made <strong>in</strong> Italy, dalla nostra cultura, dalla nostra creatività. E<br />

sono un mercato dalle potenzialità immense, un mercato<br />

giovane e con prospettive <strong>di</strong> crescita praticamente <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite”.<br />

Isabella Dalla Gasper<strong>in</strong>a<br />

Economia<br />

Anno XIII - n.4/2012 - VARESEFOCUS<br />

ECONOMIA<br />

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