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RUBRICHE
Arte
L’arte, quell’elisir
di lunga vita
Una mostra a Busto per festeggiare i cento anni di
Aldo Alberti
ento anni, cento quadri, cento
“Cfoto”. Un appuntamento
davvero importante, anzi unico, quello
organizzato dall’associazione “Sentieri
dell’arte” e dal Comune di Busto Arsizio
per le cure di Luciana Ruffinelli. Si
festeggia un secolo di vita di uno dei
figli più amati della Città. Palazzo
Marliani Cicogna ospita infatti nelle sue
sale, fino al 24 giugno, un’antologica
delle opere di Aldo Alberti,
accompagnata da una rassegna di
immagini dell’artista, in parte tratte dall’archivio
personale, in parte realizzate dal fotografo Claudio
Argentiero. Grazie anche ai collezionisti privati, ben
72 VARESEFOCUS - Anno XIII - n.4/2012
Palazzo Marliani Cicogna
ospita un’antologica delle
opere di Aldo Alberti,
accompagnata da una
rassegna di immagini
dell’artista, in parte tratte
dall’archivio personale, in
parte realizzate dal fotografo
Claudio Argentiero.
quattro generazioni, molte delle opere sono esposte per
la prima volta, prestate dalle famiglie che nel tempo
hanno avuto il piacere di accogliere nelle loro case l’arte
del maestro che il 21 novembre compirà i cento anni. Se
l’ esistenza di Alberti vanta un cammino lunghissimo,
altrettanto si deve dire della sua devozione all’arte. Una
passione coltivata fin dall’adolescenza, nonostante le
difficoltà della vita - problemi economici e guerra
compresa - in assoluta umiltà, seguendo i canoni rigidi
di una vita morigerata, quasi monastica. E con lo
scrupolo di chi non fa sconti a se stesso: studio,
perseveranza, ricerca continua sono i binari di un
percorso tenace, iniziato da autodidatta abituato a
guadagnarsi il pane come impiegato. I
risultati sono in quell’infinita e varia
produzione in mostra a Busto che rivela
i migliori frutti di tanto impegno,
prodotti anche quando la vita distraeva
o sottraeva serenità, energia e tempo, o
allontanava la speranza. La dura
prigionia in Germania, dopo la guerra
in Grecia, durante il secondo conflitto
mondiale, gli costò lo sforzo immane di
lavori pesantissimi in una fabbrica di
carta - era costretto a scaricare vagoni
ferroviari, senza cibo in corpo - e la
rinuncia all’idillio sereno con pennelli e colori. Solamente
verso la fine della detenzione un ufficiale delle SS,
conosciute le sue capacità pittoriche, gli chiese di
dedicarsi a ritrarre la
figlia e gli altri ufficiali
della fabbrica. “Se lo
avessi saputo prima -
raccontò poi l’artista
agli amici - mi sarei
manifestato per tempo,
evitando tanti patimenti
e faticosi lavori”.
L’idillio con l’arte
sarebbe ripreso al
meglio, finalmente da
professionista, nel ’47.
Ogni giorno
raggiungeva lo studio,
lo ha fatto sempre, fino
a pochi anni fa, in
sella alla sua bicicletta.
Non si può dire che
Alberti abbia avuto
maestri, avendo
iniziato presto a
doversi guadagnare da
vivere, come lui stesso