Tutti in pedana - Unione degli Industriali della provincia di Varese

RUBRICHE
Arte
spesso l’aspetto, la grazia e il
sentimento dei giocattoli. E la prova
sono proprio le opere, smaltate di un
rosso vivo, calate in piazza Monte
Grappa, nel grigiore di questo salotto
di città sempre ricca ma un po’
smarrita sulla propria identità. Affidata
alle buone cure di restiling di Marcello
Morandini, l’antica piazza Padella, così si chiamava
prima dell’intervento negli anni trenta, ha però
mantenuto la sua faccia mesta, più che per i colori o
l’architettura di regime, per la scarsa cura che le
riserviamo, maltrattandola e lordandola senza pietà. A
volte fanno la loro comparsa sul pavimento di Morandini
pacchiani gonfiabili di gomma e inutili casette di legno
strabordanti di cadeaux, di appiccicosi dolciumi natalizi,
segno di un’attenzione all’infanzia precocemente
indirizzata al gusto del brutto. Vedere volteggiare i rossi
cavalieri di Houdini e di Leggera, imbattersi nelle grandi
mani rosse aperte a ventaglio verso il cielo, immaginare
il dondolio del cavallo, porta invece bellezza,
spensieratezza e allegria. Ne abbiamo bisogno, e
l’architetto svizzero amico di Varese e il Comune ci
hanno creduto. L’insieme, ha spiegato Botta, è ancora
meglio se osservato di sera, quando l’effetto raggiunge il
massimo dell’atmosfera e la luce illumina le due sculture,
posizionate nella parte alta della piazza: sono gli altri
due Cimbelli di Tomaino (gli zimbelli usati nella caccia
per attirare la preda) che osservano dall’alto la città, dal
balcone dell’ edificio della Camera di Commercio e dal
campanile del
L’insieme, ha spiegato
Botta, è ancora meglio se
osservato di sera, quando
l’effetto raggiunge il
massimo dell’atmosfera e
la luce illumina le due
sculture, posizionate nella
parte alta della piazza.
Bernascone.
Sicuramente l’altro
architetto, quello
sacromontino,
abituato agli angeli
delle sue chiese
secentesche,
approverebbe la
leggerezza di queste
volatili, rasserenanti
creature rosse dal
disegno essenziale, dalle linee morbide e ondeggianti,
rielaborazione fantastica e ricordo di rondini che
invadevano lo studio di Tomaino a Sarzana, diventate
soggetti protagonisti nella produzione dell’artista ligure.
Il percorso si completa, abbiamo detto, nello Spazio
Lavit, passando dall’aria aperta della piazza, all’oscurità
di un luogo chiuso. Ma l’impressione, proprio per il
contrasto, è magica. Qui, imbucandosi nella
wunderkammer di Lavit s’incontrano, inserite quasi
fossero qui da sempre, le altre opere di Tomaino, una
trentina circa, tra sculture, pitture, tecniche miste,
70 VARESEFOCUS - Anno XIII - n.4/2012
Le opere di Tomaino hanno
spesso l’aspetto, la grazia e il
sentimento dei giocattoli. E la
prova sono proprio le opere,
smaltate di un rosso vivo,
calate in piazza Monte Grappa.
grafiche, e un libro d’artista. Ecco i
suoi grandi cuori tracciati, col gesso,
sul fondo di catrame. Ecco le sue
Case dei Santi, mistici reticolati. Ecco
il grande volo dei Cimbelli in Otium,
la spensieratezza del cavallo Italo, lo
smalto regale di Venice. E ancora le
mani, mani che salutano, ma
potrebbero essere mani oranti, che chiedono attenzione,
o aiuto, o solidarietà. I “Conti del Carbonaio”, un
grande quadro, una tecnica mista che è in parte
racconto autobiografico, è omaggio a un vecchio amico
carbonaio dell’infanzia dell’artista, alle sue mani rosse
(anche qui) provate dal lavoro, ai sui conti di uomo
semplice segnati con il moccio della matita su carta
ruvida. Ma sono conti quotidiani e universali, che
toccano ciascuno. In questo spazio, insomma, scopriamo
le carte di una vita d’artista segnata da un fondamentale
percorso, quello della passione per l’ Arte Povera,
iniziata con la tecnica del riciclo: di coperte e vecchi
drappi di damasco, di pezzi di lamiera, e di tutto quanto
può essere abbandonato sul greto di un ruscello, sulla
spiaggia o in un angolo appartato di strada. C’è stata
fin dall’inizio della ricerca artistica di Tomaino,
innamorato dell’affabulazione del conterraneo Italo
Calvino, delle ricerche documentaristiche e dei racconti
filmici di Mario Soldati, questa necessità di andare avanti
guardando indietro, di annullare la distanza tra presente e
passato, portandosi appresso qualche pepita di memoria:
una bilia, una carruba, un pezzo di lamiera, la silhouette
di un soldatino o di un cavaliere a dondolo dimenticati nel
solaio. Per Tomaino, artista anche Fluxus che ha girato
palmo a palmo la terra ligure con la sua giocosa e gioiosa
arte - ma ha portato opere alla Biennale di Venezia, o per
il mondo, dove spesso sono rimaste - a contare è insomma
il palpito della vita che scorre nel sempiterno presente.
Solo in fondo al cuore, incancellabile ombra del passato,
sopravvive la malinconia dell’adulto per quel bambino così
curioso dei conti del carbonaio.
Luisa Negri
SCULTURE ROSSE IN CITTÀ - a cura di Mario Botta
14 aprile - 3 giugno 2012
Piazza Montegrappa
TOMAINO - I CONTI DEL CARBONAIO
a cura di Laura Orlandi
14 aprile - 3 giugno 2012
Spazio Lavit - Via Uberti,42
Orari: Martedì- domenica 17.00-19.30 o su appuntamento
39 0332 312801