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INTRODUZIONE L'arco di tempo compreso tra l'Età del ... - Samnitium

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que appare assai articolato; anche se i frammenti ceramici coprono un’ampia area, al momento<br />

non possiamo che limitarci a formulare ipotesi. Le lucerne parlano <strong>di</strong> luogo <strong>di</strong> produzione, gli ex<br />

voto, la base <strong>di</strong> colonna e la cornice <strong>di</strong> area sacra, la meri<strong>di</strong>ana <strong>di</strong> inse<strong>di</strong>amento; in chiave cronologica<br />

insieme ad alcuni mortai, essi coprono un arco <strong>di</strong> <strong>tempo</strong> che dal II sec. a.C. prosegue fino a<br />

lII sec. d.C.<br />

Sempre dal territorio a valle <strong>di</strong> Carlantino, in prossimità <strong>del</strong>l’invaso <strong>del</strong> lago, sono segnalate in<br />

località Difesa <strong>del</strong>le Valli due aree archeologiche <strong>di</strong> cui una con fornaci collocabili cronologicamente<br />

nel III sec. a.C .83<br />

Dal V sec. d.C. la documentazione archeologica si sposta su monte S. Giovanni senza soluzione<br />

<strong>di</strong> continuità fino al XV sec. I resti che compaiono in superficie propongono dunque un abitato<br />

<strong>di</strong>strutto completamente alla metà <strong>del</strong> XV sec. L’abitato si estende su tutta la cima <strong>di</strong> Monte S.<br />

Giovanni quasi a ventaglio; nella parte più alta sono evidenti i resti <strong>di</strong> una torre circolare <strong>del</strong> <strong>di</strong>ametro<br />

<strong>di</strong> 54 m con pareti spesse 1,8 m; attorno alla parte alta si <strong>di</strong>stribuisce una prima cinta ovoidale<br />

lunga poco più <strong>di</strong> 350 m e larga poco più <strong>di</strong> 150 m; su quest’area <strong>del</strong>imitata sono presenti resti<br />

<strong>di</strong> tre e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong> cui almeno uno riferibile ad e<strong>di</strong>ficio ecclesiastico posto al lato opposto <strong>del</strong>la torre;<br />

<strong>di</strong> quest’ultimo sono riconoscibili i resti <strong>di</strong> una torre campanaria a pianta quadrata (m 8 x 8) con<br />

la parte bassa a scarpa; non escluderei che anche l’altro e<strong>di</strong>ficio posto in posizione quasi equi<strong>di</strong>stante<br />

ed in linea <strong>tra</strong> la torre circolare e il campanile sia riferibile a struttura ecclesiastica; questi<br />

ultimi due e<strong>di</strong>fici sono a pianta rettangolare; a lato ovest <strong>del</strong>l’e<strong>di</strong>ficio interme<strong>di</strong>o, se ne riconosce<br />

un altro con pareti ancora intonacate, posto a ridosso <strong>del</strong>la prima cinta muraria <strong>di</strong> cui non è chiara<br />

la funzione; dopo la prima cinta se ne riconosce una seconda che copre un’area molto più vasta<br />

estesa per oltre 150 m sul lato est e sul lato sud, ma non sul lato ovest; sul lato sud si riconoscono<br />

strutture quadrangolari in cui sono da riconoscere le fondazioni <strong>di</strong> case.<br />

Il lato est, sottoposto a lavori agricoli, presenta anche al <strong>di</strong> là <strong>del</strong>la cinta muraria in superficie<br />

resti <strong>di</strong> materiale <strong>di</strong> età ellenistica; è da qui che proviene il graffito osco nr. 1 (Appen<strong>di</strong>ce, p. 119).<br />

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