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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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2<br />

L’Orfeo presenta due peripezie, questo meccanismo drammatico essenziale alla trage<strong>di</strong>a<br />

che Aristotele definisce come «il ritorno dell’azione in senso contrario; e ciò secondo<br />

la verisimiglianza e la necessità». Queste due peripezie sono le due «morti» successive <strong>di</strong><br />

Euri<strong>di</strong>ce che inquadrano simmetricamente l’apogeo, <strong>di</strong>mostrando con questo una volta<br />

<strong>di</strong> più il genio architettonico <strong>di</strong> Striggio e <strong>di</strong> Montever<strong>di</strong>. Le due stampe successive del<br />

libretto per la rappresentazione del 1607 ci rivelano che l’esodo originale era un baccanale<br />

o, in conformità con la leggenda greca, Orfeo straziato dalle Baccanti per aver rifiutato<br />

l’amore delle donne. La partitura del 1609 presenta al contrario un’apoteosi <strong>di</strong> Orfeo<br />

che completa la simmetria simbolica dell’opera. I problemi sollevati da questi due finali<br />

<strong>di</strong>ametralmente opposti saranno più precisamente stu<strong>di</strong>ati nel corso dell’analisi.<br />

IL CHORO, PRINCIPALE STRUMENTO DI STRUTTURAZIONE<br />

Il libretto originale è <strong>di</strong> grande limpidezza, e il suo esame illumina la partitura <strong>di</strong> una<br />

nuova luce. La sua presentazione tipografica manifesta la volontà del poeta <strong>di</strong> ricostruire<br />

una trage<strong>di</strong>a «nel modo antico», con numerose referenze al modello aristotelico.<br />

Il libretto <strong>di</strong>stribuisce i versi fra i <strong>di</strong>versi personaggi (ve<strong>di</strong> tabella) e il Choro (<strong>di</strong> Ninfe<br />

e <strong>di</strong> Pastori, <strong>di</strong> Spiriti). Il termine Choro nell’Orfeo non deve essere compreso nel senso<br />

moderno <strong>di</strong> «coro», ma piuttosto nella sua accezione antica, che riunisce coreuti e corifeo,<br />

in un insieme <strong>di</strong> solisti che possono essere <strong>di</strong>ssociati o <strong>di</strong>versamente associati. Così,<br />

quando il libretto attribuisce al Choro un testo <strong>di</strong>sposto in una sola strofa, la partitura<br />

propone una ripartizione variabile <strong>di</strong> versi, sia fra <strong>di</strong>fferenti solisti (Pastori 1 a 4, Spiriti 1<br />

a 3, una Ninfa), sia fra insiemi vocali <strong>di</strong> <strong>di</strong>versa natura (duetti, terzetti, quintetti). Questi<br />

coreuti non sono, parlando propriamente, personaggi dotati <strong>di</strong> un’esistenza propria, ma<br />

piuttosto l’emanazione <strong>di</strong> una entità collettiva.<br />

Nella nostra presentazione del libretto e nell’analisi, abbiamo in<strong>di</strong>cato fra parentesi<br />

a quali coreuti (numerazione dei Pastori e degli Spiriti) possono essere attribuiti i versi<br />

in<strong>di</strong>stintamente destinati al Choro da Striggio. Occorre prendere queste in<strong>di</strong>cazioni come<br />

proposizioni da parte nostra, poiché le <strong>di</strong>verse registrazioni <strong>di</strong>scografiche e produzioni<br />

sceniche moderne rivelano attitu<strong>di</strong>ni opposte: la maggior parte del Chori che affi<strong>di</strong>amo<br />

a [La Ninfa e i quattro pastori] sono spesso stati interpretati da veri cori (da 20 a 60<br />

cantori.). Ma la nostra scelta è stata dettata dalle molto precise in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> chiave <strong>di</strong><br />

Montever<strong>di</strong>.<br />

LE CHIAVI DEI PERSONAGGI<br />

Le chiavi definiscono la natura delle tessiture, e dunque quelle delle voci e degli strumenti.<br />

Tuttavia esse non definiscono un tipologia vocale o strumentale precisa.<br />

Montever<strong>di</strong> non conosce che quattro tipi <strong>di</strong> tessitura: soprano (in<strong>di</strong>cato dalla chiave <strong>di</strong><br />

do 1 ed eccezionalmente <strong>di</strong> sol 2), contralto (do 3), tenore (do 4) e basso (fa 4). Le nozioni<br />

<strong>di</strong> baritono, mezzo-soprano e altre sottigliezze della tra<strong>di</strong>zione lirica moderna sono sconosciute.<br />

I nove Personaggi sono esclusivamente soprano (Musica, Euri<strong>di</strong>ce, Messaggiera, Speranza<br />

e Proserpina), tenore (Orfeo e Apollo) o basso (Plutone e Caronte). L’ambito delle<br />

loro parti corrisponde all’estensione «naturale» <strong>di</strong> una voce non elaborata essa non eccede<br />

l’ottava che nei momenti più espressivi. La completezza <strong>di</strong> questa tessitura s’inscrive<br />

nell’ambito del pentagramma, essendo eccezionale la notazione con linee supplementari.<br />

Le tessiture <strong>di</strong> soprano e <strong>di</strong> tenore possono sembrare gravi: occorre tuttavia relativizzarle<br />

in funzione del <strong>di</strong>apason impiegato nell’Italia del Nord in quell’epoca. Si tratta <strong>di</strong> un <strong>di</strong>apason<br />

acuto (la = minimo 466 hrz), almeno un mezzo-tono superiore al <strong>di</strong>apason attuale

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