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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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Lo stile <strong>di</strong> scrittura <strong>di</strong> queste polifonie <strong>di</strong> tromba raccoglie in parte <strong>di</strong> falsobordone una<br />

pratica <strong>di</strong> origine anch’essa improvvisata. La melo<strong>di</strong>a principale è enunciata al clarino, le<br />

parti interme<strong>di</strong>arie «l’accompagnano» in contrappunto e ritmi complementari, mentre il<br />

basso e il vulgano propongono un pedale in bordone (quinta do-sol).<br />

La strumentazione in<strong>di</strong>cata da Montever<strong>di</strong> in testa alla Toccata pone tuttavia <strong>di</strong>versi<br />

problemi: «Toccata che si suona avanti il levar de la tela, tre volte con tutti gli strumenti &<br />

si fa un Tuono più alto volendo sonar le trombe con le sor<strong>di</strong>ne.».<br />

La Tavola degli strumenti che figura in testa alla partitura dell’Orfeo menziona: «Un<br />

clarino con tre trombe sor<strong>di</strong>ne», cioè quattro strumenti. Che cosa ne è della quinta parte?<br />

Si tratta <strong>di</strong> una <strong>di</strong>menticanza? Non c’erano che quattro trombe <strong>di</strong>sponibili alla corte dei<br />

Gonzaga?<br />

Per <strong>di</strong> più, Montever<strong>di</strong> propone <strong>di</strong> suonare questa Toccata tre volte «con tutti gli strumenti».<br />

Quale strumenti adottare? Bisogna far sentire questa Toccata tre volte con tutti<br />

gli effettivi? Oppure variare tre volte la strumentazione? O ancora sentire le trombe da<br />

sole, poi una strumentazione crescente? In quest’ultimo caso una quinta tromba sarebbe<br />

preferibile per una esecuzione «a trombe sole». Bisogna rimarcare che pochi sono i <strong>di</strong>rettori,<br />

tanto nel <strong>di</strong>sco che sulla scena, che hanno scelto l’opzione a cinque trombe (più<br />

spesso per ragioni economiche: le trombe non sono in effetti necessarie che per questa<br />

corta Toccata).<br />

Molti commentatori e <strong>di</strong>rettori (Jürgen Jürgens il primo, cfr Discographie) hanno<br />

pensato che la parte <strong>di</strong> contralto e basso designava nei fatti una parte <strong>di</strong> timpani. Ma la<br />

sua scrittura su tre note (sol-do-mi) necessiterebbe <strong>di</strong> tre timpani, o ancora <strong>di</strong> tamburi,<br />

improvvisando la loro parte è tutt’affatto concepibile.<br />

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