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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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La danza propriamente della Moresca è preceduta da un coro in forma <strong>di</strong> balletto. Esso<br />

riprende i principi <strong>di</strong> scrittura corale dell’inizio del primo atto: canto polifonico e danza<br />

sono confusi. Noi ritroviamo una nomenclatura a cinque voci con due soprani, contralto,<br />

tenore e basso, esattamente quella <strong>di</strong> «Vieni Imeneo» e <strong>di</strong> «Lasciate i monti». Senza dubbio<br />

«Vanne Orfeo» e questi due cori dell’atto I° sono le sole polifonie vocali dell’Orfeo che possono<br />

essere affidate a dei cori, nel senso moderno del termine. Il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> Chori<br />

raddoppiati ci sembra il più appropriato, con due cantori per voce, possibilmente spazializzati.<br />

Las partitura non presenta alcuna menzione <strong>di</strong> orchestrazione, ma se si prende<br />

come modello «Vieni Imeneo» e «Lasciate i monti», conviene suonare questo Choro «al<br />

suono <strong>di</strong> tutti gli strumenti» suscettibili <strong>di</strong> accompagnare i Pastori (archi e flauti).<br />

Montever<strong>di</strong> sottolinea la <strong>di</strong>mensione coreografica <strong>di</strong> questo balletto <strong>di</strong> una omoritmia<br />

generalizzata. Esso tuttavia <strong>di</strong>stingue il primo soprano dalla altre quattro parti: ciascuno<br />

dei sei versi è associato a una frase musicale intonata a quattro voci, il primo soprano presentando<br />

una entrata <strong>di</strong>fferente.<br />

La danza dei Pastori fa sentire un testo <strong>di</strong> chiaro riferimento spirituale, confermando la<br />

<strong>di</strong>mensione cristica dell’eroe. Un culti gli deve essere attribuito, con preghiere e incenso.<br />

Egli ha sofferto sulla Terra e all’Inferno, e «non si arretra al chiamar <strong>di</strong> Nume eterno».<br />

Inoltre questi versi ci rinviano a quelli dall’atto I°: «Ecco Orfeo» è trasfigurato in «Vanne<br />

Orfeo», mentre «Combattuto valore godrà così <strong>di</strong> più sublime honore» <strong>di</strong>venta «chi semina<br />

fra doglie d’ogni grazia il frutto coglie». La grande simmetria dell’opera è così confermata.<br />

Il grande ciclo cosmico si è chiuso.<br />

La Favola si conclude con la Moresca propriamente detta. Questa danza, che in principio<br />

simboleggiava le battaglie fra cristiani e moreschi a Gerusalemme o a Granada, è<br />

ricorrente nei primi spettacoli drammatici. Nella prefazione della sua Rappresentazione <strong>di</strong><br />

Anima e <strong>di</strong> Corpo de’ Cavalieri, precisa che essa servisse a raffigurare battaglie e combattimenti.<br />

Senza dubbio questa danza guerriera illustrava idealmente il violento Baccanale<br />

del 1607 e il barbaro sbranamento <strong>di</strong> Orfeo.<br />

Thoinot Arbeau, nel suo trattato coreografico L’Orchésographie (Langres, 1589)<br />

descrive «un ragazzetto nero con la fronte bendata <strong>di</strong> taffetas bianco o giallo che con dei<br />

gambali <strong>di</strong> campanelli danzava la danza della Moresca.» Più avanti, egli precisa il passo:<br />

«Il danzatore <strong>di</strong> Moresca sbatte i talloni per far risuonare i campanelli. Bisogna che marci<br />

sempre in avanti, fino all’inizio della sala». Questa Moresca selvaggia forma così un perfetto<br />

esodo che permette ai coristi-danzatori <strong>di</strong> uscire <strong>di</strong> scena.<br />

Orfeo ha raggiunto il suo Padre Eterno nell’Empireo, e la sua lira partecipa ormai dell’Ar-<br />

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