COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier
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Questo Ritornello non presenta alcuna in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> orchestrazione. Tuttavia, la combinazione<br />
<strong>di</strong> chiavi è <strong>di</strong>fferente da quella <strong>di</strong> tutti i Ritornelli precedenti. Occorre dunque<br />
prendere in considerazione un cambiamento <strong>di</strong> colore. Il rimpiazza mento della chiave<br />
<strong>di</strong> sol con delle chiavi <strong>di</strong> soprano (do 1) significa certamente che solo le viole da braccio<br />
devono suonare qui.<br />
Alcun non sia: Choro [A 2: do 4, do 4]<br />
Ritornello [3]<br />
Ché, poiché [A 3: do 1, do 3, fa 3]<br />
Ritornello [3]<br />
E dopo l’aspro gel [A 2: do 3, do 4]<br />
Le tre strofe cantate presentano, a partire dalla stessa parte del basso continuo, tre<br />
tipi <strong>di</strong> polifonia che rivestono tre combinazioni vocali <strong>di</strong>fferenti, alla maniera <strong>di</strong> variazioni<br />
contrappuntistiche su cantus firmus. Per le tre stanze, il basso organizza il <strong>di</strong>scorso in<br />
quattro membri <strong>di</strong> frase puntati per quattro cadenze sui «gra<strong>di</strong> architetturali» del modo<br />
<strong>di</strong> sol misoli<strong>di</strong>o: sol, la, re e sol. Su questi quattro membri, Montever<strong>di</strong> ripartisce in versi<br />
in <strong>di</strong>versa maniera, aggiungendo ancora alla varietà della composizione.<br />
La prima strofa è la più madrigalesca delle tre, e propone un modo <strong>di</strong> canto semplice,<br />
con una ornamentazione moderata nelle due cadenze me<strong>di</strong>ane.<br />
La seconda mette in valore una delle tre parti soliste. In effetti il basso adotta un modo<br />
<strong>di</strong> canto <strong>di</strong>stinto dalla altre voci, più virtuoso e impressionante. Il sua ambito è largo (un<br />
do<strong>di</strong>cesimo), Montever<strong>di</strong> ha infiorato il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> immensi salti <strong>di</strong> intervallo con evidenti<br />
intenzioni figurative, su «tempesta» e soprattutto su «i rai lucenti».<br />
L’ultima strofa, trattata in duetto, è un primo esempio <strong>di</strong> cantar passeggiato. Questo<br />
modo <strong>di</strong> canto ornato denota un’intenzione figurativa: i vocalizzi virtuosi alternati al<br />
tenore e al contralto sono ritenuti illustrare la rinascita della vita in primavera, dopo che<br />
il rude inverno è stato esso stesso evocato da un seguito <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonanze non preparate.<br />
Ecco Orfeo [A 5: do 1, do 3, do 4, fa 4]<br />
Il quintetto conclusivo «Ecco Orfeo» riunisce la Ninfa e i quattro pastori. Esso assume<br />
una forma madrigalesca classica, alternando le frasi omoritmiche, dove la declamazione<br />
del testo è sottolineata, e le sezioni in contrappunto imitativo. Montever<strong>di</strong> ha leggermente<br />
adattato il testo <strong>di</strong> Striggio, aggiungendo la parola «ecco», non prevista inizialmente dal<br />
librettista. Questa aggiunta fu necessaria dalle necessità della messa in scena originale, che<br />
faceva uscire <strong>di</strong> scena Orfeo alla fine del suo <strong>di</strong>alogo con Euri<strong>di</strong>ce, per poi farlo rientrare<br />
in seguito all’invito del coro («Ecco Orfeo») e preparare il suo primo intervento all’inizio<br />
dell’atto II°? Qui non si possono fare che vaghe supposizioni.<br />
Questo coro si conclude con un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> contrappunto imitativo, fondato su un<br />
motivo ritmico eseguito con brio (dove si ritrova il metro dattilico), il cui carattere gioioso