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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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24<br />

Questo Ritornello non presenta alcuna in<strong>di</strong>cazione <strong>di</strong> orchestrazione. Tuttavia, la combinazione<br />

<strong>di</strong> chiavi è <strong>di</strong>fferente da quella <strong>di</strong> tutti i Ritornelli precedenti. Occorre dunque<br />

prendere in considerazione un cambiamento <strong>di</strong> colore. Il rimpiazza mento della chiave<br />

<strong>di</strong> sol con delle chiavi <strong>di</strong> soprano (do 1) significa certamente che solo le viole da braccio<br />

devono suonare qui.<br />

Alcun non sia: Choro [A 2: do 4, do 4]<br />

Ritornello [3]<br />

Ché, poiché [A 3: do 1, do 3, fa 3]<br />

Ritornello [3]<br />

E dopo l’aspro gel [A 2: do 3, do 4]<br />

Le tre strofe cantate presentano, a partire dalla stessa parte del basso continuo, tre<br />

tipi <strong>di</strong> polifonia che rivestono tre combinazioni vocali <strong>di</strong>fferenti, alla maniera <strong>di</strong> variazioni<br />

contrappuntistiche su cantus firmus. Per le tre stanze, il basso organizza il <strong>di</strong>scorso in<br />

quattro membri <strong>di</strong> frase puntati per quattro cadenze sui «gra<strong>di</strong> architetturali» del modo<br />

<strong>di</strong> sol misoli<strong>di</strong>o: sol, la, re e sol. Su questi quattro membri, Montever<strong>di</strong> ripartisce in versi<br />

in <strong>di</strong>versa maniera, aggiungendo ancora alla varietà della composizione.<br />

La prima strofa è la più madrigalesca delle tre, e propone un modo <strong>di</strong> canto semplice,<br />

con una ornamentazione moderata nelle due cadenze me<strong>di</strong>ane.<br />

La seconda mette in valore una delle tre parti soliste. In effetti il basso adotta un modo<br />

<strong>di</strong> canto <strong>di</strong>stinto dalla altre voci, più virtuoso e impressionante. Il sua ambito è largo (un<br />

do<strong>di</strong>cesimo), Montever<strong>di</strong> ha infiorato il <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong> immensi salti <strong>di</strong> intervallo con evidenti<br />

intenzioni figurative, su «tempesta» e soprattutto su «i rai lucenti».<br />

L’ultima strofa, trattata in duetto, è un primo esempio <strong>di</strong> cantar passeggiato. Questo<br />

modo <strong>di</strong> canto ornato denota un’intenzione figurativa: i vocalizzi virtuosi alternati al<br />

tenore e al contralto sono ritenuti illustrare la rinascita della vita in primavera, dopo che<br />

il rude inverno è stato esso stesso evocato da un seguito <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonanze non preparate.<br />

Ecco Orfeo [A 5: do 1, do 3, do 4, fa 4]<br />

Il quintetto conclusivo «Ecco Orfeo» riunisce la Ninfa e i quattro pastori. Esso assume<br />

una forma madrigalesca classica, alternando le frasi omoritmiche, dove la declamazione<br />

del testo è sottolineata, e le sezioni in contrappunto imitativo. Montever<strong>di</strong> ha leggermente<br />

adattato il testo <strong>di</strong> Striggio, aggiungendo la parola «ecco», non prevista inizialmente dal<br />

librettista. Questa aggiunta fu necessaria dalle necessità della messa in scena originale, che<br />

faceva uscire <strong>di</strong> scena Orfeo alla fine del suo <strong>di</strong>alogo con Euri<strong>di</strong>ce, per poi farlo rientrare<br />

in seguito all’invito del coro («Ecco Orfeo») e preparare il suo primo intervento all’inizio<br />

dell’atto II°? Qui non si possono fare che vaghe supposizioni.<br />

Questo coro si conclude con un episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> contrappunto imitativo, fondato su un<br />

motivo ritmico eseguito con brio (dove si ritrova il metro dattilico), il cui carattere gioioso

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