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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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neoplatonismo ci offre qualche frammento <strong>di</strong> risposta. Ficino ci ricorda così nella sua Teologia<br />

platonica (XIII,2): «La più alta forma <strong>di</strong> alienazione spirituale è quella che provoca<br />

la castità dell’anima consacrata a Dio, come Orfeo l’insegna alla Musa nel suo inno <strong>di</strong> tutti<br />

gli dei».<br />

Orfeo, che ha saputo chiudere gli occhi <strong>di</strong> Caronte per rivelargli gli arcani della provvidenza<br />

<strong>di</strong>vina, non potrà più incrociare quelli <strong>di</strong> Euri<strong>di</strong>ce.<br />

Promulgata questa dura legge, Plutone dà or<strong>di</strong>ni ai suoi ministri. Il suo canto riveste<br />

allora una statura reale, elevandosi verso nuove altezze. Dopo questa affermazione <strong>di</strong><br />

potenza, egli conclude in un tono minaccioso: «Né <strong>di</strong> cangiarlo altrui sperar più lice».<br />

O degli habitator<br />

I ministri obbe<strong>di</strong>scono invitandoci a non cercare le ragioni segrete <strong>di</strong> questa in<strong>di</strong>cazione:<br />

la questione ontologica della Fede è messa qui chiaramente in evidenza. Di più, si<br />

può vedere in queste parole un riferimento all’idea <strong>di</strong> iniziazione, così cara ai neoplatonici.<br />

Artisti come Striggio e Montever<strong>di</strong>, non hanno potuto eludere questa <strong>di</strong>mensione<br />

inerente al «mistero orfico».<br />

L’intervento del primo spirito presenta una menzione <strong>di</strong> trasposizione «un tono più<br />

alto». È uno degli enigmi ancora non spiegati della partitura: questa trasposizione rende<br />

la connessione dell’intervento più sciolta e la scrittura modale <strong>di</strong>venta ancora più chiara,<br />

evolvendo naturalmente dal li<strong>di</strong>o verso l’eolico. Allora perché Montever<strong>di</strong> ha scelto una<br />

notazione così complessa in partenza? Su invito degli spiriti infernali, i nostri «pensieri<br />

non cerchino <strong>di</strong> conoscere le ragioni segrete della sua volontà».<br />

Un secondo spirito si interroga successivamente sulla capacità del Poeta-cantore <strong>di</strong> ar<br />

tacere il suo «giovanile desiderio»: la connotazione sessuale dello sguardo <strong>di</strong> Orfeo sembrerebbe<br />

confermarlo.<br />

Quali grazie ti rendo<br />

Proserpina ha ottenuto sod<strong>di</strong>sfazione. Il suo camto contiene ogni volta un modello<br />

<strong>di</strong> seduzione sonora: i suoi movimenti ondeggianti formano un nuovo oggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazione<br />

per Plutone. Ella evoca con un lirismo sostenuto «la dolce cattura» <strong>di</strong> cui ella<br />

era stato oggetto (con un meraviglioso volo verso il fa acuto per «benedetta la preda»).<br />

Occorre ricordare che Proserpina, figlia <strong>di</strong> Demetra (la dea delle messi) era stata portata<br />

via contro la sua volontà da Plutone. Sua madre, per <strong>di</strong>spetto, decise che la terra non<br />

sarebbe più stata fertile per tutto il tempo che sua figlia le fosse sottratta. Intercedendo<br />

per l’umanità affamata, Jupiter mise d’accordo le due parti in lite in modo che Proserpina<br />

passasse la metà dell’anno agli Inferi, e l’altra metà sulla terra. Così il suo ritorno da sua<br />

madre segna il risveglio della primavera, mentre la sua <strong>di</strong>scesa agli Inferi significa l’arrivo<br />

dell’inverno.<br />

Tue soavi parole<br />

Questa <strong>di</strong>chiarazione amorosa ravviva il desiderio <strong>di</strong> Plutone. Egli è portato a sperare<br />

che, contrariamente alla Legge <strong>di</strong> Giove, la sua sposa rinunci a risalire sulla terra: «Così<br />

l’anima tua non sia più vaga <strong>di</strong> celeste <strong>di</strong>letto, sì ch’abbandoni il marital tuo letto». Come<br />

Orfeo, Plutone, accecato dal desiderio, subisce la tentazione <strong>di</strong> infrangere la legge <strong>di</strong>vina.<br />

Ma Proserpina non può correre rischi, l’or<strong>di</strong>ne dell’universo ne sarebbe sconvolto.<br />

Un cortissime ensemble <strong>di</strong> cinque spiriti chiude la scena: tre tenori e due bassi confermano,<br />

in uno stile omoritmico declamatorio, il trionfo della Pietà e dell’Amore. Si riconosce<br />

qui un nuovo riferimento aristotelico: se l’amore e la pietà sono là, occorre ricordare<br />

l’assenza della paura. Perché Orfeo non ha più paura, la sua felicità è completa. Ora pec-

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