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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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Ahi caso acerbo: Choro [A 5: do 1, do 3, do 4, do 4, fa 4]<br />

La Ninfa e i quattro pastori restati soli riprendono le imprecazioni quasi blasfeme della<br />

Messaggera. Come per «Vieni Imeneo», la partitura del 1609 non presenta parti <strong>di</strong> basso<br />

continuo. Ma la parte del basso vocale può assumere questo ruolo senza alcun problema<br />

(è il caso per «Vieni Imeneo» che deve essere accompagnato da tutti gli strumentisti).<br />

Certe versioni <strong>di</strong>scografiche moderne (Medlam, Pickett) propongono una interpretazione<br />

a cappella a questo punto: l’effetto drammatico è del resto sorprendente. Questa è una<br />

possibilità perfettamente concepibile offerta dalla partitura.<br />

Questo Choro, a priori riservato a cinque solisti (cfr la nomenclatura delle chiavi) è<br />

organizzato in due parti, seguendo un piano madrigalesco tra<strong>di</strong>zionale. La prima è l’amplificazione<br />

a cinque voci del racconto iniziale, trattato in contrappunto omoritmico. Si<br />

noterà che i tre «Ahi» <strong>di</strong> questa sezione sono ogni volta <strong>di</strong>fferenti: omoritmico, poi basso<br />

e tenore 1 sfalsati, e infine contralto e soprano sfalsati. Questa sezione <strong>di</strong> pura «declamazione»<br />

corale è seguita da una breve asserzione moralizzatrice, «Non si fi<strong>di</strong>» (la felicità<br />

dell’uomo è cosa fragile), trattato in contrappunto imitativo. Montever<strong>di</strong> si de<strong>di</strong>ca <strong>di</strong><br />

nuovo a impressionanti figuralismi ripresi in imitazione in tutte le voci: le gran<strong>di</strong> sommità<br />

(«gran salita») sono illustrate con intervalli ascendenti, mentre il «precipizio» fa riapparire<br />

la figura del saltus <strong>di</strong>urusculus (cadute <strong>di</strong> sesta in tutte le voci).<br />

Ma io ch’in questa lingua [do 1]<br />

Con un corto intervento pieno <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonanze <strong>di</strong> cromatismi e <strong>di</strong> intervalli <strong>di</strong>sgiunti,<br />

la Messaggera, persa dal dolore, annuncia la sua intenzione <strong>di</strong> confondere il suo destino<br />

con quello della ninfa Echo: condanna se stessa a finire la vita nel fondo <strong>di</strong> una caverna,<br />

configurazione dell’Inferno sulla terra, dove si nasconderà all’occhio <strong>di</strong> Apollo («il sole<br />

fuggirò»)<br />

Terza parte: lamentazione funebre<br />

CHORO/Stasimon<br />

Sinfonia [2]: [A 5: do 1, do 1, do 3, do 4, fa 4]<br />

Chi ne consola, ahi lassi<br />

Ahi caso acerbo [Choro A 5: do 1, do 3, do 4, do 4, fa 4]<br />

Ma dove, ah dove<br />

Ahi caso acerbo [Choro A 5: do 1, do 3, do 4, do 4, fa 4]<br />

Ritornello [1a]: [Sol 2, sol 2, do 3, do 4, fa 4]<br />

Lo stasimon si apre con una terrificante sinfonia, piena <strong>di</strong> cromatismi e <strong>di</strong> <strong>di</strong>ssonanze:<br />

la Musica instrumentalis si fa qui l’echo del dolore che ha riempito la Musica humana alla<br />

fine <strong>di</strong> questo atto. La strumentazione non è precisata, ma la nomenclatura delle chiavi<br />

sembra attestare che essa debba essere affidata alle viole da braccio. Poiché il colore del<br />

dolore ha toccato tutti gli interpreti, il basso continuo dovrebbe essere assunto dall’organo<br />

e da un solo chitarrone.<br />

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