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COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier

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46<br />

ATTO QUARTO<br />

Il quarto atto si inscrive idealmente nella grande simmetria dell’opera. Dopo l’apogeo<br />

dell’atto centrale, questo ci offre un’immagine speculare del secondo. Com’esso è un atto<br />

<strong>di</strong> peripezia, presentando un rivolgimento completo dell’azione. Fedele ai precetti aristotelici,<br />

ci <strong>di</strong>pinge un’altra volta il «passaggio dalla felicità all’infelicità <strong>di</strong> un eroe […] a causa<br />

<strong>di</strong> un errore». L’errore <strong>di</strong> Orfeo è multiplo: egli non solo infrange la legge <strong>di</strong>vina riguardo a<br />

Euri<strong>di</strong>ce, ma ha anche peccato <strong>di</strong> presunzione (peccato che si oppone alla virtù teologale<br />

della Speranza) e <strong>di</strong> mancanza <strong>di</strong> Fede.<br />

L’azione si deve svolgere all’interno dell’Inferno, ma la partitura non menziona alcun<br />

cambiamento <strong>di</strong> scena. Senza dubbio rimane la scena dell’atto III°, che si svolgeva all’ingresso<br />

degli Inferi. Caronte addormentato su un lato della scena, le <strong>di</strong>vinità infernali<br />

dall’altro, e Orfeo fra i due. Tenterà <strong>di</strong> condurre la sua sposa dal regno <strong>di</strong> Plutone fino alla<br />

soglia degl’Inferi, dal lato <strong>di</strong> Caronte. Ma Orfeo terminerà la sua strada da solo, cacciato<br />

dal coro degli spiriti.<br />

Come lascia presagire l’organizzazione simmetrica della Favola, il quarto atto presenta<br />

la stessa struttura del secondo. È <strong>di</strong>viso in tre parti.<br />

La prima è un <strong>di</strong>alogo fra Proserpina e il suo sposo Plutone. Questa magnifica scena è<br />

chiusa su se stessa, poiché rivesta un’organizzazione simmetrica e si conclude con un coro<br />

degli Spiriti Infernali.<br />

La seconda parte espone la peripezia propriamente detta. Come nel secondo atto, la<br />

felicità <strong>di</strong> Orfeo esulta in una canzone strofica. Il contrasto con la trage<strong>di</strong>a che successivamente<br />

sopraggiunge è violento. La peripezia è liquidata in rapido scambio <strong>di</strong> interventi,<br />

nei quali Euri<strong>di</strong>ce interviene per la seconda e ultima volta nell’opera.<br />

L’ultima parte è formata dal Choro conclusivo. Il paragone fra la partitura del 1609 e il<br />

libretto stampato nel 1607 non mostra, per una volta, che delle mo<strong>di</strong>ficazioni minime.<br />

Prima parte: <strong>di</strong>alogo infernale<br />

Signor quell’inflice<br />

Analisi lineare<br />

Due personaggi imponenti appaiono sulla scena. Proserpina si rivolge al suo sposo,<br />

Plutone, re degli Inferi. Ella ha sentito il canto <strong>di</strong> Orfeo, e ha sentito quella pietà alla quale<br />

il cuore <strong>di</strong> Caronte era stato insensibile. Intercede dunque per Orfeo, e implora il suo sposo<br />

<strong>di</strong> piegare la dura legge del destino.<br />

Il canto <strong>di</strong> Proserpina è <strong>di</strong> grande bellezza. Ella ha fatto suo il cantare d’affetto del<br />

Poeta, per meglio sedurre il suo sposo. Ma ella ha soprattutto un altro atout. Conosce la<br />

sola debolezza del signore <strong>di</strong> questi luoghi: il suo amore per lei.<br />

Proserpina si identifica col dolore <strong>di</strong> Orfeo: su un basso statico, ella moltiplica le <strong>di</strong>ssonanze<br />

e gli intervalli espressivi. Il suo canto si rischiara improvvisamente quando evoca<br />

Euri<strong>di</strong>ce, in una fuggevole consonanza maggiore, prima <strong>di</strong> tornare sui tormenti <strong>di</strong> Orfeo e<br />

sulla sua incessante preghiera:

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