COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier
COMMENTARIO MUSICALE DELL'ORFEO di Denis Morrier
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40<br />
O tu ch’innanzi morte a queste rive<br />
Caronte canta al suono del Regale.<br />
Improvvisamente davanti a Orfeo appare il nocchiero delle anime che gli impe<strong>di</strong>sce<br />
con violenza l’ingresso agli Inferi. Solo i morti, provvisti del loro obolo (retribuzione in<strong>di</strong>spensabile<br />
per il passaggio) possono entrare in questo luogo. Il canto <strong>di</strong> Caronte, spigoloso<br />
e ru<strong>di</strong>mentale, tutto <strong>di</strong> intervalli <strong>di</strong>sgiunti e ru<strong>di</strong>, senza una vera melo<strong>di</strong>a, rivela la sua<br />
personalità: brutale, intransigente, monolitica. Egli sposa all’unisono la parte del basso<br />
continuo, e non l’imbellisce che <strong>di</strong> qualche nota supplementare. Questo canto è quello<br />
<strong>di</strong> un guar<strong>di</strong>ano totalmente al servizio del suo padrone: Plutone. Esso è anche quello <strong>di</strong><br />
un essere che è stato ferito nel proprio orgoglio. Nel passato, in due occasioni ha fallito<br />
al proprio dovere. Confessa il suo fallo a mezza voce: «Vuoi forse nemico al mio Signore,<br />
Cerbero trar da le Tartaree porte?». Ercole l’aveva fatto, quando era andato a cercare Alceste,<br />
scesa fra i morti per salvare il suo sposo Admeto. Allora aveva colpito Caronte col suo<br />
proprio remo, e spaventato il suo cane tricefalo costellato <strong>di</strong> serpenti. Ma il più doloroso<br />
dei ricor<strong>di</strong> viene in seguito: «O rapirmi brami sua cara consorte d’impu<strong>di</strong>co desir acceso<br />
il cuore?». Piritoo aveva convinto il suo amico Teseo, figlio <strong>di</strong> Nettuno, <strong>di</strong> aprirgli, per il<br />
tramite <strong>di</strong> suo padre, la via degli Inferi. Egli era caduto innamorato <strong>di</strong> un’immagine <strong>di</strong> Proserpina,<br />
ed aveva fatto il demente progetto <strong>di</strong> sottrarla al suo sposo. Egli paga questa follia<br />
con tormenti eterni sul Tartaro, e Teseo fu debitore alla sua ascendenza <strong>di</strong>vina se poté<br />
sfuggire alla <strong>di</strong>mora infernale. Le ferite sono rimaste vive in Caronte, confessa finalmente:<br />
«se degli antichi oltraggi ancor nell’alma serbo acerba memoria e giusto sdegno.» Plutone<br />
l’aveva infatti castigato lasciandolo incatenato per un anno nel più profondo degl’inferi.<br />
Orfeo non doveva dunque passare.<br />
Sinfonia [4]: [A 5: do 3, do 4, do 4, do 4, fa 4]<br />
Risuona una cupa Sinfonia, rivelando una polifonia ancora mai estesa: una semplice<br />
voce <strong>di</strong> contralto, tre parrti <strong>di</strong> tenore e una <strong>di</strong> basso. La sua orchestrazione non è precisa:<br />
due possibilità d’interpretazione sono state in<strong>di</strong>viduate fino a oggi. Che questa Sinfonia<br />
sia una musica infernale: occorre in questo caso affidare, conformemente alla tra<strong>di</strong>zione<br />
rinascimentale, ai cinque tromboni richiesti per il coro finale <strong>di</strong> questo atto, e far realizzare<br />
il basso continuo all’organo regale. Oppure che questa Sinfonia apra l’aria <strong>di</strong> Orfeo:<br />
essa sarebbe allora l’emanazione sonora della sua lira (inten<strong>di</strong>amo: la sua lira da braccio)<br />
e si ritornerebbe agli archi, viole da gamba o viole da braccio con accompagnamento <strong>di</strong><br />
organo <strong>di</strong> legno. Per rendere la scelta più <strong>di</strong>fficile ancora questa stessa Sinfonia ritorna<br />
un po’ più tar<strong>di</strong>, accompagnata da una <strong>di</strong>dascalia che richiede le viole da braccio. Questa<br />
precisione in<strong>di</strong>ca a posteriori che occorre <strong>di</strong>stinguerla da una precedente esecuzione con<br />
gli ottoni? L’interprete deve fare qui una scelta personale.<br />
Possente Spirto<br />
Orfeo al suono dell’Organo <strong>di</strong> legno, & un Chitarrone, canta una Sola delle due parti.<br />
L’aria «Possente Spirto» è, senza dubbio il momento più atteso da tutti nell’Orfeo. Posta<br />
al centro esatto della Favola, non è, per parlare propriamente, il perno formale, e ancor<br />
meno il perno drammatico. Essa è al <strong>di</strong> là del dramma e dell’azione. È il momento in cui<br />
Orfeo, con il suo canto sovrumano ci fa attraversare tutte le sfere, evocando <strong>di</strong> volta in<br />
volta gli Inferi, la Terra e il Cielo. Egli propone ugualmente l’illustrazione dei tre volti della<br />
Musica: mundana, humana e instrumentalis.<br />
Il genio <strong>di</strong> Montever<strong>di</strong> si rivela qui tutto intero. «Possente Spirto» è un microcosmo<br />
abbondante nel quale il compositore confronta tre stili <strong>di</strong> canto, le più <strong>di</strong>verse forme <strong>di</strong><br />
accompagnamento e dei ritornelli con orchestrazione rinnovata, <strong>di</strong> una rara potenza evo-