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valutazione 8xmille Italia - Caritas Italiana

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Valutazione dei progetti <strong>Caritas</strong>-CEI 8 per mille <strong>Italia</strong> 2005-2007<br />

volontari del servizio Civile della <strong>Caritas</strong>. Quest’ultimo rappresenta l’unico raggio di speranza<br />

in un quartiere abbrutito dalla miseria e dall’abbandono. In quello comunale invece non<br />

c’è nulla, neanche una targa: ogni mattina un impiegato si limita ad aprire e chiudere il locale.<br />

Dentro è deserto, non ci sono sedie, non ci sono scrivanie, non ci sono neanche operatori,<br />

assistenti sociali, psicologi, nulla».<br />

Per i volontari l’obiettivo principale è che il ragazzo venga promosso; con i tagli alla spesa si<br />

sono ridotti notevolmente gli insegnanti e una cattedra segue 4-5 minori e il problema della<br />

dispersione scolastica è molto avvertito (Lazzara Simona). Si noti che il fenomeno è amplificato<br />

dal fatto che le scuole trapanasi hanno la pessima abitudine di segnalare con un grave<br />

ritardo ai genitori i minori di 6-14 anni che si assentano da scuola: la segnalazione avviene solamente<br />

dopo un mese di assenza continuativa. Per tale ragioni i volontari <strong>Caritas</strong> che si<br />

prendono in carico dei minori curano con assiduità i rapporti con le scuole. «Ogni settimana<br />

vado in segreteria e controllo le presenze dei ragazzi che seguo. Una sola scuola avverte immediatamente<br />

appena c’è un ragazzo assente: è un istituto tecnico».<br />

Secondo la volontaria Pamela Corso il livello di dispersione scolastico che c’era nel 2000 è<br />

molto calato e nel corso dell’anno 2007-2008 tra i minori seguiti nel centro di Milo c’è stato<br />

un solo bocciato anche se: «il problema di molti è che all’interno della classe vengono considerati<br />

un po’ emarginati (…) È importante il rinforzo relazionale, il nostro obiettivo è fare in<br />

modo che questi ragazzini si relazionino con contesti diversi dai loro, cerchiamo di fargli fare<br />

escursioni, portarli al cinema, fargli vedere la realtà al di fuori del loro contesto. Quando diciamo<br />

che siamo <strong>Caritas</strong> alcuni esercizi commerciali non ci fanno pagare, altri ci fanno lo<br />

sconto: 1 euro al bowling (…) i ragazzi con disturbi dell’alimentazione li abbiamo portati in<br />

una palestra che faceva un corso solo per loro, gratuito».<br />

Il lavoro che parte con i minori si sta rivolgendo anche ai genitori, spesso giovanissimi con forti<br />

problemi dovuti alla povertà culturale oltre che economica. Ad esempio nel progetto “Insieme<br />

per crescere” che prevede interventi di assistenza domiciliare segnalano situazioni con<br />

padre disabile, minore maltrattato, sono persone di 30 anni con figli di 15. «Le mamme sono<br />

contente di ricevere la visita a casa, sentono il bisogno di parlare con qualcuno!».<br />

L’Assessora ai Servizi Sociali del Comune conferma il ruolo svolto dalla <strong>Caritas</strong> di segnalazione<br />

e antenna del disagio nei quartieri più difficili: «L’esperienza positiva della collaborazione<br />

con <strong>Caritas</strong> perché stiamo lavorando su tutti i quartieri più disagiati della città con buoni risultati.<br />

Sono sicuramente un termometro nei quartieri particolari (…) attraverso loro riusciamo<br />

a conoscere delle situazioni».<br />

La Responsabile dei Servizi sociali riferendosi al terzo anno di accordo di partenariato con la<br />

<strong>Caritas</strong> afferma di aver costruito un accordo di collaborazione «che serve a fare entrare in<br />

questo pacchetto una serie di iniziative di attivazione del territorio; seppur loro sono orientati<br />

alla presa in carico dei minori ciò non significa che non ci siano anche le famiglie, quindi<br />

i nonni, gli anziani, i disabil (…)».<br />

Ha 8 assistenti sociali con cui si confronta. «Il disagio è trasversale (…) la densità di concentrazione<br />

nel quartiere Milo è più alta che nel centro storico, ma perché lì abbiamo molte<br />

giovani coppie, sono tutte case di edilizia economica e popolare molte delle quali occupate<br />

anche abusivamente» (Rita Scaringi).<br />

Il lavoro con i rifugiati e il centro di Permanenza<br />

Le attività della <strong>Caritas</strong> sul territorio trapanese nascono già negli anni ‘80-’85. All’epoca c’era<br />

il centro “Badia grande” (Ente ecclesiastico della curia) che accoglieva gli immigrati prevalentemente<br />

di origine tunisina (al porto di Trapani attraccava la nave per la Tunisia). Nel Piano<br />

di zona del 2005 si nominava l’esperienza del Centro di Permanenza Temporanea “Serraino<br />

Vulpitta”, istituito dalla Prefettura, presso il quale l’immigrato viene ospitato per le operazioni<br />

di identificazione e successivo rimpatrio e in cui le attività di orientamento, consulenza<br />

e assistenza venivano in parte svolte dalla rete delle <strong>Caritas</strong> parrocchiali collegate allo spor-<br />

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