valutazione 8xmille Italia - Caritas Italiana
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Valutazione dei progetti <strong>Caritas</strong>-CEI 8 per mille <strong>Italia</strong> 2005-2007<br />
migliori condizioni di vita dei detenuti e la loro conseguente maggior serenità giova anche<br />
all’istituzione e alla sua compagine. «La ricaduta si ha anche sul personale interno: se prima<br />
il poliziotto se ne fregava adesso è anche lui a segnalare il bisogno di un detenuto (...) per i<br />
vestiti ad esempio (…)» (Direttore).<br />
Questo aspetto vale anche per altre attività intraprese dalla <strong>Caritas</strong> all’interno del carcere,<br />
come afferma Elisabetta Pellegrini riferendosi in particolare alla realizzazione dello sportello<br />
socio-assistenziale per gli immigrati: «Forse il bisogno era più nostro che loro, per dare una<br />
risposta al detenuto che avesse un senso (…) è un paradosso, ma era proprio l’istituzione carcere<br />
che aveva bisogno di questo sostegno perché bisogna dare risposte adeguate ai detenuti<br />
e il carcere non ha personale che possa intervenire in questi casi. Ad oggi il progetto si è<br />
concluso, ma il bisogno è rimasto e sarebbe il caso che proseguisse (…). Il servizio per la mediazione<br />
culturale è diventato uno strumento importantissimo».<br />
Il servizio di sportello è andato avanti per due anni, un anno finanziato dalle risorse dell’8 per<br />
mille <strong>Italia</strong> e uno dai fondi diocesani; al momento è sospeso e non è possibile continuare, come<br />
a volte capita, a fornire una consulenza informale data la ristrettezza delle regole del<br />
carcere che necessitano della presenza di un progetto specifico e della presenza di determinate<br />
autorizzazioni.<br />
Le difficoltà maggiori sono però legate al reinserimento dei detenuti nel momento della loro<br />
scarcerazione: «Magari ce ne fosse inserimento lavorativo, il territorio offre veramente poco,<br />
quando alcuni dicono che son stati costretti a commettere reati perché non avevano da<br />
mangiare ci credo (…) non sempre, ma succede». (Direttore).<br />
Il rapporto tra <strong>Caritas</strong> e la rete dei servizi: da stimolo a sostituzione?<br />
La <strong>Caritas</strong> di Trani ha un ruolo importante nel supporto alle amministrazioni: «Noi come comune<br />
di Bisceglie, servizi sociali, ci rivolgiamo a <strong>Caritas</strong> soprattutto per individuare quelle<br />
situazioni di disagio sociale che spesso si presentano alla <strong>Caritas</strong> (…) se dovessi usare un aggettivo<br />
che definisce la <strong>Caritas</strong> sul nostro territorio è l’immediatezza, la grande possibilità<br />
di essere non solo vicini alle persone, ma vicini alle istituzioni quando hanno un urgenza»<br />
(Giulia Abbascià, assistente sociale del comune di Bisceglie).<br />
Il rapporto è quindi collaborativo ma se necessario anche di aperto contrasto: «molto spesso<br />
la <strong>Caritas</strong> si contrappone al Comune e io ne sono contenta perché molto spesso i servizi sociali<br />
del Sud sono molto lenti: prende posizione rispetto alla noncuranza e all’indifferenza<br />
che a volte le istituzioni hanno nei confronti dei problemi sociali, e poiché attraverso i Centri<br />
d’Ascolto si ha il polso dell’aumento delle fasce di povertà, penso che difendere le persone<br />
che da sole non ce la fanno a dire come vivono sia un ruolo che la <strong>Caritas</strong> deve mantenere,<br />
far emergere la voce di chi non ha gli strumenti per farsi sentire» (Assistente sociale).<br />
In situazioni in cui particolarmente carenti sono le risorse del Comune e i servizi di welfare<br />
emerge il rischio che un organismo del terzo settore come <strong>Caritas</strong> scivoli verso posizioni sostitutive<br />
della Pubblica Amministrazione, rafforzandone forme di delega che non vanno confuse<br />
con il principio della sussidiarietà orizzontale.<br />
Questo aspetto è particolarmente messo in evidenza nelle parole dello stesso sindaco del comune<br />
di Trani: «Il ruolo di <strong>Caritas</strong> in questo ambito è di rilievo assoluto – e lo dico senza perifrasi<br />
– perché vicaria la funzione dell’Ente pubblico nell’affrontare e nel risolvere questi<br />
bisogni. Spesso anche l’istituzione pubblica dice “rivolgetevi alla <strong>Caritas</strong>” quasi automaticamente,<br />
come se fosse una cosa normale, e questo accade in virtù del fatto che c’è un consolidato<br />
ormai nell’affrontare questo tipo di esperienza, non solo nell’affrontare, ma proprio<br />
nel risolverle». E ancora: «Noi sappiamo che quando c’è un determinato tipo di bisogno rivolgersi<br />
alla <strong>Caritas</strong> significa risolverlo e questo per chi gestisce un ente pubblico è una cosa<br />
notevolissima (…) se volessimo definirla con eleganza si chiama principio di sussidiarietà, ma<br />
in realtà è una vera e propria risoluzione di un problema che altrimenti sarebbe molto più<br />
difficile risolvere con i mezzi propri dell’ente pubblico».<br />
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