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valutazione 8xmille Italia - Caritas Italiana

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Valutazione dei progetti <strong>Caritas</strong>-CEI 8 per mille <strong>Italia</strong> 2005-2007<br />

ne, ma a volte o la struttura parrocchiale o loro stessi si auto esiliano nel loro ghetto del pacco<br />

da distribuire e questo inficia notevolmente il lavoro che si tenta di fare» (Direttore).<br />

«A volte abbiamo più credito sul territorio, presso le strutture civili, presso le istituzioni<br />

piuttosto che all’interno delle nostre stesse comunità ecclesiali: se qualcuno deve partecipare<br />

a un progetto è probabile che ci contatti per chiederci di essere partner dato che il nome<br />

<strong>Caritas</strong> è sinonimo di garanzia (…) mentre quando chiediamo di poter attivare percorsi di<br />

formazione all’interno delle parrocchie le risposte sono esigue (…) soprattutto perché il parroco<br />

non si pone a stimolare in prima persona i propri parrocchiani. Abbiamo fatto un percorso<br />

formativo per i centri di ascolto a livello diocesano ed è stato fallimentare!». Il Direttore<br />

lamenta il fatto che in parallelo al corso per i centri di ascolto è stato fatto un percorso<br />

formativo a livello diocesano di liturgia che ha ottenuto ampia partecipazione: «questo è il<br />

guaio non solo della nostra diocesi ma della Chiesa italiana oggi (…) ai bravi cattolici oggi<br />

preme più ascoltare l’odore dell’incenso piuttosto che l’odore del povero».<br />

Anche Giusy Venuti, operatrice <strong>Caritas</strong> sottolinea l’importanza dell’azione di animazione che<br />

<strong>Caritas</strong> svolge sul territorio: «È un lavoro che si fa indipendentemente dal progetto del momento<br />

perché rientra nella vita quotidiana dei centri di ascolto (…) l’animazione del territorio<br />

a mio avviso ci caratterizza in maniera specifica: far crescere la consapevolezza nel territorio<br />

degli attori, non solo associazioni, amministrazioni, uffici periferici, ASL, ma anche nei<br />

semplici cittadini, nei ragazzi delle scuole, per metterli a conoscenza dell’attività che <strong>Caritas</strong><br />

e CdA svolgono sul territorio. E questo lavoro nel tempo ha dato i suoi frutti, oggi quando<br />

andiamo nelle scuole i dirigenti scolastici, gli insegnanti, le famiglie sanno chi siamo, collaborano,<br />

sia nella raccolta di fondi che nelle attività (…)».<br />

La sensibilizzazione sul tema dei diritti dei detenuti<br />

La <strong>Caritas</strong> di Trani opera su ambiti che si connotano per l’alta marginalità e lo scarso consenso<br />

sociale, primo tra tutti il carcere e i diritti del detenuto.<br />

Il carcere di Trani è stato un carcere di massima sicurezza fino al 2004 circa, ma i lavori di ristrutturazione<br />

hanno determinato l’allontanamento momentaneo dei detenuti di massima sicurezza.<br />

Sono presenti nel carcere circa 220 persone; proprio a causa dei lavori in corso sono<br />

state sospese le attività laboratoriali perché mancano gli spazi.<br />

Uno dei problemi interni è legato alla scarsità del lavoro per i detenuti: l’unica forma di occupazione<br />

prevede lavori di manutenzione e pulizia e riesce a coinvolgere 60 detenuti su 170;<br />

quelli assunti dalla direzione lavorano a turno e con un orario molto ridotto (2-3 h al gg.); in<br />

questo modo riescono a lavorare tutti, anche se molti di loro vorrebbero lavorare di più. La<br />

cooperativa sociale che gestisce la cucina riesce a impiegare poche persone; ultimamente è<br />

stata attivata una micro produzione di taralli che sono venduti all’interno del carcere e commercializzati<br />

all’esterno grazie a una convenzione con l’Ipercoop provinciale.<br />

«Si è cercato di portare il problema del carcere nelle sedi istituzionali perché si è riscontrato<br />

che è un problema tenuto totalmente al margine: è vero che ci sono delle cause strutturali<br />

nella regione giacché c’è stata e c’è ancora una criminalità organizzata che lacera il territorio<br />

per cui vediamo un territorio poco propenso ad accogliere qualsiasi tipo di discorso riguardante<br />

il diritto del detenuto (…) molto del mio lavoro è quello di sensibilizzare il territorio,<br />

attraverso convegni, conferenze (…) anche il libretto 38 stesso va in quella direzione:<br />

far capire che è gente che ha sbagliato, ma è gente che merita di essere ascoltata perché ci<br />

sono i suoi problemi, quelli delle famiglie e quindi il territorio non può ignorare questi problemi,<br />

se ne deve far carico. La stessa refrattarietà – continua il Direttore – è stata trovata<br />

nelle parrocchie» (Direttore).<br />

38<br />

<strong>Caritas</strong> italiana (2004), Liberare la pena. Comunità Cristiana e mondo del carcere, EDB n. 5, Edizioni<br />

Dehoniane Bologna<br />

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