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1° biennio Tutti i colori dell'agricoltura - Regione Lombardia

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Cereali... Perchè li<br />

chiamiamo così?<br />

L’ orzo, il riso, il mais, l’avena, ecc, sono cereali.<br />

Ma da dove deriva questo termine, perché li chiamiamo<br />

proprio così?<br />

Un mito greco – romano racconta che la dea delle<br />

messi e dei raccolti era Cerere, una ragazza<br />

bellissima, con capelli biondi come le spighe di<br />

grano, le labbra rosse come papaveri e gli occhi<br />

azzurri come fi ordalisi.<br />

Abitava sul Monte Olimpo, residenza degli dei, e<br />

quando scendeva sulla terra, tutto fi oriva come<br />

per miracolo.<br />

Cerere aveva una fi glia, Proserpina, che amava<br />

più di ogni cosa al mondo.<br />

Un giorno Proserpina, mentre raccoglieva fi ori<br />

in un prato della Sicilia, vicino al vulcano Etna,<br />

incontrò Plutone, dio degli inferi.<br />

Plutone, appena la vide, se ne innamorò, la prese,<br />

la caricò sul suo carro, trainato da due cavalli<br />

neri, e la portò con sé.<br />

Cerere, addolorata, vagò per valli e monti alla ricerca<br />

della sua fi glioletta, fi no a quando incontrò<br />

Apollo, dio della luce, della profezia e della musica,<br />

che gli confi dò che sua fi glia, per volere di<br />

Giove, padre degli dei, era stata rapita da Plutone<br />

che l’aveva fatta sua sposa, rendendola così regina<br />

del Regno dei Morti.<br />

Cerere, triste e disperata, non volle più salire sull’Olimpo<br />

e lanciò una maledizione:<br />

“Finchè non potrò rivedere mia fi glia, sulla terra<br />

non si schiuderà più nessun germoglio, non<br />

sboccerà più alcun fi ore, non maturerà più alcun<br />

frutto!!”.<br />

E così purtroppo avvenne: la terra divenne nuda,<br />

gli alberi e i campi non produssero più alcun frutto<br />

e gli uomini e gli animali rimasero senza cibo.<br />

Giove capì che aveva commesso un errore e che<br />

bisognava restituire la fi glia alla madre. Così<br />

mandò Mercurio negli Inferi per informarli della<br />

situazione.<br />

Proserpina, anche se ormai voleva bene a Plutone,<br />

presa dalla nostalgia della mamma, pregò il<br />

marito di lasciarla partire. Plutone acconsentì,<br />

ma chiese alla sua sposa di bere insieme a lui un<br />

ultimo calice.<br />

Proserpina, mentre beveva, sentì dei granellini<br />

sotto i denti ma li trangugiò senza farci caso: non<br />

sapeva che Plutone le aveva fatto bere una sorta<br />

di pozione magica.<br />

Infatti, per non perderla per sempre, il marito le<br />

aveva fatto bere un succo di melograno che aveva<br />

la proprietà di far tornare negli inferi chi lo beveva,<br />

per un numero di mesi pari a quanti granelli<br />

aveva inghiottito. Proserpina ne aveva bevuti<br />

quattro.<br />

Quando tornò in superfi cie, la madre fu così contenta<br />

che la terra, per miracolo, cominciò a coprirsi<br />

di messi e frutti.<br />

Ogni anno però Proserpina doveva lasciare la<br />

mamma per quattro mesi per tornare negli inferi<br />

dal suo sposo. Durante questo periodo, proprio<br />

per la tristezza di Cerere, la Terra gelava, e non<br />

produceva frutti fi no a quando Proserpina non ritornava.<br />

In questo modo, raccontavano i Romani, ebbero<br />

origine le stagioni e i lavori agricoli che producono<br />

i cereali, ovvero “le piante di Cerere”. D’inverno,<br />

infatti, la dea, separata dalla fi glia, diffonde<br />

sulla Terra il gelo; ma a primavera, quando Proserpina<br />

torna da lei, tutto fi orisce e germoglia di<br />

nuovo.<br />

E così ogni anno si rinnova il divino miracolo della<br />

natura che si risveglia per la gioia e la speranza<br />

degli uomini.<br />

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