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INSerTo ecoNomIA - Novembre 2012<br />

“Product Recycling Program” nei Puma store italiani<br />

Per ridurre gli sprechi e incentivare il consumatore ad un atteggiamento<br />

sempre più responsabile nei confronti dell’ambiente<br />

e della società, Puma ha installato i primi box in Italia<br />

(Milano, Roma e Venezia) creati per favorire la restituzione di<br />

scarpe, abbigliamento e accessori usati, di qualsiasi marca.<br />

Il programma ‘Product Recycling Program’, in collaborazione<br />

con la società di riciclaggio globale I:Co, mira a promuovere<br />

il riciclo e il riutilizzo tra i consumatori.<br />

I clienti portano le scarpe usate, l’abbigliamento e gli accessori<br />

di qualsiasi marchio ad un negozio Puma, li depositano<br />

nell’apposito box ‘Bring Me Back’ che mensilmente verrà poi<br />

spedito ad un centro per lo smistamento che si occuperà di<br />

verificare e decidere il futuro dei prodotti in base allo stato:<br />

recupero per creare materie prime, riutilizzo nel caso in cui ci<br />

siano le condizioni idonee o riciclo in nuovi articoli.<br />

“Ci proponiamo di diventare l’azienda Sportlifestyle più desiderabile<br />

e sostenibile al mondo e, per questo, siamo costantemente<br />

alla ricerca di soluzioni che mirano a ridurre l’impatto<br />

ambientale che Puma causa al nostro Pianeta”, dichiara Franz<br />

Koch, CEO di Puma Se. “Con il nostro programma Bring Me<br />

Back, siamo lieti di destinare, per la prima volta, le enormi<br />

quantità di rifiuti dei prodotti sportlifestyle allo smaltimento<br />

evitando che finiscano nelle discariche o negli inceneritori<br />

provocando inquinamento.”<br />

Il brand ha messo in atto diverse iniziative e programmi a lungo<br />

termine di sostenibilità che prevedono una riduzione del<br />

NEWS<br />

Terzo trimestre negativo per Reebok<br />

25% delle emissioni di anidride carbonica, energia, acqua e<br />

rifiuti negli uffici, nei negozi, nei magazzini e nelle fabbriche<br />

dei fornitori diretti entro il 2015. Con il packaging Clever Little<br />

Bag, che il brand ha introdotto nel 2010, a sostituzione<br />

delle tradizionali scatole di cartone per le calzature, l’azienda<br />

ha già ridotto il suo impatto ambientale con il risparmio di<br />

oltre il 60% di carta e di acqua ogni anno.<br />

Nel 2011, ha inoltre pubblicato il suo primo rapporto di<br />

“Environmental Profit and Loss Account” che ha valutato<br />

e calcolato l’impatto ambientale delle attività fondamentali<br />

della società (uffici, negozi e magazzini) e della sua catena<br />

di approvvigionamento delle fabbriche di produzione, dalla<br />

materia prima alla produzione finale. Questa analisi ha contribuito<br />

a determinare che una parte considerevole dell’inquinamento<br />

è dovuta allo smaltimento dei prodotti e ora grazie<br />

al programma Bring Me Back si può affrontare il problema in<br />

maniera diretta.<br />

Il programma fissa, inoltre, le basi per la progettazione di<br />

prodotti riciclabili o comportabili e l’azienda sta lavorando<br />

anche sul raggiungimento dell’obiettivo della società di avere<br />

il 50% delle collezioni composte da materiali più sostenibili<br />

entro il 2015. Nel 2011, circa il 16% dei prodotti di abbigliamento<br />

sono stati realizzati in materiali più sostenibili come<br />

il poliestere riciclato, il cotone organico e il Cotton Made in<br />

Africa, a dimostrazione che l’azienda è sulla strada giusta per<br />

raggiungere questo importante traguardo.<br />

Previsioni negative sui conti di adidas<br />

riferiti al sell in del terzo trimestre, divulgati<br />

l’otto novembre. Secondo gli analisti<br />

di Equita (Banca indipendente di<br />

investimenti) potrebbe manifestarsi in<br />

calo a causa: a) del concluso rapporto<br />

di collaborazione tra il marchio satellite<br />

Reebok e la statunitense National<br />

Football League; b) della difficile situazione<br />

economica europea; c) della carente<br />

profittabilità della joint venture in<br />

America Latina. Il fatturato del gruppo<br />

SGMA ribattezzata SFIA<br />

dovrebbe attestarsi sul +8% nel terzo<br />

trimestre e sul + 9,7% nell’anno fiscale,<br />

mentre la guidance era di circa il 10%.<br />

Secondo gli analisti, il giro d’affari della<br />

casa-madre adidas, in ottima salute,<br />

dovrebbe parzialmente compensare il<br />

bilancio negativo di Reebok a livello di<br />

margine lordo, atteso a 48,1% contro<br />

il 48,2% dello stesso trimestre luglio/<br />

settembre dell’anno scorso. Il risultato<br />

finanziario lordo del gruppo adidas, nel<br />

2012, è stimato a 1,16 miliardi di euro, il<br />

Sporting Goods Manufacturer’s Association (SGMA) ha cambiato nome, assumendo<br />

quello di Sport & Fitness Industry Association (SFIA). L’iniziativa è stata<br />

presa per rendere più evidente, precisa e trasparente la mission dell’ente, trovatosi<br />

sempre più impegnato, negli ultimi anni, a occuparsi dei comparti fitness, in<br />

continua evoluzione internazionale. I compiti della SFIA spaziano dall’assistenza<br />

offerta ai singoli brand associati nel settore dei servizi, alle campagne pubblicitarie<br />

e promozionali studiate, programmate e svolte nell’interesse collettivo per<br />

dare vitalità ai settori merceologici di riferimento. A tale fine funziona il sito istituzionale,<br />

utilizzato per diffondere anche newsletter, test di prodotto e quant’altro<br />

possa interessare alle industrie e al consumatore finale nel nuovo ambito<br />

programmatico intrapreso. Tra le manifestazioni sociali di rilievo c’è già lo SFIA<br />

Leaders Summit 2013, messo a calendario per il 25/26 settembre 2013 negli<br />

Stati Uniti a Baltimora.<br />

3% sotto il consensus.<br />

Anche per questo, adidas ha confermato<br />

che il programma di attuazione<br />

del piano “Route 2015”, volto a conseguire<br />

il preventivato giro d’affari dei 17<br />

miliardi entro tre anni, con l’utile operativo<br />

all’11%, procede regolarmente.<br />

Sia pure con qualche necessario aggiustamento<br />

apportato, come quello,<br />

ad esempio, che ridimensiona da 3 a 2<br />

miliardi di euro il presunto fatturato del<br />

marchio satellite Reebok. I mercati che<br />

dovrebbero maggiormente crescere nel<br />

triennio 2013/2015, fino al +50% secondo<br />

stime basate sulle attuali costanti<br />

progressioni, sono quelli degli Stati<br />

Uniti, della Russia e della Cina. A proposito<br />

di Reebok, il presidente del gruppo<br />

Herbert Heiner, nel corso di una recente<br />

conferenza stampa, ha reso nota<br />

la decisione di convertire la produzione<br />

dedicandola d’ora in poi soprattutto al<br />

mondo del fitness nelle classificazioni<br />

CrossFit, corsa, palestra, yoga e danza.<br />

Fonti: Fashion magazine, il Sole24 ore, Assosport,<br />

coni, Ansa, AdnKronos, Prima comunicazione,<br />

www.sportbizreport.it, www.sporteconomy.<br />

it, www.sponsornet.it, www.fashionmag.com<br />

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