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SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...

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italiane, erano per lo più centri secondari in epoca romana. Ancora più importante è<br />

la comparazione fra la città antica e quella me<strong>di</strong>evale dal punto <strong>di</strong> vista delle loro<br />

funzioni e del ruolo <strong>della</strong> citta<strong>di</strong>nanza. La città antica era prima <strong>di</strong> tutto una città<br />

politica, mentre dal punto <strong>di</strong> vista economico si configurava più come un centro <strong>di</strong><br />

consumo e <strong>di</strong> residenza che <strong>di</strong> produzione. Una parte delle attività produttive e<br />

commerciali era lasciata agli schiavi e agli stranieri; per gli uomini liberi la loro veste<br />

<strong>di</strong> citta<strong>di</strong>ni restava in ogni caso qualcosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinto dalla loro veste <strong>di</strong> produttori. La<br />

città me<strong>di</strong>evale riuscì invece a integrare le sue funzioni politiche ed economiche. Non<br />

solo essa dette pari <strong>di</strong>gnità alla piazza economica e a quella politica (aggiungendovi<br />

come terza e <strong>di</strong>stinta quella religiosa), ma fece derivare il ruolo <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong>rettamente da quello <strong>di</strong> soggetto economico, richiedendo l'iscrizione a un'arte come<br />

prerequisito per l'esercizio pieno delle funzioni <strong>di</strong> citta<strong>di</strong>nanza. D'altra parte, per gli<br />

antichi la citta<strong>di</strong>nanza era legata all'idea <strong>di</strong> uguaglianza fra tutti i liberi (più o meno<br />

numerosi) che godevano <strong>di</strong> questo <strong>di</strong>ritto; il "popolo" delle città me<strong>di</strong>evali non era<br />

invece un insieme <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui, ma (come ha ben messo in rilievo Pietro Costa) un<br />

insieme <strong>di</strong> insiemi (quartieri, consorterie, conjurationes, corpi, arti, "università",<br />

confraternite). Come tutte le libertà me<strong>di</strong>evali, anche la citta<strong>di</strong>nanza era concepita<br />

come un privilegio, uno status eccezionale, che escludeva tutti coloro che vivevano<br />

fuori delle mura, nel contado, ed era riservato a una parte ristretta degli stessi<br />

residenti in città.<br />

Non c'è bisogno <strong>di</strong> una lunga <strong>di</strong>scussione per collegare il feudalesimo al Me<strong>di</strong>oevo. I<br />

due termini (che si scambiano così le loro implicazioni negative) vengono <strong>di</strong> solito<br />

identificati fmo a rendere il feudalesimo una presenza piuttosto invadente: nel<br />

Me<strong>di</strong>oevo lunga è la lista delle cose da qualificare come "feudali", i castelli, i signori,<br />

le guerre, la servitù, i privilegi e, a coronamento, l'anarchia. Valga quel che <strong>di</strong>ceva<br />

Condorcet, che trovava le espressioni «anarchia feudale» e «tirannia feudale» come i<br />

nomi più adatti a rappresentare la sostanza <strong>della</strong> sua «sesta epoca» (Abbozzo <strong>di</strong> un<br />

quadro storico, pp. 80 e 90). I confini temporali <strong>di</strong> questo Me<strong>di</strong>oevo feudale sono<br />

molto incerti e a volte esso risulta persino più ampio <strong>di</strong> quello lungo mille anni dei<br />

manuali <strong>di</strong> storia. Nello schema marxista <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>zzazione si ha <strong>di</strong>rettamente un<br />

passaggio dalla società schiavista a quella "feudale", che è equivalente in pratica a<br />

quella "servile". Ma sono innumerevoli gli storici che hanno proposto una datazione<br />

molto alta del feudalesimo, riferendosi a fenomeni già in atto nel IV secolo, come<br />

l"'accasamento" degli schiavi e la trasformazione delle gran<strong>di</strong> proprietà in villae<br />

relativamente autosufficienti, già prossime alle signorie <strong>di</strong> seicento anni dopo. Nel<br />

saggio già citato precedentemente (capitolo 2, paragrafo 6) Max Weber affermò che<br />

«lo sviluppo <strong>della</strong> società feudale era già nell'aria nella tarda età imperiale» (p. 134) e<br />

considerò un «lontano prodromo dd feudo» l'assegnazione <strong>di</strong> terre, «secondo criteri <strong>di</strong><br />

una completa economia naturale», alle truppe che sorvegliavano i confini (p. 140).<br />

In un senso più stretto il feudalesimo deve almeno presupporre il feudo ed è perciò<br />

più frequente che esso venga fatto decorrere dal VII-VIII secolo. Quel che in ogni caso<br />

è parso indubbio a molte generazioni <strong>di</strong> storici è la sua precedenza cronologica<br />

rispetto alla "rinascita" <strong>della</strong> città, così da poter leggere il filo delle vicende<br />

successive al Mille come una lotta fra aristocrazia feudale e borghesia comunale.<br />

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