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SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...

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Alcuni esempi che spesso vengono ricordati non possono fare a meno <strong>di</strong><br />

impressionare. Ve<strong>di</strong>amo per primo quello <strong>di</strong> Firenze. Nel 1284, supponendo che il<br />

grande sviluppo economico e demografico <strong>della</strong> città fosse destinato a continuare, le<br />

autorità comunali or<strong>di</strong>narono la costruzione <strong>di</strong> una nuova cerchia muraria, che portò<br />

la superficie urbana da 97 ettari (ai quali vanno però aggiunti i numerosi borghi sorti<br />

fuori delle vecchie mura) a 630 ettari. I lavori furono completati nel 1333, quando<br />

Firenze doveva contare circa 100mila abitanti, ma la più ampia superficie restò<br />

totalmente non e<strong>di</strong>ficata e occupata solo da orti e giar<strong>di</strong>ni; dopo essere stata<br />

<strong>di</strong>mezzata dalla peste del 1348, la popolazione oscillò per quattro o cinque secoli fra<br />

le 40 e le 80mila unità e il livello del 1330 fu superato solo dopo il 1830. Un secondo<br />

esempio è quello <strong>di</strong> Siena al principio del Trecento. Negli anni trenta il governo comunale<br />

commissionò ad Ambrogio Lorenzetti l'esecuzione del celebre affresco sugli<br />

Effetti del buon governo, che mostrava fra l'altro i segni <strong>della</strong> vitalità e<strong>di</strong>lizia <strong>della</strong><br />

città. Allo stesso tempo il comune decise <strong>di</strong> intervenire ancora sul duomo, che era<br />

appena stato soggetto ai lavori <strong>di</strong> ampliamento conclusi a fine Duecento con la<br />

costruzione. <strong>della</strong> facciata; la vecchia cattedrale sarebbe ora <strong>di</strong>ventata solo il transetto<br />

<strong>di</strong> una assai più grande. Ma anche in questo caso l'immagine del futuro si rivelò<br />

ingannatrice; la prima fase del progetto, la ristrutturazione <strong>della</strong> piazza, dovette essere<br />

abbandonata nel giro <strong>di</strong> pochi anni.<br />

Sull'orizzonte del breve periodo, in entrambi i casi gli insuccessi sono da ricondurre<br />

agli effetti <strong>della</strong> peste del 1348. Ma a sua volta la peste è un aspetto <strong>della</strong> "crisi generale"<br />

del Trecento, cominciata già prima del 1348 e proseguita oltre i termini<br />

cronologici del secolo, fino alla metà del Quattrocento e oltre. Preso nel suo insieme<br />

il periodo 1300-1450 o anche 1300-1500, il "basso Me<strong>di</strong>oevo" delle perio<strong>di</strong>zzazioni<br />

tria<strong>di</strong>che dell'intero Me<strong>di</strong>oevo, si presenta come una sorta <strong>di</strong> terzo e ultimo tempo<br />

rispetto alla ricerca <strong>di</strong> un "nuovo inizio" del VII-X secolo e alla vera e propria civiltà<br />

me<strong>di</strong>evale del X-XIV secolo. Questo basso Me<strong>di</strong>oevo appare inoltre come un<br />

"autunno", un periodo che si <strong>di</strong>lunga così interminabilmente da assumere quasi<br />

caratteri propri: nella prospettiva dell'analisi culturale <strong>di</strong> Johann Huizinga, «il sogno<br />

<strong>di</strong> una vita più bella» che deve coprire «i toni cru<strong>di</strong> <strong>della</strong> vita».<br />

<strong>Le</strong> carestie, la peste e le guerre riassumono i bene i "toni cru<strong>di</strong>" dell'epoca. A essi<br />

dobbiamo aggiungere i <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ni sociali nelle campagne e nelle città e la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

movimenti <strong>di</strong> panico e angoscia collettiva. Fra questi aspetti esistono sicuramente<br />

concreti rapporti, così da fame un sistema unitario <strong>della</strong> catastrofe, ma non fino al<br />

punto da far scomparire la loro specificità. La peste fu un fenomeno esogeno alla<br />

storia dell'Europa e quasi alla storia come tale. li sistema pulce-bacillo <strong>della</strong> peste,<br />

che si installò fra i ro<strong>di</strong>tori delle steppe centroasiatiche e coinvolse la storia umana<br />

solo accessoriamente, <strong>di</strong>venne endemico in alcuni climi asiatici ma non in Europa,<br />

dove ogni epidemia dovette essere reimportata dall'Oriente. In secondo luogo il grado<br />

<strong>di</strong> letalità <strong>della</strong> peste è del tutto in<strong>di</strong>pendente dalle con<strong>di</strong>zioni delle società nelle quali<br />

viene a imbattersi; se l'epidemia fosse comparsa nel pieno del più felice secolo XIII<br />

non avrebbe avuto effetti molto meno funesti.<br />

Diverso è invece il <strong>di</strong>scorso che si deve fare per le carestie, che non sono<br />

riconducibili solo al fattore, ugualmente esogeno, del peggioramento climatico<br />

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