SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...
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all'intero dell'oscuro Me<strong>di</strong>oevo, il IX-X secolo, quella che (recuperando la serie<br />
<strong>di</strong>scendente dei metalli) verrà chiamata «l'età ferrea del papato». Come simbolo del<br />
Me<strong>di</strong>oevo protestante si può perciò scegliere la leggenda <strong>della</strong> papessa Giovanna, che<br />
gli autori <strong>della</strong> luterana Histona ecclesiastica (pubblicata nel 1559-1574 e meglio<br />
nota come Centurie <strong>di</strong> Magdeburgo) raccolsero dalle fantasie me<strong>di</strong>evali e presero per<br />
buona, affermando che alla metà del IX secolo la Chiesa scese così in basso da essere<br />
governata da un papa che in realtà era una donna.<br />
Dopo quello umanista e quello protestante, è il Me<strong>di</strong>oevo degli illuministi a produrre<br />
la più stabile immagine negativa del Me<strong>di</strong>oevo. Gli umanisti italiani deprecavano la<br />
barbarie nella lingua, nelle arti, nella filosofia, ma salvavano la storia comunale; i<br />
protestanti attribuivano alla Chiesa corrotta i vizi e le superstizioni me<strong>di</strong>evali, ma<br />
salvavano l'autorità imperiale considerandola come la forza politica e morale che<br />
aveva tentato, invano, <strong>di</strong> opporsi alla degradazione <strong>della</strong> vita religiosa. Il Me<strong>di</strong>oevo<br />
degli illuministi, che esamineremo attraverso le opere <strong>di</strong> tre fra gli autori più<br />
rappresentativi (Voltaire, Robertson, Condorcet), acquista quella compattezza<br />
negativa che era fino ad allora mancata: alla barbarie culturale e agli abusi del clero si<br />
aggiungono la più generale tendenza all'abbrutimento dei costumi, la crudeltà unita<br />
alla rozzezza, l'ignoranza unita al fanatismo e all'intolleranza.<br />
Il titolo definitivo dell'opera <strong>di</strong> Voltaire, Saggio sui co stumi e lo spirito delle nazioni<br />
e sui principali fatti <strong>della</strong> storia da Carlomagno a Luigi XIII, comparve solo<br />
nell'e<strong>di</strong>zione del 1769, ma con il titolo <strong>di</strong> Abregé de l'histoire universelle essa era già<br />
stata pubblicata nel 1753. Neppure in questa prima e<strong>di</strong>zione (che andava da Carlo<br />
Magno a Carlo V) il periodo storico trattato corrispondeva al Me<strong>di</strong>oevo propriamente<br />
detto, anche senza contare l'interesse <strong>di</strong> Voltaire per le civiltà extraeuropee. Il Saggio<br />
aveva in ogni caso ben chiari i limiti cronologici e i caratteri generali del Me<strong>di</strong>oevo<br />
europeo. All'inizio vi era la «caduta dell'impero romano» (titolo del capitolo II), le<br />
cui cause andavano rintracciate nelle invasioni barbariche e nell'indebolimento<br />
dell'impero provocato dalle lotte religiose fra ariani e trinitari. Dopo <strong>di</strong> allora<br />
«l'intelletto umano si abbrutì nelle superstizioni più insensate [...]. L'Europa intera<br />
ristagna in questo avvilimento fino al XVI secolo e non ne esce che attraverso<br />
convulsioni terribili» (vol. I, ed. 1990, cap. 12, p. 310). Nella prefazione al tomo III<br />
(nell'e<strong>di</strong>zione del 1754) leggiamo poi che i due tomi precedenti «riguardano tempi<br />
oscuri che richiedono ricerche ingrate; è più <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong> quanto si pensi trovare nelle<br />
macerie <strong>della</strong> barbarie <strong>di</strong> che costruire un e<strong>di</strong>ficio attraente (vol. Il, p. 888).<br />
Il riferimento al Me<strong>di</strong>oevo è evidente nel titolo del libro <strong>di</strong> William Robertson I<br />
progressi <strong>della</strong> società europea dalla caduta dell'impero romano agli inizi del secolo<br />
XVI, pubblicata nel 1769 e concepita come una lunga premessa all'opera de<strong>di</strong>cata al<br />
regno dell'imperatore Carlo V. Come negli umanisti italiani del XV-XVI secolo, la<br />
"barbarie" dell'epoca trattata dallo storico scozzese <strong>di</strong>pende in principio dalle<br />
invasioni germaniche. Mentre Robertson è <strong>di</strong>sposto a riconoscere ai germani almeno<br />
le virtù <strong>della</strong> <strong>di</strong>gnità e del coraggio, è con l'instaurarsi del sistema feudale che ci<br />
imbattiamo nei caratteri propri del Me<strong>di</strong>oevo, l'anarchia universale e la riduzione del<br />
popolo in servitù (p. 15), cui si aggiunge la scomparsa <strong>di</strong> ogni traccia <strong>di</strong> cultura e<br />
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