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SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...

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<strong>di</strong> M. Weber in Economia e società (1922), Ed. <strong>di</strong> Comunità, Milano 1974, vol. Il,<br />

pp. 530-679, pubblicate anche a sé con il titolo La città (1920), Bompiani, Milano<br />

1979. Sulla citta<strong>di</strong>nanza me<strong>di</strong>evale, si veda P. Costa, Civitas. <strong>Storia</strong> <strong>della</strong><br />

citta<strong>di</strong>nanza in Europa, vol. I, Laterza, Roma-Bari 1999, cap. 1, specie pp. 9-11. La<br />

contrapposizione fra città antica consumatrice e quella me<strong>di</strong>evale (e moderna)<br />

produttrice incontra comunque parecchie eccezioni; viene del tutto negata da A.<br />

Caran<strong>di</strong>ni, Manifatture rurali e urbane, in Id., Schiavi in Italia, cit., pp. 327-338.<br />

La tesi <strong>di</strong> una "rivoluzione feudale" awenuta in Francia alla fine del X secolo è stata<br />

argomentata da G. Duby in Una società francese nel Me<strong>di</strong>oevo. La regione <strong>di</strong> Mâcon<br />

nei secoli XI e XII (1953), il Mulino, Bologna 1985. Sui <strong>di</strong>battiti attorno al<br />

feudalesimo si vedano: J.P. Poly, E. Boumazd, Il mutamento feudale. Secoli X-XII<br />

(1980), Mursia, Milano 1990; G. Sergi, Lo sviluppo signorile e l'inquadramento<br />

feudale, in La <strong>Storia</strong>, Il. Il Me<strong>di</strong>oevo, <strong>di</strong>retta da N. Tranfaglia e M. Firpo, Utet,<br />

Torino 1988, pp. 369-393; D. Barthelémy, La mutation de l'Am Mil a-t-elle eu lieu,<br />

Fayard, Paris 1997.<br />

3.4 il Me<strong>di</strong>oevo e la nascita dell'Europa<br />

Trattare il Me<strong>di</strong>oevo come una civiltà a sé non <strong>di</strong>spensa dal confrontarsi con la<br />

domanda più impegnativa se il Me<strong>di</strong>oevo sia anche un periodo interno a una più<br />

ampia unità storica. Mentre il rapporto fra modernità/rinascimento e antichità è<br />

prevalentemente <strong>di</strong> natura culturale (e più nel senso <strong>di</strong> "cultura dotta" che in quello<br />

storico-antropologico), quelli fra antico e me<strong>di</strong>evale e fra me<strong>di</strong>evale e moderno<br />

richiedono invece un esame <strong>di</strong> tipo sostanziale.<br />

Del passaggio fra Antichità e Me<strong>di</strong>oevo si è già detto che esso comporta una rottura<br />

<strong>di</strong> continuità: cosa che resta vera sia che pensiamo a rotture catastrofiche (le invasioni<br />

germaniche o la serie <strong>di</strong> epidemie <strong>di</strong> peste bubbonica cominciata nel 541), sia<br />

che pensiamo a una lunga fase interme<strong>di</strong>a quale si configura la Tarda antichità. In entrambi<br />

i casi sono ampiamente provati fenomeni come la riduzione <strong>della</strong> popolazione<br />

e il mutamento del regime demografico, la <strong>di</strong>surbanizzazione e il degrado del paesaggio<br />

rurale. A marcare la <strong>di</strong>scontinuità bisogna aggiungere la profonda<br />

trasformazione <strong>della</strong> carta etnolinguistica dell'impero romano e dell'intera<br />

Europa avvenuta fra il V e il VIII secolo, con le migrazioni germaniche, slave, arabe<br />

e berbere (cui dobbiamo aggiungere la coda del X- XI secolo, con le migrazioni<br />

scan<strong>di</strong>nave e magiare). Un'attenzione particolare deve inoltre essere prestata al fatto<br />

che l'impero romano era stato in certo modo un punto <strong>di</strong> arrivo <strong>della</strong> storia del mondo<br />

antico, non <strong>di</strong>ciamo creando ma certo consolidando una civiltà relativamente unitaria<br />

nell'ambito del Me<strong>di</strong>terraneo. All'impero furono annesse regioni via via più estranee a<br />

questo teatro originario, fino al caso estremo <strong>della</strong> Britannia, ma la sua struttura<br />

fondamentale restò sempre l'unità del Me<strong>di</strong>terraneo. Tale unità era limitata<br />

dall'esistenza <strong>di</strong> due lingue ufficiali (il latino e il greco) e <strong>di</strong> molte lingue locali nonché<br />

dalle molteplici <strong>di</strong>fferenze che permasero fra Occidente e Oriente; ma questi<br />

limiti pesavano solo fino a un certo punto, perché il bilinguismo e il polilinguismo<br />

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