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SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...

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aveva scritto un compen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> storia antica subor<strong>di</strong>nato alle esigenze (ve<strong>di</strong> capitolo 2,<br />

paragrafo 1) degli studenti più giovani impegnati nella lettura degli autori classici.<br />

Successivamente Keller ampliò il suo piano <strong>di</strong> lavoro e alla seconda e<strong>di</strong>zione <strong>della</strong><br />

Historia antiqua (1685) fece seguire nel 1688 e 1696 altri due volumi <strong>di</strong> Historia<br />

me<strong>di</strong>i aevi e Htstoria nova. Il titolo esatto del secondo volume era Historia meiti aevi<br />

a temporibus Constantini Magni ad Constantinopolim a Turcis captam e fissava<br />

all'anno 1453 il ter minus ad quem <strong>della</strong> trattazione, seguendo il rilievo che nel XVI<br />

secolo molti umanisti europei. avevano attribuito a quella data. In realtà Keller<br />

prolungava la sua esposizione fmo alla fine del XV secolo e teneva conto <strong>di</strong> più punti<br />

<strong>di</strong> vista: quello umanista (il 1453 e la fme delle "tenebre" nelle lettere), quello<br />

protestante (il profilarsi <strong>di</strong> una nuova pietà religiosa) e anche quello <strong>della</strong> "modernità"<br />

determinata dalle invenzioni e scoperte <strong>di</strong> fine Quattrocento (sul quale torneremo nel<br />

prossimo capitolo). Rispetto alle rappresentazioni variamente costruite solo sullo<br />

spirito polemico, il libro <strong>di</strong> Keller faceva ricorso a criteri eterogenei <strong>di</strong> perio<strong>di</strong>zzazione<br />

e accennava a un Me<strong>di</strong>oevo un po' più "neutro" e anche più arido, cioè a<br />

quello dei compen<strong>di</strong> scolastici basati sulla piatta successione <strong>di</strong> eventi, personaggi e<br />

date.<br />

Questo Me<strong>di</strong>oevo puramente scolastico si affermò nel corso del XVIII secolo,<br />

venendosi a combinare in maniera molto esteriore, appunto secondo la natura dei<br />

compen<strong>di</strong>, con quello degli umanisti, dei protestanti e degli illu-ministi. L'e<strong>di</strong>zione<br />

originale <strong>della</strong> Cyclopae<strong>di</strong>a, pubblicata nel 1728 a Londra da Ephraim Chambers,<br />

non contiene la voce Me<strong>di</strong>oevo, aggiunta poi nel volume <strong>di</strong> supplemen-to del 1753.<br />

Bisogna aspettare l'e<strong>di</strong>zione del 1798 perché il Dictionnaire dell' Académie de France<br />

introduca la voce "Me<strong>di</strong>oevo". In entrambi i casi il periodo viene delimitato fra<br />

Costantino e la rinascita delle lettere del 1453.<br />

La storia del concetto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>oevo non finisce qui. Dopo l'originaria invenzione da<br />

parte degli umanisti, il Me<strong>di</strong>oevo è stato reinventato una decina <strong>di</strong> volte e <strong>di</strong> esso si<br />

può parlare in molti mo<strong>di</strong>.<br />

Anche solo limitandosi all'immagine originaria dei secoli bui, l'ignoranza e la<br />

barbarie sono cose ben <strong>di</strong>verse se riferite al V-VI secolo, con il sacco <strong>di</strong> Roma e i<br />

longobar<strong>di</strong>, o invece al XIII-XIV, con la filosofia scolastica e l'architettura gotica.<br />

Già dalla fine del Settecento, inoltre, attorno al Me<strong>di</strong>oevo oscuro si è sviluppata non<br />

solo la repulsione razionalista, ma anche il torbido coinvolgimento dei noiosissimi<br />

romanzi gotici che con le loro tetre atmosfere e ambientazioni hanno aggiunto - a<br />

cominciare dal Castello <strong>di</strong> Otranto <strong>di</strong> Horace Walpole (1764) e da Il monaco <strong>di</strong><br />

Matthew <strong>Le</strong>wis (1796)- un ulteriore tocco alla figura dell'oscurità. È poi seguito il<br />

Me<strong>di</strong>oevo del romanticismo cattolico, con la trasformazione del termine "gotico" da<br />

insolenza a nome <strong>di</strong> un ammirato stile architettonico e con la riscoperta <strong>della</strong> società<br />

cristiana, organica e gerarchica, rifugio ideale dopo una generazione <strong>di</strong> guerre e<br />

rivoluzioni.<br />

In una successione <strong>di</strong> modelli che non si è interrotta fino ai giorni nostri, si sono<br />

combinati tra loro gli aspetti più <strong>di</strong>sparati, fino a produrre, come ha ben scritto Giuseppe<br />

Sergi, la duplice immagine, <strong>di</strong> un "altrove" positivo e <strong>di</strong> uno negativo:<br />

"Nell'altrove negativo ci sono povertà, fame, pestilenze, <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne politico,<br />

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