SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...
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soperchierie dei latifon<strong>di</strong>sti sui conta<strong>di</strong>ni, superstizione <strong>di</strong> popolo e corruzione del<br />
clero. Nell' altrove positivo ci sono i tornei, la vita <strong>di</strong> corte, elfi e fate, cavalieri fedeli<br />
e principi magnanimi". Senza forzare molto le cose, si può <strong>di</strong>re che non ci sia<br />
simbolo dell'età me<strong>di</strong>evale, attraverso tutto il suo percorso, che non si presti a una<br />
duplice lettura. A volte questa è apparente, perché compiuta accostando fenomeni o<br />
momenti <strong>di</strong>versi, a volte è insita nella complessità delle cose e suggerita dalle fonti<br />
stesse; ma spesso è legata agli atteggiamenti contrad<strong>di</strong>ttori che assumiamo <strong>di</strong> fronte a<br />
un'identica realtà e fra i quali non riusciamo a decidere. Al Me<strong>di</strong>oevo barbaro si<br />
contrappone così il suo doppione positivo costituito dal Me<strong>di</strong>oevo giovane e<br />
turbolento (le fresche energie germaniche immesse nel decrepito corpo del basso<br />
impero romano); all'anarchia feudale la società organica degli or<strong>di</strong>ni; al mondo<br />
economicamente e culturalmente chiuso dell'età feudale quello delle città, dei<br />
mercanti, dei viaggi <strong>di</strong> Marco Polo; alla crociata come guerra santa motivata<br />
dall'intolleranza e condotta con violenza sanguinaria, la crociata come avventura<br />
dello spirito che ha l'involontario effetto <strong>di</strong> far confrontare due culture; all'«esercito <strong>di</strong><br />
monaci, sempre pronti a esaltare con le loro imposture i terrori superstiziosi»<br />
(Condorcet, op. cit., p. 79), l'estremo razionalismo <strong>della</strong> filosofia scolastica. Ma il<br />
caso più emblematico <strong>di</strong> duplicità è costituito dalla figura del cavaliere, <strong>di</strong>fensore<br />
<strong>della</strong> fede e dei deboli o invece avventuriero e criminale, del quale già nel 1135<br />
Bernardo <strong>di</strong> Chiaravalle smascherava la vocazione <strong>di</strong> malitia nascosta <strong>di</strong>etro la<br />
retorica <strong>della</strong> militia cristiana.<br />
Bibliografia <strong>di</strong> riferimento:<br />
La storia dell'idea <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>oevo è trattata da G. Falco, La polemica" sul Me<strong>di</strong>oevo<br />
(1933), Guida, Napoli 1977 (che resta l'opera più importante sull'argomento; la<br />
citazione è tratta dalla p. 71); R. ManselIi, Il Me<strong>di</strong>oevo. Introduzione storiografica,<br />
Giappichelli, Torino 1967; L. Gatto, Viaggio intorno al concetto <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>oevo, Bulzoni,<br />
Roma 1977, 1995; Mario Sanfilippo, Dentro il Me<strong>di</strong>oevo, La Nuova Italia,<br />
Firenze 1990, pp. 4.10; P. Delogu, Introduzione allo stu<strong>di</strong>o <strong>della</strong> storia me<strong>di</strong>evale, il<br />
Mulino, Bologna 1994, pp. 17-64.<br />
La co<strong>di</strong>ficazione del X secolo come età allo stesso tempo <strong>di</strong> massima superstizione,<br />
barbarie intellettuale e corruzione del papato fu compiuta da F. Gregorovius nel libro<br />
VI <strong>della</strong> <strong>Storia</strong> <strong>della</strong> città <strong>di</strong> Roma nel Me<strong>di</strong>oevo (1859-1872), Einau<strong>di</strong>, Torino 1973.<br />
La formazione <strong>della</strong> leggenda <strong>della</strong> papessa Giovanna è esposta da A. Boureau, La<br />
papessa Giovanna (1988), Einau<strong>di</strong>, Torino 1991. <strong>Le</strong> citazioni dell'Essai sur le<br />
moeurs <strong>di</strong> Voltaire sono tratte dall'e<strong>di</strong>zione a c. <strong>di</strong> R. Pomeau, Garnier-Bordas, Paris<br />
1990,2 voll.; quelle de I progressi <strong>della</strong> società europea <strong>di</strong> W. Robertson dalla trad.<br />
<strong>di</strong> G. Agosti con una "Introduzione" <strong>di</strong> G. Falco, Einau<strong>di</strong>, Torino 1951; quelle<br />
dell'Abbozzo <strong>di</strong> Condorcet dall'ed. it. a c. <strong>di</strong> M. Minerbi, Einau<strong>di</strong>, Torino 1969. <strong>Le</strong><br />
informazioni su Cellarius sono desunte da G. Falco, op. Clt., pp. 104-107. Il passo <strong>di</strong><br />
G. Sergi si trova in L'idea <strong>di</strong> Me<strong>di</strong>oevo. Tra senso comune e pratica storica, Donzelli,<br />
Roma 1998, p. 13. Anche D. Cantimori aveva osservato: «Chi non sente e non vede<br />
ancora in questa parola e neI corrispondente concetto qualcosa <strong>di</strong> cupo, <strong>di</strong> terribile, da<br />
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