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SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...

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ugualmente, fenomeni come la clausura totale delle monache e la monacazione<br />

forzata furono assai più <strong>di</strong>ffusi dopo il XVI secolo che nel XIII.<br />

Uno straor<strong>di</strong>nario accumulatore <strong>di</strong> luoghi comuni sul Me<strong>di</strong>oevo è il cinema. Sergio<br />

Bertelli ha mostrato bene che non è solo la fretta, la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> scarsi mezzi, la<br />

sciatteria mentale e la semplice ignoranza a spingere gli autori <strong>di</strong> film <strong>di</strong><br />

ambientazione me<strong>di</strong>evale a commettere anacronismi ed errori <strong>di</strong> ogni genere nella<br />

ricostruzione <strong>di</strong> ambienti, comportamenti, mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> pensare. Spesso si tratta <strong>di</strong> scelte<br />

volontarie per aderire all'immagine corrente del Me<strong>di</strong>oevo e far sembrare al pubblico<br />

inequivocabilmente "me<strong>di</strong>evali" i personaggi e le vicende cui sta per assistere.<br />

Per verificare questa tendenza sceglieremo prima <strong>di</strong> tutto Il settimo sigillo <strong>di</strong> Ingmar<br />

Bergman (1956), un'intensa riflessione filosofica e teologica sulla morte. Del cavaliere<br />

Antonius Block, il personaggio principale, veniamo a sapere che sta tornando<br />

da una crociata. Successivamente la processione dei flagellanti, sullo sfondo <strong>di</strong> un'epidemia<br />

<strong>di</strong> peste, è uno dei momenti costruiti con maggiore maestria registica. In più<br />

Bergman inserisce a un certo punto il rogo <strong>di</strong> una strega, che assume un'importanza<br />

centrale nel contesto drammatico del film. L'insieme "crociate, peste, streghe" appare<br />

funzionale a rappresentare sinteticamente il Me<strong>di</strong>oevo, ma è quanto <strong>di</strong> più eterogeneo<br />

si possa immaginare. La peste ci fa collocare nel 1350, quando la "morte nera"<br />

raggiunse i paesi scan<strong>di</strong>navi; ma il 1350 è un anno da una parte troppo tar<strong>di</strong>vo<br />

rispetto all'epoca delle crociate e dall'altra troppo precoce rispetto all'epoca <strong>della</strong><br />

"caccia alle streghe". Tutto questo è irrilevante se parliamo del valore artistico del<br />

film e se inten<strong>di</strong>amo <strong>di</strong>scutere le ragioni che, in questa e in altre occasioni, hanno<br />

spinto Bergman a cercare una particolare ambientazione storica per la sua opera. Non<br />

lo è, invece, se l'oggetto <strong>della</strong> <strong>di</strong>scussione è un certo modo <strong>di</strong> rappresentare il<br />

Me<strong>di</strong>oevo.<br />

Pren<strong>di</strong>amo allora come secondo esempio Il nome <strong>della</strong> rosa <strong>di</strong> Jean-Jacques Annaud<br />

(1986), una traduzione puramente commerciale del fortunato e complesso romanzo <strong>di</strong><br />

Umberto Eco. In questo caso gli avvenimenti narrati hanno una precisa collocazione<br />

nel tempo, il 1327, e l'insieme che deve rendere il Me<strong>di</strong>oevo è costituito fra l'altro da<br />

un'abbazia benedettina particolarmente cupa e gotica, dalla sinistra figura<br />

dell'inquisitore domenicano Bernard Gui, dalle torture e dalla condanna al rogo<br />

inflitte da costui a un eretico e a una strega. Prendendosi molte libertà nei confronti<br />

sia del romanzo sia <strong>della</strong> realtà storica (Bemard Gui è realmente esistito, ma morì <strong>di</strong><br />

morte naturale nel 13 31), il fIlm mostra come la crudeltà dell'inquisitore susciti una<br />

sollevazione conta<strong>di</strong>na che lo costringe a fuggire e alla fine lo punisce provocandone<br />

la morte. Non insistiamo su que-ste falsificazioni inserite per garantire meglio la<br />

partecipazione emotiva del pubblico e soffermiamoci invece sugli altri aspetti <strong>di</strong><br />

questo Me<strong>di</strong>oevo "tipico".<br />

La tortura dell'eretico è presentata con esibizione <strong>di</strong> particolari efferati, ma, come<br />

mostra Bertelli, con scarsa aderenza alla realtà giu<strong>di</strong>ziaria del momento. Tutta la<br />

questione sta prendendo in effetti un andamento imbarazzante. I me<strong>di</strong>evisti <strong>di</strong><br />

professione non hanno <strong>di</strong>fficoltà a mostrare che la rappresentazione degli inquisitori<br />

come torturatori sa<strong>di</strong>ci e psicopatici è piuttosto fantastica e che le cifre delle vittime<br />

dell'Inquisizione me<strong>di</strong>evale date da alcuni storici <strong>di</strong> fine Ottocento non hanno alcun<br />

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