SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...
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erano <strong>di</strong>ffusi e perché i movimenti <strong>di</strong> persone, merci e idee fra le <strong>di</strong>verse parti<br />
dell'impero erano intensi e non incontravano frontiere <strong>di</strong> nessun genere.<br />
Pur essendo riuscito ad annettere gran parte del continente europeo, portando il<br />
proprio confine fino alla linea Reno-Danubio, l'impero romano continuava a restare<br />
politicamente ed economicamente centrato sul Me<strong>di</strong>terraneo. Nel II secolo d.C. le<br />
province imperiali situate in Europa (nel senso geografico dell'espressione)<br />
rappresentavano più dei due terzi del territorio totale, ma meno <strong>della</strong> metà <strong>della</strong><br />
popolazione. Se ci riferiamo alla parte propriamente me<strong>di</strong>terranea dell'impero,<br />
comparandola alla sola Europa continentale, troveremo che il suo peso territoriale,<br />
demografico, economico e politico era ancor più nettamente preponderante. In queste<br />
con<strong>di</strong>zioni si capisce perché sia storicamente sensato ricondurre, come faceva Henri<br />
Pirenne, il passaggio dall' Antichità al Me<strong>di</strong>oevo alla fine <strong>della</strong> civiltà me<strong>di</strong>terranea e<br />
alla nascita <strong>di</strong> una civiltà europea e vedere quin<strong>di</strong> nel Me<strong>di</strong>oevo stesso il primo vero<br />
atto <strong>della</strong> storia dell'Europa. In altre parole, la fine dell'impero romano e del mondo<br />
antico comportò anche la separazione dell'Europa continentale geografica dai destini<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo e l'emergere <strong>di</strong> un'Europa come nuova area <strong>di</strong> civiltà.<br />
Questo fatto va tenuto presente da chi fosse portato a vedere, più <strong>di</strong> quanto sia lecito,<br />
l'Europa come erede universale del mondo antico. In realtà fra il IV e l'VIII secolo il<br />
Me<strong>di</strong>terraneo si <strong>di</strong>vise in tre parti, quella latina, quella greca e quella araba; se è vero<br />
che la <strong>di</strong>sponibilità <strong>della</strong> civiltà islamica ad accogliere elementi <strong>di</strong> quella antica fu limitata<br />
ad alcuni aspetti <strong>della</strong> filosofia e <strong>della</strong> scienza e si esaurì nel giro <strong>di</strong> quattro<br />
secoli, è invece <strong>di</strong>fficile <strong>di</strong>re quale delle altre due ha più <strong>di</strong>ritto a riven<strong>di</strong>care l'ere<strong>di</strong>tà<br />
antica. Così pure, è <strong>di</strong>fficile attribuire maggiore autenticità a una o all'altra delle due<br />
confessioni cristiane, quella cattolico-romana, adottata dall'Europa occidentale, e<br />
quella greco-ortodossa (anche senza considerare le altre chiese cristiane, quelle<br />
monofisite e nestoriane). D'altra parte, la stessa saldatura fra Europa e Me<strong>di</strong>terraneo<br />
latino è stata complessa e problematica fino a tempi relativamente recenti. Volendo<br />
esprimere in maniera molto schematica che cosa costituisce la prima identità culturale<br />
dell'Europa dovremmo in<strong>di</strong>care una miscela composta da un terzo <strong>della</strong> civiltà antica,<br />
da meno <strong>della</strong> metà <strong>della</strong> religione cristiana e infine dal contributo germanico.<br />
La nascita dell'Europa non può peraltro ridursi solo a un dosaggio <strong>di</strong> questi tre<br />
elementi, ma va ricondotta anche ad altri fattori. Henri Pirenne invitò a tener conto <strong>di</strong><br />
quelli <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne geografico-ambientale. Diversi aspetti <strong>della</strong> sua tesi su "Maometto e<br />
Carlo Magno" («senza Maometto Carlo Magno è inconcepibile»), proposta anche<br />
prima <strong>di</strong> far da titolo all'opera postuma del 1937, non possono reggere <strong>di</strong> fronte ai<br />
fatti che la contrad<strong>di</strong>cono. In primo luogo, anche se accettiamo <strong>di</strong> assolvere le<br />
invasioni germaniche dal ruolo <strong>di</strong> fattore catastrofico nella storia finale del mondo<br />
antico, non è possibile affermare che le strutture <strong>di</strong> fondo <strong>di</strong> questo mondo erano<br />
ancora sostanzialmente intatte al principio del VII secolo. La stessa "rottura dell'unità<br />
me<strong>di</strong>terranea" era cominciata prima <strong>di</strong> Maometto e non può essere considerata l'unica<br />
causa del <strong>di</strong>sfacimento del mondo antico. Infine Pirenne dava troppa importanza al<br />
solo aspetto commerciale <strong>di</strong> quella rottura, che era stata peraltro meno prolungata e<br />
drastica <strong>di</strong> quanto egli pretendeva. Ma accettare queste correzioni certo non marginali<br />
non significa anche dover respingere la parte davvero essenziale <strong>della</strong> tesi <strong>di</strong> Pirenne,<br />
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