SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...
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<strong>della</strong> creazione dell'Europa rurale riuscì invece precisamente sul fallimento del<br />
precoce esperimento carolingio, a cominciare, prima che dal troppo simbolico anno<br />
Mille, dalla seconda metà del X secolo. Cade opportuna qui l'osservazione che il<br />
successo <strong>di</strong> questa civiltà rurale <strong>di</strong>pese anche dall'affermazione del "feudalesimo" ,<br />
ovvero <strong>della</strong> signoria terriera, con le sue forme <strong>di</strong> organizzazione economica e<br />
politica del territorio. La «crisi etnica ininterrotta» dei secoli V-VIII, la «falsa<br />
partenza» dell' età carolingia e la «ricostruzione dal basso» cominciata con<br />
l'affermazione del feudalesimo (secondo le espressioni <strong>di</strong> Stefano Gasparri e Roberto<br />
S. Lopez) fanno tutte parte, come prologo a scena chiusa, introduzione e primo<br />
effettivo atto <strong>della</strong> storia d'Europa. E' superfluo avvertire che questa lettura <strong>della</strong><br />
storia del Me<strong>di</strong>oevo non deve essere forzata, creando l'illusione <strong>di</strong> scorgere già nella<br />
carta dei popoli e dei regni del IX o anche del XII secolo gli stati nazionali<br />
dell'Europa moderna. L'atto <strong>di</strong> nascita delle nazioni europee non sta nel giuramento <strong>di</strong><br />
Strasburgo dell'842 e così pure le "nazioni" delle università europee o anche dei<br />
concilii ecumenici non hanno niente a che fare con le nazioni nel senso ottocentesco<br />
<strong>della</strong> parola. La Germania fu a lungo solo la "Francia (nel senso <strong>di</strong> regno dei Franchi)<br />
orientale"; per parecchi secoli la "Francia" corrispose solo a una parte non grande<br />
<strong>della</strong> Gallia a nord <strong>della</strong> Loira. Come ha ben mostrato Yves Renouard, ancora al<br />
principio del XIII secolo molti tratti decisivi <strong>della</strong> futura Europa occidentale<br />
restavano assai incerti: la Spagna meri<strong>di</strong>onale era più legata al Marocco che<br />
all'Europa; in Inghilterra la <strong>di</strong>nastia regnante parlava il franco-normanno e stava per<br />
consolidare l'unione fra i domini normanni e inglesi e quelli posseduti sul lato<br />
atlantico <strong>della</strong> Francia; i legami fra la Catalogna e la Linguadoca erano ben più forti<br />
<strong>di</strong> quelli che l'una e l'altra avevano con la Spagna e con la Francia. Strade ben <strong>di</strong>verse<br />
da quelle che sarebbero state seguite verso gli stati e le nazioni europee erano<br />
ancora del tutto aperte e lo sarebbero rimaste fino al XIV e anche fino al XV secolo.<br />
L'unione Castiglia-Portogallo poteva realizzarsi al posto <strong>di</strong> quella Castiglia-Aragona<br />
e lo stesso vale per quella tra Borgogna e Paesi Bassi al posto <strong>di</strong> quella tra Francia e<br />
Borgogna.<br />
Riferimenti bibliografici:<br />
Sui limiti dell'unità linguistica del mondo romano, si vedano E. Campanile, <strong>Le</strong> lingue<br />
dell'impero, in <strong>Storia</strong> <strong>di</strong> Roma <strong>di</strong>retta da A. Momigliano e A. Schiavone, vol. IV,<br />
Caratteri e morfologie, Einau<strong>di</strong>, Torino 1989, pp. 679-691 e C. Mango, La civiltà<br />
bizantina (1980), Laterza, Roma-Bari 1991, cap. 1, "Popoli e lingue".<br />
Al libro <strong>di</strong> H. Pirenne, Maometto e Carlomagno (1939), Laterza, Bari 1969 (le<br />
citazioni sono tratte dalle pp. 225, 3-4, 276), è ancora legato l'intervento<br />
particolarmente stimolante <strong>di</strong> G. Petralia, A proposito dell'immortalità <strong>di</strong> "Maometto<br />
e Carlo Magno" (o <strong>di</strong> Costantino), in "Storica", 1995, n. 1, pp. 37-87.<br />
Il Me<strong>di</strong>oevo viene presentato spesso in termini <strong>di</strong> "nascita dell'Europa", ma con<br />
angolature tematiche e demarcazioni cronologiche molto <strong>di</strong>verse. C. Dawson, La<br />
nascita dell'Europa (1939), il Saggiatore, Milano 1969, affermando che «è bene ri.<br />
cordare che l'unità <strong>della</strong> nostra civiltà non poggia soltanto sulla cultura laica e sul<br />
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