SCIPIONE GUARRACINO, Le età della Storia. I concetti di Antico ...
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civiltà. Dopo la breve parentesi <strong>di</strong> Carlo Magno e Alfredo il Grande, «l'oscurità<br />
ricomparve e tornò a stendersi sull'Europa più profonda e più greve <strong>di</strong> prima» (p. 17).<br />
La terza opera che qui consideriamo, Abbozzo <strong>di</strong> un quadro storico dei progressi<br />
dello spirito umano <strong>di</strong> Condorcet, fu pubblicata postuma nel 1795, l'anno dopo che<br />
l'autore era rimasto vittima del terrore giacobino. L'epoca <strong>di</strong>sastrosa <strong>della</strong> "decadenza<br />
dei lumi" comincia con l'Occidente che cade in mano ai barbari, ma anche con il<br />
<strong>di</strong>sprezzo dei sacerdoti per le lettere umane.<br />
Lo spirito umano [<strong>di</strong>scende] rapidamente dall'altezza cui si era elevato, e l'ignoranza<br />
[trascina] <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> sé qui la ferocia, altrove una crudeltà raffinata, dappertutto la<br />
corruzione e la perfi<strong>di</strong>a. Appena qualche bagliore <strong>di</strong> talenti, qualche tratto <strong>di</strong><br />
grandezza d'animo o <strong>di</strong> bontà, possono squarciare questa notte profonda.<br />
Fantasticherie teologiche, imposture superstiziose, sono il solo genio degli uomini;<br />
l'intolleranza religiosa è la loro sola morale; e l'Europa, schiacciata tra la tirannide<br />
sacerdotale e il <strong>di</strong>spotismo militare, attende nel sangue e tra le lacrime, il momento in<br />
cui dei nuovi lumi le permetteranno <strong>di</strong> rinascere alla libertà, all'umanità e alle virtù.<br />
(p. 76)<br />
Attraverso le notazioni <strong>di</strong> Voltaire, Robertson e Condorcet non è <strong>di</strong>fficile mettere<br />
insieme il complesso <strong>di</strong> caratteri che abitualmente si associano all'aggettivo<br />
"me<strong>di</strong>evale". Un punto molto importante da notare è che in nessuno <strong>di</strong> questi tre<br />
autori fa spicco l'uso <strong>di</strong> termini come me<strong>di</strong>evale o Me<strong>di</strong>oevo. "Me<strong>di</strong>evale" è in effetti<br />
un neologismo che si afferma solo dopo il 1870. Il Dictionnaire <strong>di</strong> Émile Littré<br />
(1873), dove figura "Mé<strong>di</strong>éviste", non ammise "Mé<strong>di</strong>éval" (che compare invece nel<br />
supplemento del 1877, con un'occorrenza datata al 1874); Tommaseo lo incluse nel<br />
suo Dizionario, ma lo giu<strong>di</strong>cò «né necessario né. bello». Più sorprendente è l'assenza<br />
<strong>di</strong> "Me<strong>di</strong>oevo". In Robertson la parola compare una sola volta «Ancora più notevole<br />
era l'ignoranza del Me<strong>di</strong>oevo riguardo alla situazione geografica dei paesi lontani», p.<br />
237), in Voltaire e in Condorcet mai. Nella seconda delle "Osservazioni<br />
supplementari" aggiunte nel 1763, Voltaire osserva che «la guerra dell'impero e del<br />
sacerdozio» va considerata come «il filo conduttore attraverso il labirinto <strong>della</strong> storia<br />
moderna», da Carlo Magno ai tempi recenti (vol. II, p. 904); la storia si <strong>di</strong>vide qui<br />
solo in antica e moderna, con una <strong>di</strong>visione binaria che continuerà a lungo a fare<br />
concorrenza alla grande tripartizione. Di storia del Me<strong>di</strong>oevo («storia barbara dei<br />
popoli barbari che, <strong>di</strong>venuti cristiani, non <strong>di</strong>ventano per questo migliori») Voltaire<br />
parla invece nella voce "Histoire" scritta nel 1757 per l'VIII volume<br />
dell'Enciclope<strong>di</strong>a. Quanto a Condorcet, il suo "Me<strong>di</strong>oevo" corrisponde alla sesta delle<br />
<strong>di</strong>eci epoche in cui è sud<strong>di</strong>viso il quadro dei progressi umani, fra l'originario riunirsi<br />
delle famiglie in tribù e i prossimi avanzamenti che dovranno seguire alla<br />
Rivoluzione francese.<br />
<strong>Le</strong> opere che hanno trasferito l'espressione "Me<strong>di</strong>oevo" dal campo <strong>della</strong> metafora al<br />
linguaggio storiografico sono nel Settecento i manuali a uso dei collegi e delle università.<br />
Primo fra tutti viene riconosciuto quello <strong>di</strong> Christopher Keller (o Cellarius),<br />
rettore dell'Università <strong>di</strong> Halle e professore <strong>di</strong> storia ed eloquenza, che nel 1675<br />
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