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Teologia fondamentale I

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grandi potenze, quelle per le occupazioni coloniali, il colonialismo, l'imperialismo politico, economicoe culturale della grandi potenze, industrialismo, capitalismo, comunismo ecc. Nel campo intellettuale,la divisione della cristianità, le nuove correnti filosofiche razionaliste e immanentiste e il diffondersidel pensiero scientista, spinsero la teologia della fede a un atteggiamento sempre difensivo, soventepreoccupato di combattere gli avversari con le loro stesse armi. Dalle due parti il problema venivaimpostato come dimostrazione della possibilità ed effettiva realtà della rivelazione e della fede,davanti all'immagine razionalistica e naturalistica del mondo, sviluppata da filosofie e scienze dellanatura. A loro volta, filosofie e scienze della storia ponevano il problema d'identificare con certezza larivelazione storica e di dimostrare come e perché, delle verità storiche contingenti, potessero diventareverità razionali necessarie e universali. In campo protestante, si accentuò la fede fiduciale(Schleiermacher parlerà più tardi di sentimento di dipendenza totale e di pia condizione dell'animo).La teologia cattolica fu portata a insistere sull'oggettività della fede e a elaborare tale oggettivitàcome conoscenza garantita. <strong>Teologia</strong> controversista e mentalità cartesiana indussero a trattare la fedein modo scientifico e sillogistico, dimostrare l'esistenza di Dio e l'evidenza della sua veracità. InGermania si tentò di utilizzare, nella teologia della fede, aspetti delle filosofie illuministe e idealiste(G. Hermes, A. Günther, J. Frohschammer). In Francia si preferivano approcci intuizionisti e fideisti(J.M.R. Lamennais, A. Bonnetty) volti a fondare la fede sull'esperienza interiore e l'intuizione religiosanon razionale. Se i primi inclinavano verso l'estrinsecismo, i secondi andavano verso unimmanentismo. Entrambe le impostazioni fallirono. Alcuni dei loro tentativi condussero a interventidel Magistero. Il Vaticano I trattò in modo più ampio le questioni della fede, indicando che l'uomocrede in base all'autorità di Dio rivelante. Perché la fede sia adeguata alla ragione, Dio offre, assiemeall'aiuto interiore, gli argomenti esterni della rivelazione, che sono alla portata della ragione edell'intelligenza di tutti. Nell'ultimo decennio del secolo XIX, il metodo francese dell'immanenzainsisté sulla forma religiosa della fede (M. Blondel, L. Laberthonnière, L. Ollé-Laprun ecc.). Si partivadall'analisi dell'azione umana e della vita, presentando l'accoglienza del dono gratuito della fede comesoluzione necessaria per l'esistenza umana. J.H. Newman presentò il suo assenso alla fede come realassent e la sua fenomenologia della coscienza come illative sense 18 .6. Epoca contemporaneaNell'epoca contemporanea il problema della fede continua ad avere rilievo centrale. Vi hannolavorato, in tal senso, filosofi (K. Jaspers, G. Marcel, M. Buber) e teologi protestanti (K. Barth, P.Tillich, G. Ebeling) e cattolici (B. Welte, K. Rahner ecc.). Gli uni e gli altri ripresero le tematiche delsecolo precedente, sviluppando via via problematiche nuove. Uno dei casi, relativamente più recenti,di divergenza fra posizioni cattoliche e riformate si presentò in R. Bultmann. Come visto nelprecedente capitolo, le premesse razionalistiche della sua demitizzazione lo portarono a un forteriduzionismo teologico ed esegetico. Qui va sottolineato un altro aspetto, riguardante i contenuti dellafede (fides quae). L'esclusione di valore salvifico dall'evento di Cristo, lo portò a sostenere unaescatologia del puro presente, che escludeva la salvezza futura dall'éschaton cristiano. In questo modo,però, escludeva pure la speranza. Di qui l'enorme difficoltà del senso da attribuire a un cristianesimoche non fosse più speranza di salvezza. Ancora oggi, questa viene considerata una lacuna tra le piùgravi dell'antropologia bultmanniana, che egli diceva ispirata a Heidegger. Tuttavia, la critica aHeidegger sottolinea pure che la sua teoria dell'angoscia, come <strong>fondamentale</strong> dimensione umana, nonsembra esserne pervenuta alle vere cause. Si pensa, quindi, che la ricerca condotta a un livello piùprofondo, primordiale e originario, avrebbe potuto proporre, come spiegazione della sua presenza, lasperanza 19 .L'angoscia di cui l'uomo soffre nasce dalla minaccia della sua speranza. Perciò il dato <strong>fondamentale</strong>e originario è la speranza, mentre l'angoscia ne sarebbe solo il derivato, nelle varie forme della suanegazione, mancanza o minaccia. La speranza, infatti, è indissolubilmente legata alla <strong>fondamentale</strong>esigenza dell'uomo, di realizzarsi nella libertà. Pertanto, sotto questo aspetto, una siffatta antropologiadell'angoscia, non lede in primo luogo l'esegesi e la teologia. Ad esserne inficiata maggiormente è la18 ET, 362.19 J. Alfaro, Rivelazione cristiana, fede e teologia, Brescia 1986, 201.30

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