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Teologia fondamentale I

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6. Accesso alla fedeK. Rahner notò che, nell'approccio alla fede, la persona non parte mai da una posizione di purarazionalità naturale, poiché cerca di capire ciò che nel profondo ha già esperito come grazia. L'accessoalla fede, quindi, non è un processo di deduzione logica, ma un passaggio, attraverso nessi dicorrispondenza significativa, mediante gli interrogativi di fondo sopra indicati. A tali interrogativi,portati alla loro ultimità o definitività, gli enunciati della fede cristiana sono la piena e unica risposta.Perciò è importante dimostrare che tali interrogativi, ineludibili e inevitabili, costituiscono un impegnototale di risposta, per non cadere in un assurdo privo di fondamento o in un nichilismo privo di futuro.Per questo, il discorso sul mistero assoluto di Dio, che si partecipa in modo salvifico è, non soloestremamente significativo ma, prima e sopra di tutto, risolutivo. Ciò premesso, occorre pureesprimere bene che cosa significhino realtà come: Dio, Trinità e Grazia, mostrando che, data lastoricità propria dell'uomo, la sua divinizzazione e trascendenza si può manifestare e spiegare solo inmodo e termini storici e, successivamente, concettuali. Sottolineare che la volontà salvifica di Dio èuniversale, significa riconoscere che la salvezza opera dappertutto. Ciò facilita la comprensione dellastoria della Rivelazione e del fatto che, solo in Cristo, mediatore universale, vero uomo, con coscienzacreaturale e attivo centro umano di libertà, si attua la suprema realtà trascendente del compimentoumano dell'uomo-Dio (cristologia trascendentale). Egualmente, solo nella radicale accoglienza delvangelo è attuabile la pretesa di Gesù, di essere il mediatore assoluto della salvezza.Pertanto, in tale realtà di salvezza, ha ragione di esistere il circolo tra realtà storica (miracoli,profezie, risurrezione) quale fondamento della fede e la fede quale modo di corrispondere allaconoscenza. Solo la Chiesa esprime la presenza permanente di Cristo come evento escatologico. A suavolta, solo la Chiesa cattolica avanza la pretesa di essere, per costituzione e per dottrina, larappresentanza storica, universale e univoca di Cristo. Essa, però, può e deve dimostrare pure di esserel'antica Chiesa, con il nesso storicamente più afferrabile, sotto ogni aspetto, con la Chiesa originaria.Quindi, come presenza storica e necessaria, dell'intima divinizzazione del genere umano in Cristo,mediante la grazia, è suo sacramento primordiale 10 .7. Ragionevolezza dell'atto di fedeCollegato a tutti questi aspetti, il problema della ragionevolezza della fede esprime tutto il suovalore. Già a proposito dei luoghi e dell'accesso della fede si è sottolineata la necessità della fedecristiana come atto intellettualmente onesto, ragionevole, moralmente corretto, umanamente libero eresponsabile, psicologicamente maturo e sano. Ciò significa che fede è ragionevolezza e credibilitàche, però, non sorge dall'evidenza interna dei suoi contenuti, che la ridurrebbe a semplice sapere. Dasempre, base della ragionevolezza e credibilità è la testimonianza e autorità di Dio. Dal NuovoTestamento in poi, lo è la testimonianza e autorità di Cristo. Non si tratta quindi, di conclusionilogiche o ragionamenti, ma di una ragionevolezza e credibilità, che non va contro le capacità dellaragione ma le supera (non ex ratione né sine ratione)9. Per questo il Concilio Vaticano I la chiamaobsequium rationi consentaneum 11 , essendo un atto umano, libero e consapevole delle ragioni che lorendono plausibile. La spiegazione concreta e dettagliata di tale ragionevolezza è una delle questionipiù complesse della teologia della fede. Essa è indicata come analysis fidei, la cui soluzione dipendedalla funzione attribuita ai segni di credibilità. Anche in questo campo si ebbero acute divergenze fraposizioni protestanti e cattoliche. Si è già visto che la teologia protestante s'interessava poco allaragionevolezza e ai segni della fede, attribuendo valore solo all'azione interiore dello Spirito Santo.Al contrario, la teologia cattolica, ha sempre giudicato tale posizione come fideista e incapace direndere ragione di sé e della propria speranza (1Pt 3,1). Inoltre la considera non adatta all'uomomoderno e alla cultura attuale, insofferenti e sospettosi di fronte a ogni doppia verità. Infine, la ritienecontraddetta dallo stesso Nuovo Testamento, che mostra Gesù sempre preoccupato di confermare etestimoniare la sua persona e il suo operato, ricorrendo alle profezie dell'Antico Testamento, ai10 K. Rahner, "Fede" (accesso alla), SM, III, 750-757.11 DS, 3009.65

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