2. Quando la ragione, illuminata dalla fede, cercaassiduamente, piamente, e nei limiti dovuti, conl'aiuto di Dio consegue una certa conoscenza moltofeconda dei misteri, sia per analogia con ciò checonosce naturalmente, sia per il nesso degli stessimisteri fra loro e col fine ultimo dell'uomo. Mai,però, è resa capace di poterli comprendere come leverità che formano il suo oggetto proprio.3. I misteri divini, infatti, per loro intrinsecanatura, sorpassano talmente l'intelletto creato che,anche dopo ricevuta la divina Rivelazione e lagrazia, rimangono avvolti nel velo della fede ecircondate come da una caligine4. Ma anche se la fede è sopra la ragione, non vipotrà mai essere vera divergenza tra fede e ragione:lo stesso Dio, infatti, che rivela i misteri e infondela fede, ha anche disposto il lume della ragionenell'animo umano. E Dio non potrebbe negare sestesso, come il vero non potrebbe mai contraddire ilvero.5. Questa inconsistente apparenza dicontraddizione, quindi, sorge specialmente da ciòche i dogmi della fede non sono stati compresi edesposti secondo il pensiero della Chiesa o cheopinioni fantastiche sono scambiate per conclusionidella ragione.6. La Chiesa ... ha anche da Dio il diritto e ildovere di proscrivere la falsa scienza, perchénessuno venga ingannato dalla filosofia e da vaneapparenze (Col 2,8).7. Non solo la fede e la ragione non possono maiessere in contrasto fra loro, ma possono darsi unaiuto scambievole: la retta ragione, infatti, dimostrai fondamenti della fede, illuminata dalla sua lucepuò coltivare la scienza delle cose divine; la fedelibera e protegge la ragione dagli errori el'arricchisce di molteplici cognizioni.{Questo numero della Dei Verbum riporta alla lettera ipunti della Dei Filius, sulla conoscenza razionale di Dio el'esigenza della Rivelazione per conoscere le coseaccessibili alla ragione. Il paragrafo di Dei Filiussottolinea i due ordini di conoscenza e la differenza fraoggetto della ragione naturale e misteri nascosti in Dio.Tutta questa parte del documento tratta argomenti digrande importanza, che elenchiamo brevemente: ildoppio ordine di conoscenza; il ruolo della ragionenell'ambito della verità soprannaturale; la nonopposizione fra fede e ragione; il reciproco aiuto fra fedee ragione; il carattere progressivo della scienzateologica 7 . Dei Filius, qui al n. 2., sottolinea bene dueelementi fondamentali per la teologia e la fede: l'analogiaentis e l'analogia fidei 8 }{Il principio dei due "ordini di conoscenza" presentenella Dei Filius, non è ripreso nello stesso contesto di DeiVerbum, sviluppato in una prospettiva epistemologica,filosofica e teologica alquanto diverso. È stato invececitato esplicitamente da Gaudium et Spes n. 59 perconfermare la "legittima autonomia della cultura especialmente delle scienze"}{Questo argomento non trova diretto riscontro in DeiVerbum}{Ancora in Gaudium et Spes viene trattato il rapportofra fede e scienze: il n. 12, invita a far progredire lescienze con spirito cristiano; il n. 36 sottolinea che lavera ricerca non è mai in contrasto con la fede; il n. 62,premesso che le nuove scoperte delle scienze suscitanosempre nuovi problemi, invita teologi e fedeli a dialogarecon gli uomini di scienza, per armonizzare le scienze colpensiero cristiano, senza accenni polemici alla falsascienza}7 Cf. DS 3015, 3016, 3017, 3019, 3020.8 Analogia entis o analogia dell'essere: relazione e affinità di due o più cose fra loro; analogia fideio analogia della fede: coesione delle verità della fede tra loro e nella totalità del progetto dellaRivelazione (CCC. 114).53
8. La dottrina della fede, che Dio ha rivelato, nonè stata offerta all'umana intelligenza come unsistema filosofico perché la perfezionasse, ma èstata affidata alla Chiesa, sposa di Cristo, come undivino deposito, perché la custodisse fedelmente ela dichiarasse infallibile.9. Dei sacri dogmi è da ritenersi sempre quelsignificato che ha determinato una volta la santamadre Chiesa e non bisogna mai allontanarsi daesso, a causa e in nome di una conoscenza più alta.{Già nel Vaticano I vi furono validi interventi su fede escienza, che per vari motivi non entrarono nel testofinale. Riportiamo in nota quello di particolare interesse,del Vescovo di Grenoble, Ginoulhiac. 9 Il testo citato nonfu adottato, negli stessi termini, dalla "deputazione dellafede" del Concilio che, però, nella redazione finale, tenneconto di alcuni suoi aspetti, qui in parte riconoscibili}9 "Equidem libenter agnoscit Ecclesia inter humanas scientias plures esse quae nil cum depositofidei concredito commune habent ideoque eas plane a revelatione supernaturali independenter tractariposse; imo veris scientiis jus esse sui principiis, suis methodis ac suis conclusionibus uti, ipsisqueliberum nihil in se admittendi, quod non fuerit ab ipsis sui conditionibus acquistum, aut quod fueritillis alienum. Nec ullo modo pertimescendum sibi est a liberis investigationibus et variis scientiaruminventis, si stent legibus suis, et fines proprios non transgrediantur. Verum cum sint scientiaehumanae, quae in pluribus et potioribus non solum affines sunt objecto proprio fidei catholicae sedetiam idem objectum habent, in iisque tractandis non raro accidat privatos homines in opiniones abire,quae fidei doctrinae contrariae esse certo cosgnoscuntur, omnes fideles eas pro erroribus qui fallacemtantum veritatis speciem prae se ferant, habere tenentur omnino. Ecclesia, enim quae una cumapostolico munere docendi mandatum accipit custodiendi depositum fidei, jus etiam et officiumdivinitus habet oppositiones, quocumque nomine insigniantur, proscribendi, ne quis decipiatur perphilosphiam et inanem fallaciam". M. P. LI, col. 251; cf. J. Brugerette, É. Amman, "Vatican" (Conc.du), DTC, XV-2, 2557.54
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