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Teologia fondamentale I

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5. Struttura trinitaria della RivelazioneIn questo manifestarsi, rivelarsi, donarsi, le persone divine presentano il grande mistero della lorointrinseca unità, uguaglianza e distinzione. Ciascuna Persona, nel suo proprio modo, è all'origine dellaRivelazione. Il Padre è colui che dispiega la sua iniziativa. Il Figlio Unigenito, inviato dal Padre, ècolui che s'incarna e manifesta storicamente e sotericamente in Gesù di Nazaret, l'Unto (Messia,Cristo), per redimere e salvare l'umanità. Lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, e daentrambi è inviato a continuare l'opera del Cristo nella Chiesa, guida la nuova comunità per tuttaquanta la verità, che interpreta e attualizza nella Chiesa, nuovo popolo di Dio, per condurla alla metafinale, al termine ultimo cui tutto tende.6. Struttura cristologica divino-umanaCristo è rivelatore e rivelato. È la perfetta manifestazione di Dio e compimento di tutta laRivelazione. È l'approdo dell'Antico Testamento, in cui si concentrano e compiono: continuità enovità; preparazione e compimento; figura e realtà; promessa e realizzazione. L'Antico Testamento,quindi, è l'attesa e la preparazione di Cristo. È la realtà già aperta, iniziata, ma non ancora compiuta. IlNuovo Testamento che è Cristo, è la Rivelazione definitiva, escatologica, ultima. Tuttavia, finora, ètale sempre e solo nella fede, perché non si è ancora manifestato quel che saremo, per cui permane latensione verso la visione promessa: "Carissimi, noi fin d'ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo nonè stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui,perché lo vedremo così come egli è" (1Gv 3,2) 11 .7. Prolegomeni alla Rivelazione: condizione e apertura dell'uomoL'introduzione e apertura dell'uomo alla Rivelazione risiede nella sua ineliminabile capacitàd'interrogazione, non solo sugli eventi correnti ma, assai più, sul senso ultimo o interrogatividell'ultimità la cui prima domanda è: che cosa sono? che diventa poi: chi sono? Questo interrogarsisenza fine costituisce la dimensione ontologica <strong>fondamentale</strong> dell'uomo. La domanda principale, chesottende tutte le altre, è su se stesso e il senso della propria vita. Tutto il suo vivere, comprendere,decidere e fare, è in funzione di essa. Interrogandosi sul donde vengo, scopre che la sua vita e il suoessere qui gli sono imposti. Nulla fu scelto da lui: tempo, luogo e famiglia di nascita, popolo e culturadi origine, condizioni ereditarie fisio-bio-psichiche, ambiente socio-culturale ecc. Tutto gli fu dato, omeglio, imposto.Se anziché al passato guarda al futuro, sorgono altre domande, riguardo al suo progetto, di libertàorientata al futuro: dove vado? Il non conoscere il proprio passato né il proprio futuro gli fariconoscere la finitezza della sua persona, dei suoi atti e della sua vita. Per contrasto rilevamaggiormente l'illimitatezza delle proprie attese e speranze, il suo bisogno di superarsi sempre, la suainquietudine di fondo. Ne scaturiscono ulteriori interrogativi che lo confrontano con le difficoltà,pesantezze e contraddizioni del presente. Perciò: che fare? Infine, la domanda decisiva: che sarà dime? Essa sintetizza tutte le altre difficoltà: oscurità delle origini e del passato, incertezza del presente,incognita del futuro e del suo fine o finalità. Non gli resta che abdicare, rinunciare totalmente eabbandonarsi all'assurdo (nichilismo). Oppure, può porsi l'ultimo interrogativo, quello kantiano di: checosa posso sperare?Se non ha tali capacità di analisi e problematizzazione, si porrà comunque la domanda che lecompendia tutte: quella sul senso della vita. Essa implica gli interrogativi sul significato, il senso, ilfine, l'intelligibilità, il valore: la vita ha un senso? Posta in termini più critici e rigorosi, essa diviene:la persona, la sua vita, hanno in sé strutture ontologiche che la rendono intellegibile? È legata a unafinalità? Infatti, per poterle "dare" un senso, deve "avere" un senso o, almeno, avere le condizioninecessarie per poterle dare un senso. In questo gioco di domande e risposte, l'uomo è, nello stessotempo, interrogante e interrogato. Vive, partecipa, soffre questa sua ineliminabile condizione nel suopiù profondo intimo, nel centro del suo io. Ma dicendo questo, siamo ritornati alla prima domanda "chisono?". Ora, però la formuliamo con una consapevolezza enormemente ampliata.11 NDTB 1376.8

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