colloca a un livello parziale, puramente intellettuale, ma a quello esistenziale, totale, che coinvolgetutta la persona nella scelta fra fede o non-fede 4 .Se la fede presuppone ed esige la funzione della ragione, il rapporto non può limitarsi a un purocomplemento o a una pacifica convivenza. Comporta, invece, una perenne tensione dialettica, fracontinuità e discontinuità, immanenza della ragione nella fede e trascendenza della fede rispetto allaragione. La ragione condiziona a priori la possibilità della fede, ma non la misura, perché laconversione è un salto qualitativo, che la ragione può solo comprendere, senza provocare né spiegare.Di fronte al contenuto della fede, la ragione è in una certa alienazione, come tensione fra comprenderequanto si crede (autonomia della ragione) e impossibilità di eliminare ogni presenza non-intellegibile(eteronomia della fede). La fede riconosce, presuppone ed esige una ragione che sia autonoma, maanche aperta alla possibilità che Dio si riveli nella storia 5 . Essa non può dimostrare alla ragione i suoilimiti, ma solo aiutarla a rendersene conto, aprendosi a nuovi orizzonti. Rivelazione e fedepresuppongono, implicano e richiedono, come condizione permanente, l'essere spirituale-finitoincarnatodell'uomo, soggetto cosciente, libero, in comunione, capace di pensare e di possedere sestesso autonomamente, secondo gli a-priori costitutivi della sua spiritualità finita. Rivelazione e grazianon sopprimono né limitano l'autonomia dello spirito umano, ma la esigono e implicano, in nome dellaloro stessa trascendenza e immanenza. Quanto nell'uomo è permanente e insostituibile costituisce lacondizione trascendentale della possibilità della sua divinizzazione 6 .3. Compiti e ruoliPertanto, il compito essenziale della teologia è di rendere la conoscenza prescientifica della fedeuna conoscenza esatta, critica, metodologica e sistematica (scientifica). La fede cerca la comprensionedi sé, passando dal credere al comprendere, interrogandosi a fondo. La teologia non potrebbe cercarela comprensione radicale della fede e del senso ultimo della vita cristiana, se l'uomo non fosseradicalmente capace di cercare il senso ultimo della sua esistenza (filosofare) e la sua ragione (capacitàdi filosofare) non fosse già presente all'interno della fede stessa. Perciò, la riflessione teologica nonpuò esimersi dal chiedersi che cosa renda l'uomo un possibile destinatario della Rivelazione e dellagrazia, andando alle strutture costitutive dell'uomo, come spirito finito incarnato e nel mondo. Diconseguenza, la riflessione razionale costituisce una struttura del pensare teologico, ossia un suomomento interno permanente, volto a rispondere alle esigenze di una comprensione totale della fede,interrogando criticamente, pensando metodicamente ed elaborando sistematicamente il contenutodella rivelazione. La filosofia non può essere parte subordinata, ma complementare alla teologia, comescienza <strong>fondamentale</strong> e indipendente, che condiziona la possibilità della riflessione teologica. Lafilosofia o è autonoma o non è filosofia. Né fede né teologia possono imporre limiti alla ragione, anchese essa ha i suoi propri limiti intrinseci. L'aiuto della filosofia condiziona necessariamente la teologia.Provoca tensioni, rischi e conflitti. Vi inserisce fragilità e limitatezze. La introduce nel campodell'umano, discutibile, parziale, provvisorio.Di qui la necessità di una continua coscienza critica e autocritica, affinché la filosofia non divengamisura né riduzione della teologia. <strong>Teologia</strong> e filosofia rimangono sempre dialettiche. Non si devemetterle d'accordo, ma farle dialogare, con rispetto reciproco e piena onestà intellettuale. Poiché lafede trascende tutti i sistemi filosofici, nessuna filosofia può esserle imposta, né tutte le si addicono osono compatibili. Poiché Rivelazione e fede si collocano all'interno di una conoscenza prefilosofica,non implicano alcuna filosofia, lasciando la teologia aperta a filosofie diverse. La fede non ècompetente a giudicare i metodi e le logiche dei sistemi filosofici e le teorie scientifiche, questoco0mpito è della teologia. Può invece constatare la contraddizione fra propri i contenuti (impliciti oespliciti) e determinate affermazioni filosofiche o scientifiche 7 . La teologia, nel suo rapporto con i4 L. Malevez, Histoire du salut et philosophie, Paris 1971, 73-102; Alfaro, Rivelazione cristiana,137-138.5 H. Bouillard, Blondel et le christianisme, Paris 1963; Alfaro, Rivelazione cristiana, 138-139.6 W. Kasper, Introduzione alla fede, Brescia 1972; Alfaro, Rivelazione cristiana, 139-140.7 Donum Veritatis, 9-10.71
diversi sistemi filosofici, non ha altra norma che la sua stessa funzione essenziale: la comprensioneradicale della fede. In tal senso, pure i sistemi atei o agnostici possono sollevare problemi e utili spuntidi riflessione, per i quali occorre il più rigoroso discernimento critico 8 .4. <strong>Teologia</strong>, cultura, mentalità scientificaLa teologia ha il compito di rendere comprensibile e comunicabile il messaggio per l'uomo di ognitempo e cultura, per presentare la Rivelazione cristiana come parola di Dio nel suo proprio momentostorico 9 . A tal fine ha bisogno di una filosofia dell'interpretazione (ermeneutica) e del linguaggio e nonpuò ignorare il pluralismo delle diverse concezioni filosofiche su uomo, mondo e storia, né le esigenzedelle diverse culture e religioni. Pertanto, deve collegare il senso della Rivelazione cristianaall'esperienza dell'esistenza umana, come risposta agli interrogativi fondamentali umani, affinchéognuno trovi personalmente significativo il messaggio cristiano 10 . L'importanza delle scienze e delletecniche, nella cultura attuale, è data dai profondi cambiamenti di mentalità e dalle nuovecomprensioni del rapporto tra uomo, mondo e storia. Ciò esige pure una nuova comprensione delmessaggio cristiano. La mentalità scientifica predominante (scientismo) ha fatto del metodo e dellapresunta certezza scientifica, il prototipo di ogni altro modo di conoscenza. Considerava inferiori lealtre forme, negando loro carattere universale e diffidava di ogni affermazione metaempirica(filosofica e teologica). È perciò necessario mostrare che i criteri limitati all'empiricamente verificabilenon sono applicabili a ogni ambito e situazione 11 .La mentalità prevalentemente scientifica dell'uomo moderno percepisce come estranee molterappresentazioni ed espressioni, fissate nelle formule dogmatiche, provenienti da antiche visioni delmondo, che hanno perso significato nel contesto culturale attuale. Perciò, esattezza di linguaggio erigore argomentativo costituiscono una sfida positiva delle scienze alla teologia. Il progressotecnoscientifico del nostro tempo ha contribuito alla crescita della secolarità, portando con sé aspettipositivi e negativi non del tutto separabili: 1) ha desacralizzato il mondo spogliandolo del numinoso,togliendo Dio da dove in realtà non si trovava e contribuendo a una comprensione più corretta dellatrascendenza di Dio sul mondo; 2) ha fatto emergere nell'uomo una nuova coscienza del suo potere sulmondo e sulla storia, prospettandogli la possibilità di diventare padrone del proprio futuro. Di qui latentazione più grave della cultura tecnoscientifica: limitare il senso dell'esistenza umana al rapportocol mondo e la storia, escludendo ogni trascendenza. Tale tendenza è rafforzata dalla propensione aconsiderare la verifica empirica come l'unica garanzia di ogni conoscenza umana.Nel loro insieme, i conflitti fra scienza e teologia hanno chiarito meglio i rispettivi limiti dei dueambiti. Tuttavia permane sempre la necessità di verificare criticamente: a) la presenza di visioni delmondo insite o implicite nel discorso teologico, b) la presenza di filosofie o pseudo-filosofie eideologie insite o implicite nel discorso scientifico, c) che cosa comporti esattamente la differenza fra"sapere" e "credere". La presenza delle scienze ha ridimensionato il rapporto fra teologia e filosofia,poiché la filosofia non è più l'unica, né principale espressione del sapere profano. Essa ha purecontribuito al pluralismo filosofico, ha posto in crisi la metafisica tradizionale, privandola di presuntifondamenti cosmologici e antropologici e ha reso problematica la sintesi filosofico-teologica delvero 12 . Di conseguenza, l'apertura alla trascendenza appare una scelta priva di continuità evidente, conl'autocomprensione dell'uomo. Inoltre, sono aumentate le occasioni di dialogo diretto fra teologia escienze, senza mediazione filosofica. A sua volta la filosofia, anche come epistemologia e filosofia8 H. Dumery, Critique et religion. Problème et méthode en philosophie de la religion, Paris 1957;Alfaro, Rivelazione cristiana, 142.9 Donum Veritatis, 7.10 B. Douroux, La psychologie de la foi chez S. Thomas d'Aquin, Fribourg 1956; Alfaro,Rivelazione cristiana, 143.11 G. Gismondi, Fede e cultura scientifica, Bologna 1993; Alfaro, Rivelazione cristiana, 144-145;I.T. Ramsey, Religious Language, London 1957, 40-52; Id., Christian Discours, Oxford 1965.12 J. Ladrière, L'articulation du sens, Paris 1970, 162; Alfaro, Rivelazione cristiana, 146-147.72
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