la teoria di J.J. Rousseau, che il contratto sociale nasce dall'alienazione della volontà e dei dirittipropri dell'individuo, per formare la volontà generale della società. In Hegel l'alienazione(Entäusserung) divenne il processo per cui la coscienza si perde negli oggetti, allorché li considerarealtà distinte o indipendenti da essa. Si supera con la reintegrazione o riconoscimento essi che furonocreati dal soggetto. Ciò porta al sapere assoluto o consapevolezza totale 12 . In Feuerbach il concetto èmeno appropriato, indicando una proiezione fantastica che produce la religione.Marx lo criticò. Riprendendo l'idea hegeliana di "perdita della coscienza nella molteplicità deglioggetti", l'applicò al suo concetto di uomo "essere esistente per sé". Coerente alla sua fede edonistamaterialista,identificò l'alienazione dell'uomo nelle condizioni economico-sociali: economia, proprietàe lavoro, che sottraggono al lavoratore i frutti della sua fatica e ingegno. Le alienazioni religiosenascono da essa e l'uomo le eliminerà considerando sua unica patria la terra 13 . Esistenzialismo epersonalismo svilupparono idee analoghe, ma più profonde. L'avere produrrebbe una reciprocatensione, che rende il soggetto schiavo dell'oggetto, alienandolo, perché rende la vita incomprensibile,intollerabile, ingiustificabile e causa di smarrimento 14 . Gradualmente, quindi, il concetto passò aindicare il processo per cui l'uomo si estrania da se stesso, identificandosi con gli oggetti e realtàmateriali da lui prodotte, fino a diventarne uno strumento passivo. Appare evidente il sovraccaricosemantico, negativo, subito dal termine e dal concetto: non appartenenza; stato sociale, umano,spirituale di estraneazione e smarrimento; dispersione e perdita dell'io per l'alterità dispotica degli altri;espropriazione di sé e della propria coscienza 15 .6.1. Antropologia dell'alienazioneSe da questi aspetti iniziali, interessanti ma incompleti, passiamo a una riflessione antropologicapiù approfondita, scopriremo l'importanza del tema, ai fini di una interpretazione più profonda deisoggetti e della condizione umana. Secondo che il concetto si applichi alle cose o alle persone, emergeuna differenza. Riguardo alle cose, l'alienazione è la condizione o stato di appartenenza ad altrapersona. Riguardo alle persone è il processo per cui l'individuo si estrania da se stesso, identificandosicon gli oggetti e le realtà materiali da lui prodotte, o con le persone con cui ha da trattare, fino adiventarne uno strumento passivo. In questa prospettiva, alienità indica un senso personale diestraneità, parziale o totale, sia al cosmo che a se stessi. Cose e persone sono per noi limitiinsormontabili, che divengono un divario insuperabile per le immense aspirazioni dell'io. In altritermini, non vi è cosa esteriore né interiore, pensiero, sentimento, moto riguardante noi stessi e gli altri(cose e persone) che possa appagarci totalmente. Quindi l'alienazione fontale o radicale è quelladell'uomo da se stesso, prima che da qualsiasi altra cosa. Essa è l'esperienza caratteristica e<strong>fondamentale</strong> della vita umana. È il dato stabile che si rileva in ogni epoca, cultura, religione. Indiceinequivocabile dell'alienazione-estraneazione da se stessi è l'insanabile scontentezza e insoddisfazione,indicante una reale insoddisfacibilità.La sua espressione più visibile è la critica o spirito critico, di cui cultura moderna e contemporaneavanno particolarmente orgogliosi. Essa non è mai mancata, nelle più diverse forme, in ogni epoca eciviltà. È una professione tipica, ruolo ambito e funzione remunerata di ogni espressione della nostravita: estetica, artistica, letteraria, filosofica, sociale, politica, religiosa ecc. Un'altra espressionesignificativa è la non omologabilità, sovente male utilizzata. Omologo significa conforme,corrispondente. L'uomo non è mai tale, né al cosmo, né alle altre specie, né agli altri soggetti, né a sestesso. Ciò perché è parte dell'universo e porzione della specie, ma non solo quello. La radicale nonomologabilità riguarda, soprattutto la dimensione storica, terrena, immanente. Benché immersi in essa,di essa non ci basta nulla: tempo, spazio, vita, limiti. Soprattutto il limite, qualunque esso sia, cidisgusta e angoscia. Tuttavia, tutto è limite. Perciò, l'alienazione radicale, insormontabile è la totalechiusura nei limiti, senza poterli sopportare. In definitiva, è tutto ciò che è terreno, storico, visibile,12 Fenomenologia dello spirito, I, Firenze 1960, 151-175.13 Économie politique et philosophie, in Oeuvres complètes, VI, Paris 1948, 24, 29-31, 78.14 G. Marcel, Être et avoir, Paris 1935, 242.15 "Alienazione", in Dizionario delle idee, 15.35
sperimentato e reale che ci disgusta e angoscia. E tale disgusto avviene in nome di un "umano"ultrastorico, invisibile, non sperimentato e irreale, che tuttavia non ci è alieno o estraneo e dal quale siè e ci si sente fortemente attratti. Qui sta il cuore di un'insanabile contraddizione. Se questo "altroumano" è illusione, proiezione, alienazione ecc., come pretese la modernità, resta da spiegare perchél'umanità non ne se sia mai liberata, ma ne sia sempre accompagnata, in modo così profondo,universale e decisivo. Se non è illusione, e tale non è, ci troviamo di fronte a un mistero insondabiledell'uomo.6.2. Alienazione e fedeSe esaminiamo la storia, le culture e le religioni, troviamo solo un uomo non alienato e nonalienante, che non è un mito, ma un modello proposto concretamente all'umanità, omologandosi alquale non ci si aliena. Si tratta di Gesù di Nazaret, il Cristo. Egli, veramente e pienamente uomo,richiama e ricollega ogni realtà a sé e al Padre, di cui si dichiara il Figlio Unigenito. Questo Padre èDio ed egli stesso è Dio. Per questo risolve con autorità i problemi insoluti dalle precedenti tradizionied esperienze religiose. In lui, adeguarsi e omologarsi a Dio non produce timore, sgomento,smarrimento, ma pace profonda e intima gioia. Quindi nessuna alienazione o estraneazione. Il solopensiero del suo allontanamento suscita nei suoi discepoli e seguaci, uomini normali, una profondatristezza e nostalgia. La nostalgia, come desiderio intenso e doloroso di persone, realtà, cose, tempi eluoghi, cui ritornare, e situazioni vissute, che si vorrebbe rivivere, va inserita in questo contestoantropologico. Comprensibile nei confronti del già attuato, vissuto e sperimentato, lo è assai menoverso realtà non vissute né sperimentate. Anch'essa, quindi, appare misteriosa o incomprensibile.Tuttavia, esplorata in profondità, si manifesta anch'essa come esigenza o invocazione di pienezza, diassoluto e infinito, di appagamento, di verità, bontà totale e amore, di comprensione e comunicabilitàtotale (comprendere ed essere compreso totalmente), di valorizzazione (essere apprezzato e apprezzaretotalmente), senza limiti d'intensità né di tempo.Nulla nell'universo, nel tempo, nel mondo e nessuno nell'umanità può dare questo, né autorizza avolerlo o anche soltanto pensarlo. Tuttavia, per l'uomo è il "sentire" più diffuso, stabile e comune intutti i tempi e tutte le culture. Comunque lo si chiami: stato d'animo, profondo, inconscio o conscio,aspirazione, convinzione, attesa, ecc., anche questa, è una "spia", indice di una realtà invisibile, di unadimensione ulteriore, che incombe su di noi, più reale e più forte di noi. Poiché si tratta di esperienzeintensamente personali, si spiegano e comprendono solo in una dimensione e contesto personali. Nonriguardano, però la personalità unidimensionale limitata, che conosciamo e sperimentiamo così bene innoi stessi e negli altri. Esigono persona e personalità che superino questi limiti, contingenze e finitezzeche alienano. Rinunciarvi, però, è rinunciare a noi stessi, alla nostra felicità, alla nostra vita. Tutto ciòè possibile solo a una persona, che trascenda totalmente e infinitamente l'uomo. Perciò il superamentodefinitivo della nostra alienazione irriducibile, estraneità radicale e inguaribile nostalgia, è nellaconformità, corrispondenza, comunione alla fonte reale delle aspirazioni, non illusorie ma ontologiche,essenziali. Ciò è quello che i credenti chiamano Dio. Essi, però, sono i primi a rendersi conto che talefonte reale esige garanzia e certezza. Che l'esigenza e aspirazione di corrispondenza e comunione siaveramente possibile e non illusoria. Vogliono riscontri attendibili. E anche qui la risposta vienedall'annuncio su Gesù il Cristo, Via, Verità, Vita.7. Storia e storicitàNella storia, come nella cultura, ogni uomo nasce, si sviluppa, si fa e contribuisce al divenire suo edell'umanità. Perciò storia e cultura sono una dimensione <strong>fondamentale</strong>, conglobante, esclusiva especifica dell'uomo. Qui ci soffermiamo sulla storia, come impresa comune e unificante di tuttal'umanità, scoperta e creazione del nuovo. In questo senso è una delle opere più espressive dell'uomo.La sua scoperta è recente, perché la storia, nel suo divenire, per rivelarsi, deve farsi ed essere fatta.Sulla storicità dell'uomo si può riflettere solo a partire dal divenire storico, perché l'avvenire nonancora accaduto non può essere punto di partenza, od oggetto della ricerca del senso ultimo dellastoria. Perciò, dobbiamo analizzare il divenire della storia, per delinearne l'avvenire ultimo e ciò rendeil problema non soltanto storico, ma pure escatologico. Non riguarda, infatti, solo il futuro dei singoli,ma quello dell'umanità e del mondo. Naturalmente, il divenire cosmico riguarda solo la trasformazionedella natura, mediante i processi studiati dalle scienze. Il divenire storico, invece, riguarda l'uomo e la36
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