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Teologia fondamentale I

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sense sottolineava l'apprensione intelligente delle proposizioni di fede, anche se non giustificate(dimostrate) con vero procedimento logico. I modernisti, invece, unendo fideismo protestantico eimmanentismo kantiano, riducevano la fede a un'esperienza religiosa individuale, esprimibile conlinguaggi sempre mutevoli. James, riguardo alle scelte importanti, ineludibili e prive di sostegniteorici, proponeva una pragmatica volontà di fede (will of belief) intesa come diritto di lasciareinfluenzare le proprie credenze dalle esigenze pratiche. Jaspers, propose la fede filosofica, non comesistema di dottrine ma, al contrario, come contestazione di ogni pretesa razionalistica di un sistema delmondo e come tesi e metodo della più ampia apertura alla realtà: "ciò che riempie e muove l'uomo nelfondo, nel quale egli, superando se stesso, si congiunge con la scaturigine dell'essere" 6 .Marcel vide la fede, fuori e sopra ogni determinazione e oggettivazione intellettualistica, comeindefinita apertura dell'io verso il "tu" e quindi come fedeltà, gravitazione verso il mistero ecollegamento alla realtà 7 . Attualmente, con la fine della modernità, crescono sia le tendenze asvalutare le capacità della ragione (pensiero debole, postmoderno), con esiti scettici o nichilisti, chequelle a favore per una certezza collegata alla fede 8 .4. Sviluppi storico-filosoficiQuesta panoramica, per quanto sommaria e sintetica, mostra come la filosofia abbia attribuito alconcetto di fede quasi tutti i significati, gli atteggiamenti e le figure possibili alla persona umana: dallafiducia all'opinione, all'idea erronea, ai dubbi irrisolti, al sapere certo. Ad essi soggiace, comunque, unsospetto o un pregiudizio che vi legge un'insufficiente approfondimento e certificazione, oun'arbitrarietà soggettiva e credulità acritica, che non escludono eventuali contenuti insensati. In breve,non si esclude da essa la possibilità che prenda per vero ciò che è falso. Un'altra precomprensionesembra suggerire, invece, l'esigenza di un giudizio di plausibilità o di un atteggiamento ben fondato,che le consentano un consenso incondizionato e illimitato, analogo a quello del sapere certo. Tuttavia,un evento ritenuto incondizionatamente vero, viene creduto anche senza un suo esame diretto. Ora, lafede implica un assenso fermo e irremovibile, ma senza una conoscenza diretta. Perciò l'attenzioneviene concentrata sulle persone capaci di garantirne la verità, ossia i testimoni competenti, capaci diconiugare fidatezza e certezza. In questo caso, la locuzione fede per autorità non esprimecorrettamente il senso reale dell'attestazione personale, che accompagna ogni processo responsabile difede, in cui il nesso fra momento oggettivo della conoscenza e momento soggettivo-personale dellavolontà è molto stretto e intenso 9 . Si deve parlare, invece, di fede per autorevolezza, che è cosa bendiversa. Se si trascura, fraintende o sottovaluta ciò, si finisce per ripiegare sul piano dei sentimenti edelle sensazioni, ove tutto viene facilmente sminuito ed equivocato, con gravi conseguenze filosofichee teologiche.Da parte sua, la prospettiva teologica focalizza efficacemente la specifica dimensione spiritualedella fede, che non va trascurata né sottovalutata. Essa può essere colta solo tenendo presente la suapossibile inesistenza e la difficoltà di passare dal processo vitale a un suo distanziamento oggettivo.Sono quindi due gli elementi della fede, egualmente fondamentali, da tener sempre presenti: a)l'assenso a un evento non direttamente accessibile; b) la giustificazione di esso in base all'esperienzadiretta di un teste, che risulti competente e affidabile dopo un rigoroso e approfondito vaglio critico.Chi crede, quindi, unisce al coraggioso ardire e al rischio del credere, anche la sensata esigenza dellarigorosa verifica, del discernimento, della giustificazione e conferma. Poiché essi si attuano in viasuccessiva e progressiva, non possono esservi all'inizio. Pertanto, occorre aggiungere, al presente della6 K. Jaspers, Vom Ursprung und Ziel der Geschichte, Zurigo 1949, 268, (tr. it. Milano 1965); Id.,Der philosophische Glaube, Zurigo 1948.7 G. Marcel, Du refus à l'invocation, Paris 1940, 158-182.8 "Fede", Dizionario delle idee, 413.9 K. Lehmann, "Fede", in Concetti fondamentali di filosofia, Brescia 1981, I, 746-747; cf. H.Bouillard, Logique de la foi, Paris 1963.57

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