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SACRAMENTUM CARITATIS BENEDETTO XVI - Figlie della Chiesa

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poveri. La coscienza umana ne è interpellata. Alle popolazioniche vivono sotto la soglia <strong>della</strong> povertà, più a causa di situazionidipendenti dai rapporti internazionali politici, commerciali eculturali, che non a motivo di circostanze incontrollabili, il nostrocomune impegno nella verità può e deve dare nuova speranza».(247)Il cibo <strong>della</strong> verità ci spinge a denunciare le situazioni indegnedell'uomo, in cui si muore per mancanza di cibo a causadell'ingiustizia e dello sfruttamento, e ci dona nuova forza ecoraggio per lavorare senza sosta all'edificazione <strong>della</strong> civiltàdell'amore. Dall'inizio i cristiani si sono preoccupati dicondividere i loro beni (cfr At 4,32) e di aiutare i poveri (cfr Rm15,26). L'elemosina che si raccoglie nelle assemblee liturgiche neè un vivo ricordo, ma è anche una necessità assai attuale. Leistituzioni ecclesiali di beneficenza, in particolare la Caritas a varilivelli, svolgono il prezioso servizio di aiutare le persone innecessità, soprattutto i più poveri. Traendo ispirazionedall'Eucaristia, che è il sacramento <strong>della</strong> carità, esse ne divengonol'espressione concreta; meritano perciò ogni plauso edincoraggiamento per il loro impegno solidale nel mondo.La dottrina sociale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>91. Il mistero dell'Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un impegnocoraggioso nelle strutture di questo mondo per portarvi quellanovità di rapporti che ha nel dono di Dio la sua fonte inesauribile.La preghiera, che ripetiamo in ogni santa Messa: « Dacci oggi ilnostro pane quotidiano », ci obbliga a fare tutto il possibile, incollaborazione con le istituzioni internazionali, statali, private,perché cessi o perlomeno diminuisca nel mondo lo scandalo <strong>della</strong>fame e <strong>della</strong> sottoalimentazione di cui soffrono tanti milioni dipersone, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Il cristiano laicoin particolare, formato alla scuola dell'Eucaristia, è chiamato adassumere direttamente la propria responsabilità politica e sociale.Perché egli possa svolgere adeguatamente i suoi compiti occorre78all'opera <strong>della</strong> salvezza. Maria di Nazareth, icona <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>nascente, è il modello di come ciascuno di noi è chiamato adaccogliere il dono che Gesù fa di se stesso nell'Eucaristia.SECONDA PARTEEUCARISTIA, MISTERO DA CELEBRARE« In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dalcielo,ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero » (Gv 6,32)Lex orandi e lex credendi34. Il Sinodo dei Vescovi ha riflettuto molto sulla relazioneintrinseca tra fede eucaristica e celebrazione, mettendo inevidenza il nesso tra lex orandi e lex credendi e sottolineando ilprimato dell'azione liturgica. È necessario vivere l'Eucaristiacome mistero <strong>della</strong> fede autenticamente celebrato, nella chiaraconsapevolezza che « l'intellectus fidei è sempre originariamentein rapporto con l'azione liturgica <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ».(105) In questoambito, la riflessione teologica non può mai prescinderedall'ordine sacramentale istituito da Cristo stesso. Dall'altra parte,l'azione liturgica non può mai essere considerata genericamente, aprescindere dal mistero <strong>della</strong> fede. La sorgente <strong>della</strong> nostra fede e<strong>della</strong> liturgia eucaristica, infatti, è il medesimo evento: il dono cheCristo ha fatto di se stesso nel Mistero pasquale.Bellezza e liturgia35. Il rapporto tra mistero creduto e celebrato si manifesta inmodo peculiare nel valore teologico e liturgico <strong>della</strong> bellezza. Laliturgia, infatti, come del resto la Rivelazione cristiana, ha unintrinseco legame con la bellezza: è veritatis splendor. Nellaliturgia rifulge il Mistero pasquale mediante il quale Cristo stessoci attrae a sé e ci chiama alla comunione. In Gesù, come soleva31

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