Tecnologie Alimentari 6 Settembre 2017
Tecnologie Alimentari da oltre 20 anni è una testata di riferimento per manager, tecnologi dell’industria alimentare ed imprenditori che operano nel settore.
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editoriale<br />
di Alessandro Bignami<br />
Eeditoriale<br />
Entra in vigore, sebbene in forma ancora provvisoria e parziale, il Comprehensive Economic and Trade Agreement (Ceta),<br />
l’accordo economico e commerciale globale fra Unione europea e Canada. Il trattato di libero scambio abbatte del 98%<br />
le tariffe doganali fra i due contraenti. In sostanza, sulle esportazioni europee verso il Canada si risparmieranno circa 400<br />
milioni di euro all’anno. I fautori dell’accordo non esitano a definire il Ceta un modello per futuri rapporti commerciali internazionali<br />
ispirati alla cooperazione, allo sviluppo e alla leale competizione. Una direzione opposta alle strategie protezionistiche<br />
oggi tornate alla ribalta in molti paesi, Stati Uniti inclusi. Il trattato deve ancora venire ratificato dai Parlamenti<br />
nazionali per entrare definitivamente in vigore. E non è un passaggio scontato. I critici nei confronti del Ceta infatti non<br />
mancano, sia tra i politici sia tra associazioni e cittadini.<br />
In ogni caso l’accordo rappresenta un momento storico per il commercio globale e non solo, interessando anche l’apertura<br />
reciproca delle gare pubbliche d’appalto alle imprese dei due contraenti, il riconoscimento reciproco di alcune<br />
professioni e l’adeguamento del Canada agli standard europei sulla protezione del diritto d’autore.<br />
Nell’ambito del libero scambio, uno dei settori destinati a godere maggiormente degli effetti del Ceta (o a subirli,<br />
CETA: LE OPPORTUNITÀ<br />
PER L’AGROALIMENTARE<br />
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secondo i detrattori) sarà l’agroalimentare, che rappresenta il 10% delle esportazioni Ue verso il Canada, per un valore<br />
complessivo di 5,6 miliardi di euro. Evidente il ruolo dell’Italia in tale scenario, che esporta nel paese nordamericano<br />
prodotti alimentari per un valore di 750 milioni di euro a fronte di importazioni per 574 milioni di euro. Il Ceta favorisce<br />
una maggiore apertura del Canada alle eccellenze agroalimentari made in Italy, grazie al riconoscimento e la protezione<br />
(per la prima volta in un’economia basata sul diritto anglosassone che privilegia il marchio d’impresa) di 41 prodotti di<br />
denominazione d’origine. Così la Bresaola della Valtellina, la Mortadella Bologna, il Culatello di Zibello, il Prosciutto di Parma,<br />
il Gorgonzola, il Parmigiano Reggiano, l’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena, il Pomodoro di Pachino e tutti gli<br />
altri prodotti alimentari inseriti nel Ceta e campioni dell’export tricolore, avranno in Canada un livello di protezione della<br />
propria denominazione assimilabile a quella europea, a favore quindi della propria identità di origine e contro il dannoso<br />
fenomeno dell’italian sounding. L’elenco dei prodotti tutelati potrà essere allungato successivamente. Al contempo gli<br />
alimenti canadesi importati dovranno rispettare gli standard di sicurezza e ambientali vigenti nell’Ue.<br />
La liberalizzazione dovrebbe portare all’aumento dei già intensi scambi fra Unione europea e Canada, rafforzando l’intesa<br />
commerciale fra due partner affini. Gli ideatori del Ceta rimarcano il fatto di aver dato una risposta alle complesse<br />
questioni dell’economia globalizzata. Una risposta che punta sull’apertura e la collaborazione reciproca, rinunciando alla<br />
tentazione delle barriere tariffarie e legislative. Se supererà la non ovvia ratificazione nei Parlamenti nazionali per l’entrata<br />
in vigore definitiva, il Ceta proverà a fornire un modello di sviluppo in grado di ridurre le distorsioni della globalizzazione,<br />
di tutelare la competizione e le regole, ma anche di agevolare il flusso continuo delle merci e delle idee.<br />
TECNOLOGIE ALIMENTARI N.6 <strong>2017</strong><br />
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