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FuoriAsse #22

Officina della cultura

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isuonano in noi terapeuti più di altre,<br />

perché ci appartengono, le riconosciamo<br />

come nostre e dunque, nel mio caso,<br />

contribuiscono a fornire materiale per la<br />

scrittura. Ma l’influenza più importante<br />

che a mio parere questo mestiere ha<br />

esercitato sulla mia scrittura non consiste<br />

tanto nei contenuti, quanto negli<br />

strumenti grazie ai quali è cambiato il<br />

mio modo di guardare la realtà delle<br />

cose. Il mio modello di lavoro, che è<br />

un modello psicoanalitico, va sempre al<br />

di là delle prime informazioni, nella convinzione<br />

che la realtà racchiuda sempre<br />

una pluralità di significati: va alla ricerca<br />

dei perché, spesso profondi, di cui<br />

l’uomo non ha coscienza; va alla ricerca<br />

delle storie degli uomini e cerca di ricostruirle<br />

per Attribuire significato alla<br />

particolare configurazione di fenomeni<br />

che osserviamo nel presente; va alla<br />

ricerca del valore comunicativo di ciò<br />

che osserviamo, delle analogie tra ciò<br />

che vediamo e i modi di essere di ogni<br />

FUOR ASSE 104<br />

uomo; va alla ricerca delle relazioni com -<br />

plesse che stanno dietro quel fenomeno,<br />

del significato evolutivo… Per fare questo<br />

i modi sono molti: i modelli teorici di<br />

riferimento, le conoscenze acquisite, le<br />

esperienze cliniche, ma soprattutto la<br />

capacità di affidarsi al nostro sentire,<br />

al nostro termometro emotivo interno,<br />

che è ciò che di più profondo e ed elaborato<br />

l’uomo possiede, qualcosa che sta<br />

alla base dello sviluppo umano stesso,<br />

quella nostra predisposizione a stare<br />

con gli altri, a sentire gli altri – nel senso<br />

di cum pati, di partecipare ai sentimenti<br />

altrui.<br />

CA - Si avverte un senso di circolarità<br />

in tutto il romanzo. Una certa tensione<br />

emotiva accomuna Sandro, Nuto, Dino,<br />

Giuliano, che sono i bambini della casa,<br />

ma sembra ricorrere anche nella vita<br />

adulta. Infatti, mentre durante l’infanzia<br />

si avverte la necessità di scoprire<br />

il mondo esterno, nella vita adulta, proprio<br />

per lo stesso bisogno di comprendere<br />

che cosa ora condiziona le esistenze<br />

di ognuno, i protagonisti guardano al<br />

passato attraverso una lente di ingrandimento.<br />

Questa circolarità può essere<br />

intesa come un’allegoria della vita<br />

stessa?<br />

MC - Non sono così sicuro, come a volte<br />

si dice, che la vita sia necessariamente<br />

circolare, non per tutti almeno, e che<br />

quando si abbia la fortuna di diventare<br />

vecchi ci si rivolga sempre al nostro sé<br />

bambino, si debba tornare a fare i conti<br />

– anche per una certa slatentizzazione<br />

delle nostre strutture neuronali –, con<br />

qualcosa di così distante nel tempo.<br />

Credo invece, e nel romanzo mi sembra<br />

che sia così, che ad ogni livello di sviluppo<br />

l’individuo debba fare i conti con ciò<br />

che è stato a un livello precedente, ma<br />

non perché lo sviluppo proceda in maniera<br />

verticale e si passi da una fase all’altra<br />

abbandonando ogni volta l’assetto<br />

interno della fase precedente, ma<br />

Le recensioni di<br />

Cooperativa Letteraria

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