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FuoriAsse #22

Officina della cultura

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«La civiltà è ancora merda – proclama<br />

Tristan Tzara nella Premiére aventure<br />

céleste de M. Antypirine del 1916, preambolo<br />

al manifesto dadaista del 1918 –<br />

ma da ora in poi ci vogliono merde in<br />

diversi colori, in modo da abbellire lo<br />

zoo d’arte con tutte le bandiere di tutti i<br />

consolati». Cosa c’è di meglio allora delle<br />

palate di bandiere colorate di Alighiero<br />

Boetti, nelle sue Mappe ricamate? L’artista<br />

consegna dal 1971 i suoi primi progetti<br />

di planisferi, semplici disegni a<br />

penna su stoffa, alle mani di ricamatrici<br />

afghane che con le loro lente agugliate<br />

con filo di lino, ne realizzano grandi<br />

arazzi, quasi mosaici filati e coloratissimi<br />

secondo la tradizione iridescente del<br />

ricamo caucasica il cui centro era<br />

Bukhara.<br />

Questi arazzi hanno i colori pirotecnici<br />

delle cartine di caramelle, ma visti in<br />

sequenza, al di là del fascino del manufatto<br />

nella sua solida e stolida presenza,<br />

mostrano i veleni della storia dagli anni<br />

Settanta agli anni Novanta. Quando<br />

Boetti fa ricamare la prima Mappa<br />

Mundi, oggi conservata al Castello di<br />

Rivoli, l’Afghanistan è ancora il regno di<br />

Zahir Shah. Nel giro di pochi anni mutano<br />

gli statuti di città, le nazionalità<br />

e le religioni; nascono nuove ripartizioni<br />

e nuovi crogioli che non cessano ancora<br />

oggi di bollire, amalgamarsi, fondersi<br />

ed eruttare, si pensi al disfarsi dell’URSS,<br />

al muro di Berlino, alla situazione<br />

tuttora ribollente dell’Afghanistan,<br />

della Palestina, o del Pakistan… D’altra<br />

parte «chi ha mai visto un cavallo verde<br />

e un potere intelligente?», ci si potrebbe<br />

chiedere trasformando un vecchio proverbio<br />

romeno che attribuiva la mancanza<br />

di intelligenza ai soli serbi, ma<br />

quello è solo un piccolo dettaglio.<br />

Quando la Russia invade l’Afghanistan,<br />

chi può scappa in Pakistan, comprese<br />

le 500 ricamatrici di Boetti che,<br />

stabilitesi a Peshawar, continuano a lavorare<br />

per l’artista torinese, ma iniziano<br />

a usare la macchina da cucire: la storia<br />

ha accelerato anche il loro ritmo creativo.<br />

Nascono all’incirca 200 mappe geografiche<br />

ricamate, sempre con i toni<br />

araldici delle bandiere, colori simbolici<br />

che creano lo story telling dei territori.<br />

Forse le mappe, nella loro perfetta ripartizione<br />

a scacchi ricamati, testimoniano<br />

©Alighiero e Boetti, Mappa, 1989<br />

FUOR ASSE<br />

71<br />

Riflessi Metropolitani

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