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FuoriAsse #22

Officina della cultura

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©Horacio Siciliano<br />

©Vittorio Catti<br />

che raccoglie il ferro inutilizzato dei cantieri<br />

con il suo carro tirato da un cavallo.<br />

Un on the road fotografico dove la strada<br />

è asfalto da mangiare per vivere.<br />

Una strada che è di tutti, dalla signora<br />

che mangia la banana, alla bella del<br />

mercato, dai barboni agli spacciatori,<br />

dal padre con il bimbo in braccio o la<br />

prostituta dei campi di periferia. È<br />

l’umanità riportata davanti a se stessa e<br />

riconosciuta come tale. Una fotografia<br />

che racconta persone a cui qualcuno poi<br />

metterà un’etichetta. Anche perché i<br />

titoli che Vittorio dà alle sue foto sono<br />

una sintesi di una visione della realtà<br />

messa a nudo ma non giudicata: semplicemente<br />

raccontata. «Bah, in verità<br />

quando sistemo le foto, ne devo rivedere<br />

altre diecimila di quelle fatte negli ultimi<br />

tre anni, per classificarle devo dargli un<br />

titolo…» dice sorridendo ironico.<br />

«La fotografia è il mio dialogare con il<br />

mondo ma con un linguaggio diretto<br />

dove ci si riconosce in qualche modo, un<br />

po’ come quando agli inizi passavo per<br />

certi quartieri di Torino e dopo cinque<br />

minuti arrivava un tipo a chiederti:<br />

“C’hai un problema?” e tu dovevi saper<br />

rispondere a questo “aiuto” insperato<br />

che suona come una minaccia. Credo<br />

sia un po’ questo quello che segna la<br />

mia fotografia; credo sia l’avere imparato<br />

a muovermi in questi mondi segnati<br />

da un riconoscersi e farsi riconoscere<br />

fatto di poche parole».<br />

Riconoscere è sicuramente uno degli<br />

elementi centrali del fotografare di Catti.<br />

Vedere e riconoscere l’altro per vedere se<br />

stessi, senza giudizio o analisi, ma semplicemente<br />

un raccontare una vita su<br />

FUOR ASSE<br />

169<br />

Sguardi

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