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La Toscana nuova Marzo + POLA

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I grandi della

Fotografia

A cura di

Maria Grazia Dainelli

Paolo Roversi

Prorogata fino al 2 maggio al MAR di Ravenna la mostra

dedicata al celebre fotografo di moda

di Maria Grazia Dainelli / foto Paolo Roversi

Abbiamo incontrato il maestro Paolo Roversi MAR - Museo

d’Arte della città di Ravenna in occasione della

grande mostra antologica Studio Luce che ne omaggia

la carriera con una selezione di scatti esposti al pubblico dal

10 ottobre 2020 al 2 maggio (proroga dal 10 gennaio) 2021.

Com’è nata l’idea di questa mostra?

Mi ha contattato il Comune offrendomi la possibilità di esporre

270 scatti, un’occasione unica per far conoscere a fondo

il mio lavoro attraverso anche la pubblicazione di un imponente

catalogo. Riuscire a trovare un fil rouge che tenesse

insieme tutta la mia opera è stato molto impegnativo, soprattutto

per la curatrice Chiara Bardelli Nonino, che l’ha ritenuta

essere una sfida oltre che una bellissima avventura. C’è una

frase emblematica che amo citare per descrivere il lavoro necessario

a scegliere le foto all’interno del mio archivio: «Da

soli si può andare anche più veloci ma insieme andiamo più

lontano». Tutto lo staff del MAR ha lavorato con grande passione

alla realizzazione di questo evento espositivo che testimonia

tutto il mio percorso artistico sospeso tra passato

e presente.

A cosa si è ispirato per la scelta del titolo?

Ho preso spunto dal nome dell’atelier parigino in Rue Paul

Fort dove mi sono trasferito nel 1973 e dove tuttora lavoro.

Questo luogo è stato un punto di partenza e di arrivo della

mia poetica, un luogo fisico ma anche uno spazio della mente

dove nascono i miei scatti. Fra quelli in mostra non mancano

rimandi alla mia città natale, Ravenna, con la sua bellezza

serena, silenziosa, avvolta dalla nebbia. Un’atmosfera che ha

notevolmente influenzato il mio immaginario e la scelta poetica

di rendere visibile anche ciò che rimane nascosto nel

cuore dell’immagine.

Cosa l’ha spinta a dedicarsi alla fotografia quando era ancora

molto giovane?

Lo Studio Luce a Parigi

La mia prima macchina fotografica è stata una Ferraniaflex

ricevuta in regalo per la prima comunione. Da bambino avevo

paura del buio

e la fotografia mi

serviva per vincere

questa paura

immortalando le

FOTOGRAFIA PASSIONE PROFESSIONE IN NETWORK

www.universofoto.it

ombre nella mia

Via Ponte all'Asse 2/4 - 50019 Sesto F.no (Fi) - tel 0553454164

stanza. Era un modo

per inventarmi storie ed avventure che mi tenevano compagnia

e che nel tempo mi hanno insegnato ad amare la

fotografia. È stato però all’età di diciassette anni, durante una

vacanza in Spagna, che questa passione ha iniziato a manifestarsi

con più forza, spingendomi a fissare l’esperienza di

quel viaggio nelle foto scattate con una Leica. Sono stato il

primo fotografo nel 1980 ad usare la Polaroid formato 20x25,

facendone un tratto distintivo del mio stile: un procedimento

lento e costoso che, grazie alla ricetta chimica dei reagenti,

mi consentiva di ottenere stampe con una grana spettacolare

e risultati di grande efficacia espressiva.

Quali sono stati i suoi maestri di riferimento agli esordi della

professione di fotografo?

Nei primi anni trascorsi a Parigi lavoravo come fotoreporter

per la Huppert Agency. Nello stesso periodo iniziai a conoscere

il mondo della moda e a scoprire i lavori di Richard Avedon,

Irving Penn, Helmut Newton, Guy Bourdin e diversi altri

grandi maestri. Dopo un periodo come assistente di Laurence

Sackman, iniziai a realizzare servizi di moda e campagne

pubblicitarie per Dior, Cerruti, Yves Saint Laurent, Valentino e

molti altri. Tante delle mie fotografie sono state protagoniste

di numerose pubblicazioni e mostre monografiche.

Perché il suo stile è definito il più personale e riconoscibile

tra i fotografi di moda?

Il mio intento è da sempre esplorare nuovi orizzonti espressivi,

dando vita ad una ricerca estetica e ad uno sguardo

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PAOLO ROVERSI

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