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Dal teatro al
sipario
A cura di
Doretta Boretti
L’arte di scrivere un testo teatrale
Ne parliamo con l’attore, autore e regista Alessandro Riccio
di Doretta Boretti / foto courtesy Alessandro Riccio
Dopo le interviste, nei precedenti articoli,
ad alcune figure professionali
della “fabbrica teatro”, grazie alle
quali abbiamo capito quale ruolo importante
ciascuna di loro rivesta, è doveroso considerare
l’elemento senza il quale una rappresentazione
teatrale non si potrebbe definire tale:
il testo. Ne parliamo con Alessandro Riccio,
una delle “maschere” più originali e interessanti
di questo terzo millennio: regista, attore,
cantante ed autore di testi teatrali.
Come nasce in te l’idea di scrivere un testo
teatrale?
Io sono un uomo curiosissimo, adoro leggere
stranezze. Il mondo è spesso più ricco
di spunti di quanto non s’immagini. Tantissime
idee le ho trovate leggendo saggi (lo
spettacolo su Eusapia Palladino, la prima
spiritista italiana, è nato leggendo la biografia
di Cesare Lombroso), articoli di giornali,
oppure guardando film (La meccanica
dell’amore nasce da Io e Caterina di Alberto
Sordi) o manifesti (lo spettacolo Reine
de joie mi è stato ispirato dall’omonima affiche
di Toulouse -Lautrec). Poi ovviamente
anche dalle esperienze private, da ciò che
senti l’esigenza di raccontare, da una tua
urgenza.
Quanto è difficile? Occorre molto studio?
Ci sono dei canoni da rispettare?
Per me è un inferno. La drammaturgia è una
vera e propria arte. Necessita di molto studio.
Le regole sono davvero tante e fondamentali,
ma poi serve il talento e l’applicazione. Tutti
gli scrittori consigliano di scrivere ogni giorno
almeno una pagina. Io non nasco come drammaturgo e
per me scrivere è sempre a servizio della messa in scena.
Credo che i miei testi siano meno ricchi dei miei spettacoli:
attraverso la regia racconto di più che con le sole parole. Ma
lo ripeto: non sono un drammaturgo e mi va bene così.
Hai scritto un numero incredibile di commedie: ce n'è qualcuna
a cui sei più affezionato e perché?
Alessandro Riccio (ph. Luca Brunetti)
È come chiedere ad una madre: quale figlio preferisci? Ogni
spettacolo ha il suo perché nella vita di un regista ed è importante,
a mio avviso, osservare il lavoro completo di un
artista, non la singola opera. Comunque Sotto spirito, la storia
di Eusapia Palladino, Archibusati e In viso veritas credo
siano tra i miei lavori preferiti, scritti proprio con il cuore.
Spesso i tuoi testi passano dal comico al drammatico
con estrema ironia. Ti riconosci in questa affermazione e
quanto è importante l’ironia?
Il cambio di registro improvviso è davvero una mia cifra
stilistica. Mi piace passare dalla risata grassa alla frase
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ALESSANDRO RICCIO