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ilLAVOROCOMEVALORE

A incrinare il fronte delle aziende private e a togliere argomenti alla resistenza

di Costa fu proprio la Confederazione della piccola e media industria, la Confapi,

che l’8 marzo siglò l’accordo. Il fronte industriale si divise, con alcuni settori e singole

aziende che, pressati dagli scioperi, firmarono autonomamente. Così anche la

Confindustria, sollecitata dal governo e dal ministro del Lavoro Brodolini, il 18

marzo 1969, capitolò accettando il livellamento delle zone salariali con una gradualità

dilazionata in tre anni e mezzo. 12

Per sottolineare l’importanza dell’intesa, sia per i lavoratori che per le aziende, il

tema venne discusso dalla locale sezione del Rotary e introdotto da una relazione del

dott. Elio Camagna, componente del Consiglio dell’Unione Industriale alessandrina. 13

La polizia spara sui braccianti di Avola

Alla lotta per il superamento delle disparità salariali presenti in due zone della

stessa provincia è legata la tragedia di Avola, dove, il 2 dicembre 1968, due braccianti

vengono uccisi dalla polizia in uno scontro per il lavoro e la giustizia che si

trasforma in una guerra. Unitariamente le Organizzazioni sindacali, per ottenere che

il salario del bracciante di Avola non fosse inferiore a quello di Lentini, avevano

avanzato la richiesta di un aumento delle paghe del 10 per cento. Questo perché la

provincia di Siracusa era divisa in due Zone e la paga giornaliera risultava pari a

3480 lire nella prima e 3110 lire nella seconda, dove era inserita Avola. Un paese,

sconosciuto ai più, situato nella parte sud orientale della Sicilia, che produceva mandorle

pregiate; una produzione che dava grandi profitti ai proprietari dei terreni,

mentre i contadini vivevano ancora una condizione non lontana dalla miseria.

La richiesta del sindacato ha il sostegno dei sindaci dei paesi interessati, ma i

proprietari non cedono, rifiutano gli incontri e con vari espedienti prendono tempo.

La protesta dei braccianti in sciopero occupa le piazze e si organizzano blocchi

lungo le strade per attirare l’attenzione del governo. Per sgomberare uno di questi

sbarramenti, eretto con pietre al 20° chilometro della statale 115, da Siracusa arrivano

nove camionette cariche di agenti. I poliziotti, in assetto di guerra con mitra

corti in dotazione agli agenti e pistole di diverso calibro per sottufficiali, ufficiali e

funzionari di pubblica sicurezza, reagiscono ad un lancio di pietre scaricando sul

gruppo degli scioperanti una serie di bombe lacrimogene che non sortiscono l’effetto

sperato. Altri braccianti accorrono dal paese a dare man forte agli scioperanti e tra

i poliziotti, che rischiano di venire sopraffatti, qualcuno comincia a sparare sui manifestanti.

Seguono una serie di scariche ininterrotte, le fila dei braccianti indietreggiano

e, tra le urla dei feriti, abbandonano il luogo dello scontro. Due lavoratori

rimangono privi di vita sulla strada e altri quattro sono feriti gravemente. Uno di

essi, Giorgio Garofalo di trentasette anni, nato ad Avola, ha - come riporta su

“L’Espresso” il cronista del quotidiano “L’Ora di Palermo” Mauro De Mauro - tredici

pallottole nel ventre. 14

Al termine dell’eccidio centinaia di bossoli saranno raccolti dalla Federbraccianti,

e la località di Avola acquistò in tutto il Paese una tragica notorietà.

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