lavorovalore
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ilLAVOROCOMEVALORE
gittima azione di sciopero contro l’intransigenza padronale ha fortemente diminuito
i proventi”. E annuncia lo stanziamento di 10 milioni, deliberato dalla Giunta comunale,
finalizzato alla costituzione di un “Fondo di solidarietà” in favore delle famiglie
dei lavoratori in sciopero per il rinnovo dei contratti di lavoro che si trovano
in condizioni di particolare disagio. 18 E, ancora, si registra la convocazione straordinaria
di un Consiglio comunale aperto per la serata di martedì 13 dicembre 1969,
nel salone dell’Istituto Musicale Vivaldi. Decisa dall’Amministrazione, anche su
sollecitazione dell’opposizione comunista, per discutere: “sui problemi della casa e
della difesa del salario dei lavoratori”. 19
Crescono gli scioperi e le manifestazioni
Ma se le forze politiche prendono atto della capacità di mobilitazione che il sindacato,
in maniera autonoma, sta dimostrando di possedere - decisamente cresciuta
negli ultimi cinque anni - la classe imprenditoriale si ostina a non vedere e a non
fare i conti con una realtà profondamente mutata. Per esemplificare: nei tre anni che
precedono il 1968 gli scioperanti nell’industria venivano stimati attorno al milione
di lavoratori, mentre diventano 3 milioni e 200 mila nel ’68 e 4 milioni 700 mila
nel 1969. Nello stesso arco di tempo giungono al loro massimo storico sia l’occupazione
industriale – stimata all’incirca nel 42% della popolazione attiva - sia il
peso delle grandi aziende. 20
Così le trattative del contratto dei metalmeccanici avviate nel mese di settembre
sono, nella sostanza, bloccate da una pregiudiziale di Confindustria e di Intersind
che pretende, con la stipula del contratto nazionale, di regolamentare la contrattazione
a livello di azienda. Richiesta impossibile da accogliere per il sindacato, non
solo per le differenti condizioni presenti nelle diverse realtà, ma per l’impellente
necessità di governare le spinte autonome della base che si erano manifestate in alcune
importanti aziende. Come alla Pirelli-Bicocca, alla Marzotto di Valdagno e, a
fine agosto, alla Fiat, dove sul tema dei ritmi di lavoro e dell’inquadramento delle
categorie operaie la lotta era gestita dai “Comitati di base” in forte polemica con i
sindacati. 21
Una richiesta, quella di Confindustria che, in anni a noi vicini, si è tramutata nel
suo contrario. Ad essere messo in discussione oggi è il Contratto nazionale, mentre
si vorrebbe che tutte le relazioni sindacali si svolgessero nel ridotto della dimensione
aziendale, e il massimo auspicio è per l’affermazione del “contratto individuale”.
A rendere però difficile la trattativa dei metalmeccanici era, questa volta, il fatto
che le richieste formulate, discusse e decise in moltissime assemblee con una grande
partecipazione dal basso risultavano - come ricorda Sergio Turone nella sua Storia
del sindacato in Italia - difficilmente negoziabili. La decisione, ad esempio, di richiedere
l’aumento salariale non in percentuale, ma uguale per tutti, venne lungamente
dibattuta. Sulle iniziali preoccupazioni della FIOM, che paventava il possibile
distacco dal sindacato dei lavoratori più qualificati, alla fine, prevalse la posizione
fortemente sostenuta dalla FIM e la rivendicazione entrò nella piattaforma unitaria.
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