lavorovalore
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ilLAVOROCOMEVALORE
IL MOVIMENTO DEGLI STUDENTI E L’“AUTUNNO CALDO”
Ultimato il Corso a fine luglio 1967 e conseguito l’Attestato di frequenza con
profitto sono stato assunto alle dipendenze della Società Alfa Romeo, come impiegato
tecnico, il 4 settembre dello stesso anno. Inquadrato nella categoria sindacale
3^A con lo stipendio mensile di lire 65 mila e, in aggiunta, il mancato incentivo di
produzione e l’indennità di contingenza in vigore. La durata del periodo di prova
fino a tre mesi e l’orario di lavoro di 48 ore settimanali. Per i buoni risultati conseguiti
ebbi la possibilità di indicare in quale direzione essere inserito.
Decisi per il settore commerciale con la segreta speranza di avvicinarmi a casa.
In allora ad Alessandria la Società aveva una concessionaria all’angolo di Corso
Crimea con via Gramsci e l’azienda era in pieno sviluppo. La proposta spiazzante
e, insieme, lusinghiera che mi venne fatta di occuparmi dell’organizzazione e dell’assistenza
delle reti estere, andava però in una direzione completamente diversa.
L’Alfa Romeo aveva filiali in tutte le parti del mondo e avrei dovuto operare fuori
dall’Italia per la maggior parte dell’anno. Chiesi qualche giorno di tempo per decidere,
ma, infine, anche condizionato dal contesto famigliare, non me la sentii di aderire.
L’accettazione di quella proposta, per me ardita e spiazzante, avrebbe
certamente segnato un percorso di lavoro e di vita, nell’immediato, più ricco di esperienze
e di incontri. Nei due anni che rimasi all’Alfa, impiegato a compilare i libretti
di manutenzione delle nuove vetture, in un tradizionale ufficio di una grande
azienda, il dubbio di aver mancato un’occasione unica si è affacciato più volte. Poi
nuovi avvenimenti e diversi interessi hanno preso il sopravvento, e non ci ho più
pensato.
Di quegli anni trascorsi, in prevalenza, a Milano ricordo, soprattutto, gli inverni,
le temperature rigide, la nebbia, lo smog originato, in particolare, dalle fabbriche
insediate, ancora, nel contesto urbano e il traffico caotico. Via Grigna, Mac Mahon,
il ponte della Ghisolfa, Via Arimondi (dove, dopo essere stato assunto, mi ero trasferito,
al 29/4), Viale Certosa, Via Traiano, Piazza Firenze e Corso Sempione, il
perimetro delle mie camminate. Chi ha magistralmente raccontato l’atmosfera e i
personaggi di questa periferia milanese è il critico d’arte, poeta, autore teatrale e romanziere
Giovanni Testori.
I personaggi del Ponte della Ghisolfa sono tutti giovanissimi “operai, baristi,
che, in una Milano alle soglie del Boom economico, lottano per sopravvivere, abitano
nelle periferie dai grandi casoni grigi, si incontrano nei bar, frequentano le palestre
coltivando la speranza di diventare campioni di ciclismo o di pugilato, passano
le domeniche nei cine o nelle sale da ballo, si innamorano”. Personaggi e storie di
una Milano ormai scomparsa da cui Luchino Visconti ha tratto ispirazione per il
film Rocco e i suoi fratelli (1960). 34 43