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Renzo Penna

Il ragazzo della via Gluck

Anche se la fase più intensa del Boom economico era terminata l’attività frenetica

della città continuava a gravitare attorno alle sue industrie. L’inquinamento dell’aria

non era ancora avvertito come un problema, così come il rispetto per l’ambiente.

Sarà il “Club di Roma”, presieduto e animato sin dal 1968 da Aurelio Peccei, a far

conoscere, nel “rapporto” del 1972, le conseguenze sull’ecosistema di una crescita

incontrollata e a indicare la necessità e l’urgenza di introdurre limiti nello sfruttamento

delle risorse del pianeta. L’immigrazione dal sud che trasformò le principali

città del “triangolo industriale” aveva fatto salire gli abitanti del capoluogo lombardo

dal milione e 275 mila del 1951 al milione e 680 mila del 1967.

Come conseguenza e per rispondere alla necessità di nuove case, i terreni agricoli

delle periferie vennero occupati da colate di cemento e la libera iniziativa, lasciata

dai governi a guida democristiana ai privati nel settore dell’edilizia, portò, in deroga

alle leggi urbanistiche e ai piani regolatori, a costruire palazzi e abitazioni civili

anche attorno alle fabbriche. Come capitò allo stabilimento del Portello che, da zona

periferica, si trovò inglobato nel contesto urbano senza più alcuna possibilità di potersi

sviluppare.

Per denunciare la cementificazione selvaggia che divorava gli spazi verdi delle

città Adriano Celentano, dimostrando, in anticipo sui tempi, una sensibilità ai temi

dell’ecologia, incideva, nel 1966, e interpretava a Sanremo Il ragazzo della via

Gluck, una delle sue canzoni più famose. Qualche mese dopo, nel novembre del

1966, a Firenze, devastata da una grave alluvione, una più diffusa attenzione ai problemi

del territorio e del paesaggio e una denuncia contro il crescente inquinamento

e la speculazione edilizia scaturirà dalla civile mobilitazione di migliaia di giovani.

Molti di loro, accorsi nel capoluogo toscano da tutte le parti del mondo per mettere

in salvo le opere d’arte del Battistero e degli Uffizi, i volumi e gli antichi manoscritti

conservati negli scantinati della Biblioteca nazionale, saranno, nel ’68, tra i protagonisti

della contestazione degli studenti. Nella fase conclusiva del miracolo economico

si evidenziavano a Milano e nelle principali città segnali latenti di

insoddisfazione e di tensione che avevano origine e natura diversa. E che nel volgere

di pochi anni si manifesteranno anche con esiti drammatici, con una tensione trasformata

in strategia. Durante il corso di formazione, nelle nostre visite ai reparti

dell’Alfa, era successo di doverne sospendere alcune perché in atto contestazioni e

proteste degli operai nei confronti, ad esempio, dei capi e dei cronometristi.

Segnali, insieme al diffondersi delle prime forme di protesta giovanile, di un

nuovo mutamento dei comportamenti e delle aspirazioni. Lo scontro in atto tra generazioni

sull’abbigliamento, la musica e gli stili di vita e quello latente nelle gerarchie

delle fabbriche per lo sfruttamento e la pesantezza delle condizioni, ne celava

uno ben più radicale sui modi di concepire la vita, il lavoro, la società e la politica.

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