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FRATRUM MINORUM - OFM

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10 AN. CXXIV – JANUARII-APRILIS 2005 – FASC. I<br />

re ed un solo gregge! Non permettere che la<br />

tua rete si strappi ed aiutaci ad essere servitori<br />

dell’unità!<br />

In questo momento il mio ricordo ritorna<br />

al 22 ottobre 1978, quando Papa Giovanni<br />

Paolo II iniziò il suo ministero qui<br />

sulla Piazza di San Pietro. Ancora, e continuamente,<br />

mi risuonano nelle orecchie le<br />

sue parole di allora: “Non abbiate paura,<br />

aprite anzi spalancate le porte a Cristo!” Il<br />

Papa parlava ai forti, ai potenti del mondo,<br />

i quali avevano paura che Cristo potesse<br />

portar via qualcosa del loro potere, se lo<br />

avessero lasciato entrare e concesso la libertà<br />

alla fede. Sì, egli avrebbe certamente<br />

portato via loro qualcosa: il dominio della<br />

corruzione, dello stravolgimento del diritto,<br />

dell’arbitrio. Ma non avrebbe portato via<br />

nulla di ciò che appartiene alla libertà dell’uomo,<br />

alla sua dignità, all’edificazione di<br />

una società giusta. Il Papa parlava inoltre a<br />

tutti gli uomini, soprattutto ai giovani. Non<br />

abbiamo forse tutti in qualche modo paura -<br />

se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro<br />

di noi, se ci apriamo totalmente a lui –<br />

paura che Egli possa portar via qualcosa<br />

della nostra vita? Non abbiamo forse paura<br />

di rinunciare a qualcosa di grande, di unico,<br />

che rende la vita così bella? Non rischiamo<br />

di trovarci poi nell’angustia e privati della<br />

libertà? Ed ancora una volta il Papa voleva<br />

dire: no! chi fa entrare Cristo, non perde<br />

nulla, nulla – assolutamente nulla di ciò che<br />

rende la vita libera, bella e grande. No! solo<br />

in quest’amicizia si spalancano le porte della<br />

vita. Solo in quest’amicizia si dischiudono<br />

realmente le grandi potenzialità della<br />

condizione umana. Solo in quest’amicizia<br />

noi sperimentiamo ciò che è bello e ciò che<br />

libera. Così, oggi, io vorrei, con grande forza<br />

e grande convinzione, a partire dall’esperienza<br />

di una lunga vita personale, dire a<br />

voi, cari giovani: non abbiate paura di Cristo!<br />

Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi<br />

si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite,<br />

spalancate le porte a Cristo – e troverete la<br />

vera vita. Amen.<br />

BENEDETTO XVI<br />

(L’Osservatore Romano, 25 aprile 2005, pp. 4-5)<br />

5. Omelia in occasione della visita alla<br />

Basilica di San Paolo fuori le mura<br />

Roma, 25.04.2005<br />

Signori Cardinali,<br />

venerati Fratelli nell’Episcopato<br />

e nel Sacerdozio,<br />

cari Fratelli e Sorelle nel Signore!<br />

Rendo grazie a Dio che, all’inizio del<br />

mio ministero di Successore di Pietro, mi<br />

concede di sostare in preghiera presso il sepolcro<br />

dell’apostolo Paolo. E’ questo per<br />

me un pellegrinaggio tanto desiderato, un<br />

gesto di fede, che compio a nome mio, ma<br />

anche a nome della diletta Diocesi di Roma,<br />

della quale il Signore mi ha costituito Vescovo<br />

e Pastore, e della Chiesa universale<br />

affidata alle mie premure pastorali. Un pellegrinaggio,<br />

per così dire, alle radici della<br />

missione, di quella missione che Cristo risorto<br />

affidò a Pietro, agli Apostoli e, in modo<br />

singolare, anche a Paolo, spingendolo ad<br />

annunciare il Vangelo alle genti, fino a<br />

giungere in questa Città, dove, dopo avere a<br />

lungo predicato il Regno di Dio (At 28,31),<br />

rese con il sangue l’estrema testimonianza<br />

al suo Signore, che lo aveva “conquistato”<br />

(Fil 3,12) e inviato.<br />

Prima ancora che la Provvidenza lo conducesse<br />

a Roma, l’Apostolo scrisse ai cristiani<br />

di questa Città, capitale dell’Impero,<br />

la sua Lettera più importante sotto il profilo<br />

dottrinale. Ne è stata proclamata poc’anzi la<br />

parte iniziale, un denso preambolo in cui<br />

l’Apostolo saluta la comunità di Roma presentandosi<br />

quale “servo di Cristo Gesù,<br />

apostolo per vocazione” (Rm 1,1). E più<br />

avanti aggiunge: “Per mezzo di lui [Cristo]<br />

abbiamo ricevuto la grazia dell’apostolato<br />

per ottenere l’obbedienza alla fede da parte<br />

di tutte le genti” (Rm 1,5).<br />

Cari amici, come Successore di Pietro,<br />

sono qui per ravvivare nella fede questa<br />

“grazia dell’apostolato”, perché Dio, secondo<br />

un’altra espressione dell’Apostolo delle<br />

genti, mi ha affidato “la sollecitudine per<br />

tutte le Chiese” (2Cor 11,28). E’ dinanzi ai<br />

nostri occhi l’esempio del mio amato e venerato<br />

predecessore Giovanni Paolo II, un<br />

Papa missionario, la cui attività così inten-

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